La seconda tappa del nostro viaggio tra i comuni del GAL Cittadella del Sapere comincia dal paese che ha dato i natali tra gli altri al poeta Nicola Sole (1821 – 1859), stiamo parlando di Senise. Appena entrati nell’abitato, saremo subito colpiti dal particolare centro storico, caratterizzato da gradinate e da piccole stradine, attraverso le quali si giunge all’imponente Castello con le sue torri e merlature risalenti al 1200.
Passeggiando per i borghi della cittadina assaporeremo il sapore della religione che si mescola con quello della storia: l’esempio più eclatante è la chiesa di San Francesco, così come poco fuori dall’abitato, l’antico Convento dei Cappuccini fondato nel 1596, entrambi custodi di importanti reperti e opere artistiche. Abbiamo imparato che i paesi del comprensorio del GAL hanno spesso la peculiarità di alternare il “vecchio” al “nuovo” e anche Senise non si sottrae a questa caratteristica: è il caso della “Diga di Monte Cotugno”, costruita nei pressi del paese, la più grande d’Europa in terra battuta grazie ai suoi venti chilometri quadrati di superficie.
La diga, costruita tra il 1970 e il 1982, forma il lago di monte Cotugno, uno dei più grossi invasi artificiali d’Italia, tanto da soddisfare buona parte della richiesta d’acqua di Basilicata e Puglia. Dall’acqua e dalla terra nasce quello che è considerato il vero “padrone” locale, il peperone di Senise, che nel 1996 ha ottenuto il marchio IGP della CEE.
Dalla tradizione culinaria a quella archeologica di Chiaromonte, borgo di grandi reperti provenienti dalle popolazioni etrusche e greche, probabili fondatori del paese nel VI secolo a.C. La sua posizione geografica, su uno sperone roccioso che domina la valle del Sinni e la valle del torrente Serrapotamo, gli deve anche l’origine del suo nome “Mons Clarus”, ovvero Monte Luminoso.
Caratteristica storico-culturale del paese è la presenza di molti palazzi gentilizi quali palazzo Dolcetti, Lauria, Donadio e Di Giure e non lontano dall’abitato è possibile visitare le antiche rovine di quella che era l’abbazia cistercense di Santa Maria del Saggittario, costruita nel XII secolo e soppressa all’inizio del secolo scorso.
Si giunge ora nel territorio del Parco Nazionale del Pollino: su una delle sue vallate sorge Fardella, paese caratterizzato dalla presenza di ricchissime aree boschive, attrezzate con parchi giochi per bambini e suggestivi percorsi, con folta vegetazione che circondano l’intero abitato, come il bosco di Serra Cerrone, il bosco di Mesole e quello del Piano di Molinaro, ricco nel periodo autunnale di varie specie di funghi.
Nel centro storico del paese è possibile ammirare il palazzo cinquecentesco della famiglia De Salvio e la chiesa Madre del 1703 dedicata a Sant’Antonio di Padova, protettore del paese. Appena usciti dell’abitato ci dirigiamo verso Francavilla in Sinni, paese sulla sponda del fiume Sinni, sorto nel XV secolo, che deve il suo nome ad una antica leggenda storico-popolare: sembra infatti che nel 1420 la regina Giovanna II consentì ai monaci della Certosa di costruire alloggi per i coloni i quali furono affrancati dal pagamento dei tributi (pare che il nome del paese abbia avuto origine proprio da questo evento).
L’abitato, che fa parte del Parco Nazionale del Pollino, è immerso in un territorio ricco di vegetazione, con boschi di faggi, abeti e cerri, ma soprattutto è caratterizzato dalla presenza della “Pietra Sasso”, una particolare formazione rocciosa visibile da ogni parte del Parco, e della “Timpa delle Murge”, costituita da rocce magmatiche formatesi sui fondali marini che nei corsi dei secoli sono stati sollevati da movimenti tettonici.
Continuiamo il nostro “itinerario” in direzione ovest, giungendo al paese di Episcopia. L’origine del suo nome è alquanto arcaica e deriva dal termine “Epis Kopia”, che significa vedetta, infatti l’antico casale si erge su uno sperone roccioso che domina la valle del Sinni; in pieno centro abitato sorge il castello, con i suoi due torrioni contrapposti, uno di forma cilindrica e l’altro di forma quadrangolare.
Spostandoci a pochi chilometri dall’abitato troviamo il Convento di Santa Maria del Piano. Dalla SS 653 si giunge all’ultima tappa dei comuni della valle del Sinni, quello più a ovest, Latronico. Un territorio che fu abitato già in epoche remote, come è dimostrato dal ritrovamento in una caverna di oggetti litici e ceramiche risalenti all’età del bronzo, conservati oggi nel museo di Potenza.
Forse proprio questa sua antica tradizione è alla base del successo e dell’importanza della cittadina, famosa oggi per la lavorazione artigianale della pietra; sul monte Alpi non mancano giacimenti di pirite, marmo, quarzo, talco e alabastro bianco (quest’ultimo, conosciuto per la forte resistenza e levigatezza, è noto come Marmo di Latronico).
Pietra e mattone, un binomio fortissimo, come dimostra la ricca presenza di molti palazzi nobiliari del paese: palazzo Comunale, palazzo Gioia e palazzo Arcieri conservano portali di grande pregio artistico, cosi come la chiesa di Sant’Egidio Abate, protettore del paese, e la chiesa di San Nicola del XV secolo.
Arrivando a Latronico non mancheranno poi le attrattive turistiche, dove passare il proprio tempo libero tra relax e visite a palcoscenici naturali di assoluta rarità: stiamo parlano per esempio del famoso centro termale e della grotta di Latronico, con stalattiti e stalagmiti, al di sotto della quale vi sono altre piccole Grotte Sepolcrali.
Proseguiamo ora in questa “divisione territoriale” dei comuni del GAL Cittadella del Sapere e ci spostiamo alla scoperta della valle del Serrapotamo, parallela a quella del Sinni, la quale si distende dal monte Alpi a Senise, dove a sua volta il Serrapotamo confluisce nel Sinni. Entrambi i corsi fluviali sono segnati dagli affluenti che trapassano i piani collinari e si “mescolano” con la fitta boscaglia di quercia, regalando un paesaggio agreste alternato da formazioni calanchive.
Le due vallate sono accomunate dalla presenza di profili collinari che si fanno più dolci e degradano progressivamente in direzione est, verso la pianura del metapontino, caratteristica che ha influenzato anche lo sfruttamento del territorio da parte dell’uomo: nelle zone più alte delle valli, infatti, predominano ancora le aree boschive, mentre, discendendo i solchi vallivi, prende il sopravvento l’utilizzo agricolo del suolo.
Il primo comune che visitiamo è Carbone, il più vicino alla valle del Sinni. Il piccolo abitato sorse nel IX secolo d.C. con il nome di “Montedoro” per l’abbondanza dei raccolti, mentre l’attuale nome deriva dal cognome dell’abate San Luca Carbone di Armento che terminò la costruzione del monastero dei Santi Elia e Anastasio.
Il centro storico è caratterizzato da alcuni antichi palazzi come palazzo Castello, De Nigris e Castronuovo, mentre il territorio del paese, circondato da boschi di castagno, di faggio e di abete bianco, è molto ricco di pascoli ed è possibile, nel periodo tra maggio e novembre, la raccolta di numerose varietà di funghi: questi ultimi sono un punto comune con la vicina Teana, che grazie ai boschi di cui è circondato l’abitato ne offre grandissime varietà.
Teana è una bellissima cittadina con un centro storico medioevale, arroccato intorno al castello e dal quale si gode un ampio panorama. È interessante anche il Museo della Civiltà Contadina, che raccoglie frammenti di vita legate alle più antiche tradizioni locali. Poco più a nord di Teana troviamo Calvera, paese situato alle pendici del monte Mancino, immerso nel territorio del Parco Nazionale del Pollino e circondato dal bosco del Titolo e dal bosco Magrizzi, che proprio grazie alla sua collocazione originariamente veniva chiamato Kalaurus, che significherebbe “luogo in cui si respira aria pura”.
Saliamo ancora e giungiamo a Castronuovo di Sant’Andrea ultimo comune della valle del Serrapotamo. Curiose e antiche sono le origini del suo nome: tutto si deve agli abitanti sparsi per le campagne che nel V-VI secolo d.C., per sfuggire alle continue invasioni barbariche, si rifugiarono in un campo militare a cui diedero il nome di “Castrum Novum”.
Il paese prese poi la denominazione di Castronuovo, cui si aggiunse nel 1863 il nome di Sant’Andrea in omaggio ad Andrea Avellino, padre teatino, nato a Castronuovo nel 1521 e canonizzato nel 1721. Proprio a lui è dedicata la cappella di Sant’Andrea, costruita sul luogo in cui sorgeva la casa natale del Santo, molto bella sotto il profilo artistico mentre nel centro abitato è possibile osservare due bellissime ed imponenti costruzioni: il castello Marchesale e l’ex palazzo Speziale.
Per comodità e per vicinanza geografica facciamo ancora un’ultima tappa alla volta del comune di Castelsaraceno, paese di struttura medioevale circondato da folti boschi e da una piccola montagna detta “Castel Veglia”. Se la visita a Castelsaraceno avverrà nel mese di giugno, potrete assistere alla caratteristica manifestazione del paese ovvero l’antico rito “dell’antenna” in cui un tronco di faggio ben levigato e alto più di 20 metri, viene unito con la cima di un abete e poi innalzato al centro della piazza.
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NOTIZIE UTILI
GAL Cittadella del Sapere C.da Calda 8, 85043 Latronico (PZ) Tel. 0973 858200 info@lacittadelladelsapere.it
Testo di Fabio Guglielmi, foto di Alessandro Franza e Basilicata Turistica