L’Etna non si distingue solo per il fascino delle colate laviche che ne segnano e ne modificano il territorio incessantemente.
Tutta la zona del vulcano è resa unica da un universo vegetale che compone e scompone tutti i colori della tavolozza di Madre Natura, dalle tonalità del verde dei vigneti al giallo dei pometi, querceti e castagneti, ai colori scuri delle foreste di faggio e di betulla dove i raggi di sole penetrano incerti e flebili.
Con l’aumentare della quota, la luce si riappropria dei suoi spazi: l’ambiente è dominato dal vulcano, lassù, dove le nuvole accarezzano i lapilli espulsi dalle viscere della Terra e la coltre di neve copre tutto.
Ai piedi della “a Muntagna” c’è una vita straordinaria che si nutre di quanto il gigante di fuoco riesce a far crescere lungo le sue pendici. Seppure impoverita e stremata, la fauna rappresenta ancora una grande ricchezza per l’uomo di oggi che vi si accosta con nuovo spirito; soprattutto il ritorno dell’aquila reale è un segnale di speranza.
Nei mesi invernali il vulcano in genere è ammantato da una spessa coltre nevosa che addolcisce le asperità laviche rendendo più facilmente accessibili luoghi che, nei restanti periodi, sono difficilmente percorribili.
Le nevi dell’Etna, vista la vicinanza con il mare, presentano un elevato tasso di umidità e le forti escursioni termiche tra giorno e notte le trasformano rapidamente; inoltre nelle alte quote molto spesso i pendii si presentano ghiacciati imponendo ai fruitori l’utilizzo di tecniche classiche d’alpinismo con ramponi e piccozza.
In un’area così insulare la presenza del vulcano nei periodi invernali regala agli appassionati la possibilità di potersi muovere in un contesto “alpino” utilizzando per la progressione a seconda dei gusti e delle capacità: le ciaspole, gli sci da fondo-escursionistico, gli sci d’alpinismo, i ramponi e la piccozza.
Un Itinerario di grande impatto vulcanologico nel cuore del Parco dell’Etna che si sviluppa nel versante meridionale del massiccio vulcanico. Vi si accede dal piazzale del rifugio Sapienza salendo dalla strada che da Nicolosi porta alla stazione di partenza della funivia dell’Etna.
Dopo aver utilizzato per la risalita la cabinovia, ci si incammina verso il cono piroclastico del 2001 (monte Escrivà), si visita la Cisternazza, uno sprofondamento di tre secoli fa, per proseguire verso il Belvedere della Valle del Bove, un’ampia depressione vulcano – tettonica situata nel versante orientale del vulcano.
Si punta poi verso l’area di Torre del Filosofo, un vecchio rifugio sepolto dai prodotti d’esplosione dell’eruzione del 2002, da qui dopo aver attraversato l’area del Cratere del
Piano con ramponi e piccozza si affronta l’ultima ripida salita che conduce nell’area sommitale, dove ci si trova sospesi tra il baratro delle depressioni crateriche e la vastità del paesaggio che spazia per tutta la Sicilia. In caso di nebbia, tempo avverso e attività vulcanica, è buona norma rinunciare all’ascensione nei crateri sommitali.