Suggestioni lungo il percorso
Siamo nella Liguria pura e dura, almeno nella prima parte di questo itinerario lungo più di 14 chilometri. La Liguria che è si “una terra leggiadra” come diceva il poeta Vincenzo Cardarelli, ma è anche una terra molto ripida.
Iniziamo dalla leggiadria: il paesaggio marino e collinare di Sant’Ilario e di Nervi è uno dei più belli di questa bellissima regione, di questa bellissima città. La passeggiata di Nervi dona una serie di sensazioni fisiche – visive, olfattive, uditive – che possono essere esaltanti, sia sotto il sole accecante delle giornate serene d’inverno sia quando lo scirocco soffia violento e riempie di spruzzi salati l’aria e il respiro.
I Parchi di Nervi con le loro ville-museo sono luoghi dove sarebbe bello trascorrere un’intera giornata di ozio, anzi di otium in senso latino, godendosi la duplice bellezza della natura e delle opere d’arte.
Le creuse che si arrampicano a gradoni sulla collina di Sant’Ilario si circondano dei panorami sconfinati sul Mar Ligure e sui monti della Riviera, si inebriano dei mille verdi e dei mille profumi degli olivi, delle palme, dei cespugli di rosmarino, mentre il giallo violento dei fiori delle mimose illumina le giornate di gennaio e mitiga il fiatone del viandante. Che non è solo l’escursionista turista, su queste salite spezzagambe si incontrano tranquille signore di mezza età un po’ sovrappeso cariche di sacchetti della spesa che chiacchierano tornando a casa.
Come nel centro città, solo che alle loro case non si arriva in auto – al massimo in Vespa – e al posto del garage c’è l’oliveto.
Genova si rivela poi quella città rivierasca che è nel lungo percorso dell’Aurelia lungo le scogliere e le spiagge dei quartieri residenziali del levante Quinto, Quarto, Sturla, che un tempo furono borghi marinari e agricoli e qua o là se lo ricordano ancora; come se lo ricorda il delizioso, famosissimo ma nonostante ciò affascinante borgo di Boccadasse.
La seconda parte dell’itinerario è più cittadina ma è una parte di città non troppo antica e piuttosto di classe: Albaro è il quartiere più chic di Genova e conserva ottimi ricordi di quando i nobili dell’oligarchia finanziaria seicentesca venivano qui a trascorrere la villeggiatura in villa. E la sottostante piana del Bisagno, il quartiere della Foce, sembra un pezzo di Torino trapiantato vicino al mare, con le strade rettilinee e i viali alberati.
Descrizione dettagliata dell’itinerario
Si parte da un angolino teoricamente molto famoso di Genova ma in realtà assai nascosto e tranquillo: la stazioncina dismessa di Sant’Ilario (WP01), che è sulla bocca di tutti coloro che cantano le canzoni di De Andrè, ma pochi sanno che esiste davvero.
Siamo quasi al confine orientale della città, e prima che Genova finisca c’è spazio per salire in via Aurelia, che costituisce il tratto estremo di levante della sinuosa, colorata, graziosa e stretta strada principale del quartiere di Nervi. Poche decine di metri verso destra, in direzione est, anzi, verso levante (come direbbe un genovese Doc!), lungo via Aurelia per andare a visitare una villa-museo ricca di opere d’arte preziose, Villa Luxoro (WP02) affacciata sul mare di Capolungo all’interno di un piccolo parco romantico.
Terminata la visita, si torni indietro lungo via Aurelia fermandosi brevemente alla piccola chiesa di Sant’Erasmo di Nervi (WP03), poi ancora un po’ di via Aurelia e infine, scendendo verso il mare lungo le strette e pedonali via Romero e via Bonanno, si raggiunge la spiaggia di Capolungo (WP04), una delle numerose piccole spiaggette di ciottoli e gozzi da pesca di cui è ricca l’intera riviera genovese. C’è anche una simpatica osteria con veranda affacciata proprio sulla spiaggia.
Qui inizia la bella Passeggiata Anita Garibaldi, tagliata sulla scogliera di Nervi, che offre magnifici panorami verso il mare e la Riviera di Ponente sino alle Alpi Marittime. Dopo aver percorso un tratto non molto lungo della passeggiata, si scorge sulla sinistra un cartello che invita ad entrare nell’ambiente verdissimo e lussureggiante dei Parchi di Nervi (WP05) che formano una vasta area verde intorno a tre ville nobiliari, due delle quali sono sede di altri musei d’arte, le Raccolte Frugone e la Galleria d’Arte Moderna.
Quello di Nervi è uno dei veri grandi parchi genovesi – gli altri sono all’estremo ponente della città – con grandi alberi d’alto fusto, scoiattoli e un celebre roseto, che in primavera dà sfoggio di colori e profumi. Terminata che sia la visita ai due musei e goduto che si abbia dell’atmosfera riposante e rinfrescante dei parchi, si può scendere nuovamente sulla passeggiata, tornando sui propri passi, per dirigersi verso il quarto museo di Nervi: la Wolfsoniana (WP06), dedicato all’arte del Novecento. Dalla passeggiata la si raggiunge salendo Via Serra Groppallo, facile da trovare perché inizia nei pressi un bar coperto (e perché le indicazioni per il museo sono ben visibili).
Conclusa la visita al museo, si può dare inizio alla salita verso la collina di Sant’Ilario, splendida per panorami e ambiente naturale e abitata dai genovesi più ricchi e più famosi. Uscendo dalla Wolfsoniana si gira a sinistra e si sale verso la main street di Nervi – che qui non si chiama più via Aurelia bensì Via Capolungo – la si attraversa e si com,inciano ad affrontare le creuse (le stradine pedonali in salita tipiche della liguria, che dal mare si inerpicano verso l’interno). Si risalgono quindi i gradini e le salite di via G.Pasqua e – verso destra – via Buriano, si raggiunge via Donato Somma, la si attraversa al semaforo e si imbocca il tratto alto di via Sant’Ilario, quasi l’unica strada, fra quelle che salgono verso le “alte quote” dell’omonimo quartiere, ad essere abbastanza per il passaggio di auto e bus.
Occorre camminare per un po’ in salita lungo questa strada, per poi affaticarsi su per i gradini di via Roveti – la si trova a sinistra rispetto alla via “grande”. Via Roveti incontra nuovamente via Sant’Ilario in un suo tratto più a monte; la si attraversa per imboccare, appena più in basso, un’altra creusa, Salita alla Chiesa di Sant’Ilario, che diventa poi via dei Tasso, in cima alla quale, infine, girando a sinistra e procedendo finalmente in piano, si raggiunge la chiesa di Sant’Ilario (WP07), la massima “emergenza architettonica” del quartiere, circondata da fasce agricole e da splendidi panorami. Non è un caso che Sant’Ilario sia il quartiere dove abitano i “grandi ricchi” di Genova, cantanti, attori, agitatori politici, calciatori, insigni professionisti…
Il trekking prosegue in questo contesto fortemente campestre e agricolo-residenziale lungo Via dei Marsano (inizia proprio di fronte alla chiesa) e prosegue in discesa ora lieve ora ripida sui mattoni e gradini talvolta sconnessi di via dai Noffi ai Marsano, via Gattego, via San Rocchino di Nervi, via Crocifisso, salita Gaiello, via Gaiello (ha un segnavia escursionistico con due triangoli rossi), via superiore dei Lucchi: questi i nomi delle viuzze di campagna, delle creuze de mä di deandreiana memoria, accessibili solo ai pedoni e in alcuni tratti agli scooter, che, fra panorami davvero splendidi e alberi di olivo, riportano verso il centro di Nervi.
Si attraversa via Donato Somma e la si segue verso ponente per breve tratto, indi per via Campostano si scende alla chiesa plebana di San Siro di Nervi (WP08), di antichissime origini; poi via alla Chiesa Plebana scende alla strada principale di Nervi, che in questo tratto prende il nome di via Oberdan, coi suoi negozi eleganti e i palazzi con le facciate dipinte nel miglior stile ligure. Si segue un tratto di via Oberdan in direzione levante, quindi verso sinistra, si raggiunge piazza Pittaluga, da cui la discesa del Viale delle Palme (WP09) – cuore della Nervi del turismo d’elite di inizio Novecento – porta alla stazione e di nuovo alla Passeggiata Anita Garibaldi (WP10), da seguire nel suo percorso a picco sulla scogliera verso ponente sino al porticciolo di Nervi (WP11), che mantiene quasi intatta la sua atmosfera di porto di pescatori e gatti, ai quali si aggiungono spesso e volentieri i frequentatori dei locali serali, i canoisti, i turisti e i genovesi “di città” in cerca del profumo del mare e del calore del sole invernale, che qui a Nervi splende e riscalda con maggiore intensità.
La breve antica via Provana di Leyni, al lato opposto del porticciolo, passa accanto all’imponente edificio del Collegio degli Emiliani (WP12) e conduce al tratto terminale di via Oberdan, dove troviamo la quattrocentesca chiesa di Santa Marta (WP13), sul lato a monte, e la famosa Gelateria Cremeria Gaggero (WP14) affacciata sul mare.
Siamo entrati così sul tracciato dell’Aurelia, la strada costiera aperta nel XIX secolo per collegare le località delle Riviere liguri fra loro e con la Toscana e Roma. Da qui la seguiremo attraverso i quartieri costieri residenziali – ex borghi marinari e agricoli – di Quinto al Mare, Quarto dei Mille e Sturla, tenendo alla sinistra il mare, gli scogli, le piccole spiagge, e alla destra ville, chiese, palazzi, parchi privati.
Un punto che merita una anche breve sosta durante questa lunga camminata è la spiaggetta di ciottoli, barche e – da maggio a ottobre – bagnanti in costume che si trova lungo il tratto che ha nome via Gianelli subito a ponente dei giardini di Piazzale Rusca, a Quinto (WP15). E’ questa una delle più frequentate piccole spiagge del Levante genovese, ottima per un’ora di abbronzatura e un bagno rinfrescante anche nei giorni feriali, durante la pausa pranzo degli uffici o nel fresco del tramonto.
Poco dopo, alta su un piccolo promontorio, ecco la chiesa di Sant’Erasmo di Quinto (WP16), che parla di mare, di marinai, di tempeste e di salvezze miracolose. Arrivando a Quarto si passa accanto all’Antica Osteria del Bai (WP17), in un’ansa della strada, quasi sul mare: qui cenò Garibaldi la sera prima di imbarcarsi per la folle e felice spedizione dei Mille. Ancora avanti lungo “l’Aurelia” – che qui si chiama via Quarto – verso ponente, verso il centro città, sino a superare il Capo di san Rocco e scendere accanto a un’altra celebre e apprezzata spiaggia di barche, ciottoli e costumi da bagno, quella di Priaruggia (WP18), affollatissima nelle domeniche d’estate, deliziosa e tranquilla durante il resto dell’anno. Gli scogli da cui Garibaldi salpò con i Mille sono poco oltre, dove l’Aurelia si chiama via 5 Maggio: sono segnalati dal monumento (WP19) e dal cippo piantato sulla roccia quasi nelle onde del mare; il monumento a Garibaldi è un’insigne opera della scultura del Primo Novecento, inaugurata da Gabriele D’Annunzio nel 1915; anche qui è possibile scendere sugli scogli – attrezzati con piazzole e un frequentato baretto.
Proseguendo per via 5 Maggio si passa accanto all’Istituto Giannina Gaslini, uno dei più importanti ospedali infantili d’Italia, interessante anche dal punto di vista architettonico, nel suo elegante stile Razionalista. Superato il torrente Sturla nei pressi della sua foce, la lieve salita di via dei Mille attraversa il quartiere di Sturla; dove via dei Mille diventa Piazza Sturla si passa accanto alla ex-Casa Littoria (WP21), uno dei più importanti edifici di stile Razionalista della città. Qui si prende sulla sinistra scendendo per via Chighizola e via Argonauti per raggiungere la piccola spiaggia di pescatori di Vernazzola (WP22). Più barche che bagnanti, qui, anche in estate.
La stretta via Urania sale al suggestivo solitario panoramico capo di Santa Chiara; prendendo a sinistra su via al Capo di Santa Chiara si ammira uno dei più bei “castelli” di quel genio dell’architettura eclettica-fintomedievale novecentesca che fu Gino Coppedè, il Castello Türke (WP23). Una panchina sul capo invita a fermarsi un poco e lasciar spaziare lo sguardo verso l’orizzonte del mare e verso il profilo montuoso della vicina Riviera di Levante, con la successione di quartieri costieri appena percorsi, il monte Fasce retrostante, il promontorio di Portofino più distante.
Inizia ora la breve discesa al famosissimo e bellissimo borgo di Boccadasse, con la piccola piazza Nettuno (WP24), la spiaggia, le barche, i gatti, il ricordo di Gino Paoli, le gelaterie… Salendo per via Aurora si raggiunge il solare piazzale della chiesa di Sant’Antonio di Boccadasse (WP25) con i suoi ex-voto marinari, e qui si procede lungo il vasto marciapiede colorato di Corso Italia, la principale promenade a mare di Genova, fra stabilimenti balneari, ville e palazzi novecenteschi, ragazzi che pattinano, locali della movida estiva. A metà di Corso Italia si oltrepassa l’abbazia di San Giuliano (WP26), una delle poche testimonianze rimaste dell’antica fascia costiera del quartiere di Albaro (anzi, dell’ex comune di San Francesco d’Albaro). Subito a levante dell’abbazia occorre attraversare Corso Italia e portarsi sul suo marciapiede di monte; qui l’itinerario lascia il mare per inoltrarsi, verso destra e verso monte, lungo via Nazario Sauro (è facile capire qual è, c’è un evidente cartello stradale che ne riporta il nome in bei caratteri); la via in lieve pendenza si inoltra verso i dolci rilievi di Albaro, che con Nervi e Sant’Ilario si contende il titolo di quartiere più chic di Genova. Si percorrono vie e creuse che costeggiano i giardini delle grandi ville sei-settecentesche e di alcuni monasteri raccolti e tranquilli.
A monte di via Nazario Sauro si attraversa via Gobetti e si sale per via Bosio e via Parini, deliziosa creusa di crinale, sino a piazza Leopardi che immette in via Albaro, asse viario principale del quartiere. Sul lato a mare della piazza, la chiesa di Santa Maria del Prato (WP27) crea un angolo “pittoresco” con sentori d’altri tempi, medievali e romantici. Lungo via Albaro si affacciano chiese e ancora grandi ville patrizie – come la chiesa di San Francesco d’Albaro, la celebre Villa Giustiniani-Cambiaso (più verso levante) di Galeazzo Alessi (WP28) e la sede del Conservatorio Musicale Niccolò Paganini (verso ponente, sempre su via Albaro) – ma anche raffinate e rinomate pasticcerie, come la Pasticceria Svizzera (WP29) di fama quasi internazionale. Le più occidentali di queste ville si affacciano al limite della collina verso la piana del torrente Bisagno e il centro della città.
Procedendo verso ponente, via Albaro diventa via Francesco Pozzo e la scalinata Giorgio Borghese (WP30) – panoramica sulle luci e sui grattacieli del centro – ci fa scendere in piazza Tommaseo (WP 31) fra monumenti equestri e palazzi con decorazioni Liberty. Qui inizia corso Buenos Aires, rettifilo che taglia il quartiere ortogonale e pianeggiante della Foce, l’unico quartiere pianeggiante e ortogonale di Genova, edificato sulla piana costiera del torrente Bisagno secondo un piano regolatore ottocentesco di evidente impronta piemontese-sabauda.
Il corso interseca il viale di Corso Torino (WP32) e raggiunge la grande mole della chiesa di Santa Zita (WP33), presso quello che era nel XIII secolo un quartiere commerciale e tessile dei mercanti lucchesi.
A questo punto, basta una breve deviazione lungo via Antonini che costeggia il lato di ponente della chiesa e a sinistra in via di santa Zita per raggiungere la celeberrima Fabbrica di Cioccolato Zuccotti (WP34).
Tornati sui propri passi in corso Buenos Aires, sul lato a monte della strada si alzano moderne e imperiose le torri in vetro della Corte Lambruschini (WP35) col Teatro della Corte, sede della Compagnia Stabile di Genova. Seguendo verso monte le torri sino alle bandiere di Piazza delle Americhe si raggiunge infine la stazione Brignole (WP36), termine di questo lungo itinerario nel levante genovese