Non ce ne vogliano i sostenitori dei metodi naturali della “divinazione” meteorologica, ma i computer sono in grado di sfornare previsioni del tempo ben più attendibili di quelle che anche l’escursionista più esperto potrebbe elaborare.
Vi basti pensare che gli alpinisti che oggi affrontano le montagne della Patagonia, proverbiali per la loro instabilità meteo, si fanno inviare ogni giorno le previsioni da un centro specializzato situato addirittura in Germania!
Quindi, prima dell’escursione, le previsioni si fanno girando in internet e andando a cercare i siti più attendibili.
Quello è il momento anche delle “postvisioni”, che, per chi va per sentieri, sono importanti quanto le “pre” e consistono nell’informarsi su cosa è successo nei giorni precedenti l’escursione: ha piovuto? ha nevicato, ha fatto bel tempo fisso, che temperature ci sono state?
Tutte cose che influiscono sulle condizioni che troveremo durante la gita e che quindi è bene sapere.
Anche in questo caso la fonte è internet (benedette webcam e benedetti siti dove gli appassionati raccontano le loro gite e le condizioni che hanno trovato!), ma il buon vecchio telefono in questo caso gioca ancora un ruolo strategico determinante.
L’importante è che dall’altra parte del filo ci sia un osservatore attendibile delle condizioni locali!
Quando però ci si trova “sul campo” non tutte le batterie sono cariche, non tutti i telefonini prendono e non tutte le montagne sono coperte dal 3G…
_ Per scegliere la giusta applicazione per il meteo vi consiglia: l’articolo dedicato alle App Meteo per il trekking
Anche senza smartphone e tablet alla mano, una tecnologia ci può venire in aiuto per la previsione del tempo “sul campo”.
Magari si presenta nella forma dell’ultimo modello di orologio per l’outdoor, ma, in realtà, è una “macchina” che affianca alpinisti ed escursionisti fin da quando i pionieri mossero i primi passi fra le cime.
Stiamo parlando del barometro, o meglio dell’altimetro barometrico.
Si tratta, in sostanza, di uno strumento in grado di registrare le variazioni della pressione atmosferica, la quale aumenta o diminuisce in rapporto all’altitudine (maggiore è la quota, minore è la pressione), ma anche in base alla temperatura.
Quando l’aria si scalda, infatti, tende a divenire più leggera e a spostarsi verso l’alto, creando zone di bassa pressione o cicloniche (portatrici di maltempo).
Al contrario le masse di aria più fredda tendono a spostarsi verso il basso, creando zone di alta pressione o anticicloniche (foriere di bel tempo).
Da questa interazione possiamo trarre importanti informazioni sull’evoluzione meteorologica.
Una volta raggiunto un punto a un’altitudine nota e, tarato l’altimetro barometrico con quel dato, basterà, infatti, osservare le variazioni della pressione (e quindi della quota) che lo strumento segnerà nelle ore successive, per capire se si annuncia bello o cattivo tempo.
Ecco un vademecum sul rapporto fra le variazioni della pressione e il comportamento del tempo.
E indicazioni che seguono non sono certo assiomi matematici, ma definiscono comportamenti dell’evoluzione meteorologica che possono essere ritenuti validi in generale su tutto l’Arco Alpino.
_ Sensibile e repentino aumento della pressione (quindi repentino abbassamento della quota segnalata dall’altimetro) – indica un miglioramento del tempo rapido ma probabilmente di breve durata;
_ Forte aumento della pressione durante la giornata – si annuncia almeno un giorno di bel tempo;
_ Aumento lento, uniforme e costante della pressione (protratto per un paio di giorni) – si annuncia un periodo di bel tempo stabile e secco;
_ La pressione si alza raggiungendo un picco anomalo – con assenza di vento e presenza di aria umida il fenomeno può annunciare la formazione di nebbia e foschia, ma non dovrebbero esserci precipitazioni;
_ Pressione in salita repentina e “a salti” – comportamento che annuncia tempo instabile e di difficile previsione;
_ Pressione in sensibile discesa – l’arrivo delle precipitazioni è quasi certo, soprattutto se il fenomeno è accompagnato da una variazione della direzione del vento, che comincia a soffiare da ovest;
_ Pressione in discesa sensibile e costante – annuncia l’arrivo di un fronte persistente di maltempo;
_ Caduta repentina della pressione, ma a livelli non molto bassi – in assenza di vento e con temperature calde è un campanello d’allarme che segnala l’alta probabilità dell’arrivo di temporali;
_ Pressione in caduta fra le 10 e le 12 – sull’Arco Alpino questo fenomeno annuncia con forte probabilità l’arrivo di una perturbazione. Se il vento arriva da ovest le precipitazioni cominceranno probabilmente entro le 24 ore successive. Con vento da est la perturbazione arriverà dopo le 24 ore.
Non è solo alla tecnologia che ci possiamo affidare per “leggere il tempo”.
Nell’ambiente naturale non mancano segnali che avvisano di ciò che sta per accadere nell’atmosfera, il difficile ovviamente è interpretarli.
Lasciamo stare i gatti che si leccano il pelo e i calli delle nonne e concentriamoci su indizi ben più macroscopici: quelli derivanti dalle nuvole.
Le nubi sono “colonne” di microscopiche gocce d’acqua (o cristalli di ghiaccio) che si formano quando vapore acqueo presente nell’aria si condensa attorno alle particelle di pulviscolo.
Queste formazioni restano in sospensione fino a quando i cambiamenti della pressione atmosferica le fanno tornare verso terra in forma di precipitazioni.
La forma e il comportamento di queste formazioni possono fornirci informazioni preziose sull’evoluzione del tempo.
I cumuli sono nubi simili a grandi batuffoli di cotone. Quando si presentano con base piatta, limitato sviluppo verticale e sparsi nel cielo prevalentemente sereno sono indice di tempo stabile.
I cumulonembi sono un’evoluzione dei cumuli che annuncia l’imminenza del temporale: gli innocui batuffoli di cotone cominciano a svilupparsi in verticale, diventano scuri e assumono la caratteristica forma ad incudine.
I cirri sono nubi molto alte, si muovono velocemente e hanno forma allungata di riccioli o fiocchi. La loro comparsa annuncia un peggioramento del tempo nel giro di 15/18 ore.
I cirrocumuli, ovvero le celeberrime “pecorelle” del vecchio proverbio, sono “fiocchi” che formano vere e proprie greggi di nubi, spesso in veloce movimento.
Quando si spostano da sudovest a ovest in un cielo lattiginoso annunciano l’imminenza della pioggia.
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