Nella vicina Piacenza, in corrispondenza del passaggio obbligato del Po, confluivano diversi itinerari medievali: attraversato l’ampio letto del fiume, grazie a fortunose e onerose chiatte, i viandanti riposavano il corpo e curavano lo spirito nelle mansioni collocate in città. Il più lungo corso d’acqua d’Italia vincolava il transito non solo di poveri e penitenti pellegrini, ma anche di ricchi e facoltosi mercanti, motivo per il quale i piacentini si specializzarono nel prestito del denaro e nelle attività bancarie. La Via Francigena rappresentò quindi per Parma e Piacenza un indispensabile strumento di crescita economica, demografica e urbana. Oggi, in località Soprarivo (Super rivum), un piccolo porto al servizio di pellegrini e turisti è riconosciuto come Transitus Padi ufficiale. Qui l’arcivescovo di Canterbury attraversò il grande fiume nel 990 d.C. (su carte del 1140, 1187 e 1056 è riportata la “strata romea” passante “in eodem loco Kalendasco”).
I pellegrini diretti a Roma hanno lasciato preziose tracce del loro passaggio nella Provincia di Parma, tappa obbligata della Via Francigena, toccando numerose località di pianura o collina come Fidenza, Noceto, Medesano, Sant’Andrea, Fornovo e di montagna, come Terenzo e Berceto. In questo territorio, per un breve tratto, la Via Francigena si suddivide in due rami che, partendo l’uno dalla città di Fidenza e l’altro dalla località di San Pancrazio, si congiungono all’altezza di Fornovo di Taro. Da qui i fedeli proseguivano per il valico appenninico della Cisa, attraversavano la Lunigiana ed arrivando alla costa tirrenica. Tanti sono i luoghi di storia e cultura toccati dall’itinerario francigeno: le numerose pievi, cattedrali e abbazie, una diffusa rete di musei con testimonianze storiche ed archeologiche di primo piano, un teatro lirico dalla consolidata tradizione operistica. L’itinerario è percorribile a piedi, in auto o in bicicletta.