Partendo dalla chiesa si riattraversa il ponte che era un punto strategico dell’itinerario e dove nel medioevo si trovava la stazione dove i mercanti pagavano il dazio. Si imbocca sulla destra la via Giglio con i fabbricati delle vecchie cartiere in disuso, seguendola sino ad incontrare la carrozzabile per la Valvarrone presso la “Fonte delle Lavine”, dove sgorga acqua sorgente raccolta dalla montagna. Dopo una trentina di metri sulla strada, la freccia indica una bella mulattiera a gradoni sostenuta da muraglioni in pietra, che sale rapidamente fra prati, alte mura e rocce affioranti fino all’abitato di Castello.
Raggiunto l’abitato si gusta il sapore arcaico di un villaggio fortificato, ricco di episodi che ciascuno può agevolmente immaginare, fino a una caratteristica porta ad arco d’uscita verso nord: a lato, sul vertice del colle si erge un’alta torre dei secoli XI-XII, posta sul pianoro verde dove si trova anche la vecchia chiesa di San Leonardo, attualmente con caratteristiche barocche ma esistente nel Duecento e con un affresco del 1567. Il castello guardava dall’alto sperone roccioso l’accesso alle località della Valvarrone, sopra la forra in cui rumoreggia il fiume: era il “Castrum de Orezia”, dei Capitanei della pieve di Dervio.
I prati a monte del castello sono in parte ancora coltivati a viti, il paesaggio del lago e della sponda opposta è affascinante. Proseguendo in discesa e passando di fianco al lavatoio e sotto il cavalcavia si imbocca la provinciale asfaltata per circa 200 metri, fino alla rotonda dello svincolo Superstrada 36, qui si prosegue diritto costeggiando la centrale elettrica e poi i muri di sostegno della Superstrada. Seguendo l’itinerario, a sinistra si trova il complesso rustico con muri in pietra che costituiva il Monastero di San Clemente degli Umiliati, noto dal 1295 e alienato nel 1571.
Poco più avanti si supera la condotta che alimenta la centrale idroelettrica di Dervio, e quindi riappare nella sua antica conformazione la mulattiera dalla pavimentazione a ciottoli e in certi punti in roccia incisa a gradini: prati, valletti, viti, olivi e castagni restituiscono, con qualche cascina in pietra, un respiro d’altri tempi. Fra muretti in sasso, la strada scende con una ampia veduta su Corenno Plinio e il suo castello, uno dei borghi più caratteristici del Lago di Como che merita certamente una visita. I
l percorso riprende verso Dorio sulla provinciale, che occupa l’antico fossato che recingeva il castello; dopo circa 200 metri, riprende sulla destra la mulattiera, che lambisce il cimitero costruito nel 1819 e preceduto dalla cappella neoclassica della famiglia Andreani – Sormani. Il sentiero segue per un tratto l’andamento della provinciale, in mezzo a casette e orti, segnalato da cappellette e passa sotto le cascine del Guasto, per entrare poi nel territorio di Dorio.
Con una breve salita si raggiunge Torchiedo e quindi Panico, percorrendo un tratto di strada carrozzabile. Malgrado qualche recente costruzione, incontriamo cascine in sasso, orti, olivi, brevi ruscelli ed il sentiero si immette nel bosco. Rimangono resti di molini alla Valletta che precipita a lago con l’edificio detto Filatoio eretto nel 1840: quindi si sale alla chiesa di San Giorgio, dal 1506 prima parrocchiale di Dorio e già esistente nel 1412. Il candido intonaco del rimaneggiamento settecentesco contrasta con i colori del paesaggio circostante; la parete sinistra dell’interno ha un grande affresco del 1492 che raffigura Madonne e Santi e San Giorgio vittorioso sul drago.
Proseguendo, si sale al caratteristico nucleo di Mandonìco, una agglomerato di vecchie case, stalle e fienili in pietra locale, complesse e regolari geometrie che si compongono utilizzando i lievi movimenti delle balze. Qui troviamo prati e orti con terrazzamenti sostenuti da muri a secco ed un bel panorama sul lago. Da Mandonìco o dalla chiesa di San Giorgio si può scendere a Dorio, nel vecchio centro storico a scalinate e vicoli, qui incontriamo la stazione ferroviaria che segna la fine del nostro itinerario.
È uno dei paesini più caratteristici del lago. L’impronta medievale è subito sottolineata nella rustica piazzetta in acciottolato sovrastata dalle alte mura del castello. È una delle più importanti fortificazioni della Lombardia e delle meglio conservate. Alla solida torre quadrata radicata sulla roccia risalente al XI secolo, si è aggiunto a opera dei conti Andreani, nel Trecento, un recinto merlato molto compatto, provvisto di due torri a vela. Ma la vera meraviglia di Corenno è il borgo a cui si accede attraverso le strette e ripide “scalotte” che scendono fino a raggiungere il piccolo molo, addossato a casette con balconi in fiore e con un’affascinante gradinata di accesso intagliata nella roccia. Accanto al castello, la chiesa di San Tommaso di Canterbury contiene affreschi dal Trecento al Cinquecento. Sul sagrato della chiesa vi sono rari esempi di scultura gotica rappresentati da tre arche funerarie in marmo degli Andreani, con decori a giorno, emblemi, rilievi e simboli evangelici.
Uno degli appuntamenti gastronomici più caratteristici della sponda orientale del Lario è la Sagra dei Misultin che si tiene ogni anno a Dervio nel mese di luglio. È un’occasione da non perdere per assaporare uno dei piatti simbolo del lago, pulenta e misultin, appunto, preparato la semplice e gustosa ricetta della tradizione con gli agoni che vengono dapprima lavati con acqua tiepida ed aceto per eliminare il sale ed il grasso rassegato e poi messi su una griglia ben calda e grigliati per alcuni minuti. Una volta pronti vengono, cosparsi di olio extravergine di oliva (meglio se frutto delle rare e preziose coltivazioni di olivi del lago), aceto e prezzemolo e serviti con una fetta di polenta abbrustolita con contorno di insalata.
Pro loco UNPLI sponda orientale del Lago di Como
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