Si possono avere tutte le remore morali di questo mondo sull’opportunità di “ingabbiare” le montagne con cavi, catene, fittoni cementati, gradini di ferro e scale, banalizzando così le difficoltà alpinistiche.
È innegabile, però, che le ferrate offrano spesso percorsi divertenti, a contatto con ambienti di eccezionale bellezza e che alcuni di questi itinerari abbiano ormai acquisito un grande valore storico e culturale (si pensi ad esempio alla mitica Via delle Bocchette nelle Dolomiti di Brenta o alla ferrata della Marmolada, considerata una delle più spettacolari delle Alpi).
Più che dilungarci in questioni di etica sportiva e ambientale, in questo articolo vogliamo dare ai nostri lettori un po’ di utili informazioni sulle attrezzature con cui affrontare le vie ferrate. Per prima cosa, però, è bene capire perché servono queste attrezzature.
Partiamo da un punto fondamentale: in montagna facile non significa senza rischi.
È vero che per affrontare una ferrata non serve saper arrampicare e neppure conoscere le tecniche della progressione in cordata, ma, quando ci si muove su terreno molto ripido o verticale, sia su una via di arrampicata che in ferrata, la caduta è un’eventualità che non può essere esclusa.
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Per arrestare una caduta in ferrata in modo efficace e sicuro, servono attrezzature specifiche, che di certo non si possono ridurre a imbragatura, spezzone di corda e moschettone.
In ferrata, infatti, si possono verificare “voli” di lunghezza anche superiore ai 6, 7 metri (in base alla posizione dell’escursionista rispetto all’ancoraggio sottostante).
Difficilmente un semplice spezzone di corda da un metro e un moschettone potrebbero essere in grado di reggere alla forza che si genera nell’arresto di un tale “volo”.
Qualora lo fossero, la loro deformazione elastica non sarebbe certo sufficiente ad assorbire l’enorme forza d’arresto, che andrebbe a scaricarsi sul corpo del malcapitato escursionista, causando danni anche molto gravi.
Da qui il ruolo essenziale del dissipatore, un attrezzo che, come dice la parola stessa, ha il compito di dissipare l’energia cinetica della caduta.
Sino a non molto tempo fa questi attrezzi si basavano tutti sul principio dell’attrito, derivante dallo scorrimento della corda nel dissipatore, che riduce la forza d’arresto a livelli sopportabili, sia per il resto delle attrezzature che compongono la catena di sicurezza (imbragatura, spezzoni di corda e moschettoni), che per il corpo dell’escursionista.
Negli ultimi anni sono entrati in uso anche dissipatori “a strappo”, con una fettuccia ripiegata con cuciture multiple, che cedono progressivamente durante l’arresto della caduta, con un effetto di “frenata morbida”.
Il video che riportiamo di seguito, sebbene in lingua tedesca, è sicuramente esplicativo delle conseguenze di una caduta con o senza dissipatore.
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Fatta questa doverosa premessa tecnica, vediamo quali sono le attrezzature che compongono il corredo dell’escursionista in ferrata.
Cominciamo da quello che viene abitualmente definito come set, o kit da ferrata.
Da diverso tempo le case produttrici di articoli da montagna propongono, infatti, veri e propri set che comprendono (già montati) tutti gli elementi della catena di sicurezza con cui l’escursionista si connette alla ferrata: moschettoni, spezzoni di corda o fettucce e dissipatore.
I set da ferrata con il classico dissipatore “ad attrito” hanno per lo più una forma a Y, dove, alle estremità dei due bracci superiori sono connessi i moschettoni che si agganciano al cavo di sicurezza, al centro si trova il dissipatore (con l’anello per la connessione del set all’imbragatura) e il braccio inferiore corrisponde al tratto di corda che andrà a scorrere nel dissipatore in caso di caduta.
I set “a strappo” hanno invece prevalentemente una forma a V, alle estremità superiori dei due bracci troviamo sempre i moschettoni, connessi a due spezzoni di fettuccia che convergono verso la base dove, protetto da un’apposita “sacca”, si trova il sistema delle cuciture a strappo.
Al vertice inferiore della V c’è anche l’anello che consente il collegamento all’imbragatura.
Quasi tutte le aziende oggi propongono questa tipologia di set da ferrata nella versione con bracci elastici, molto comodi e funzionali (attenzione: alcuni anni fa diversi set elastici sono stati oggetto di richiamo da parte delle aziende, per gravi difetti legati alla sicurezza; potete trovare informazioni approfondite sui modelli oggetto di richiamo cliccando qui).
I moschettoni utilizzati nel set devono essere quelli specifici per le ferrate, caratterizzati dalla presenza di una ghiera o da apposita leva di sicurezza per evitare l’apertura accidentale.
Questi particolari moschettoni hanno anche una dimensione molto più “generosa” rispetto a quelli da arrampicata, questo perché la maggiore ampiezza consente al moschettone di posizionarsi in modo ottimale quando, nell’arresto della caduta, va ad impattare con l’ancoraggio.
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Assieme al set da ferrata l’imbragatura costituisce l’altro elemento fondamentale della catena di sicurezza.
Il suo compito è quello di “assorbire” e ripartire, in modo razionale e non traumatico, la forza d’arresto che si scarica sul corpo umano in caso di “volo” e, possibilmente, fare in modo che l’escursionista concluda la caduta ritrovandosi con la testa verso l’alto e in una posizione “semi seduta”.
Le imbragature utilizzate in ferrata sono in pratica le stesse che si usano in arrampicata e si dividono in due tipologie: imbragature alte e imbragature basse.
Dal punto di vista funzionale la differenza fra le due sta nella posizione del punto di collegamento con il set da ferrata, che nella prima si trova sul petto e nella seconda all’altezza del bacino.
Questa diversa posizione fa sì che l’imbrago alto sia più efficace nell’evitare che, durante la caduta, il corpo si capovolga e concluda il volo a testa in giù.
A fronte di questo vantaggio, però, con l’imbrago alto aumenta il rischio di forti compressioni nell’area pettorale e danni alla colonna vertebrale.
Anche per questo motivo oggi si tende a privilegiare l’utilizzo dell’imbragatura bassa, che, in generale, garantisce una distribuzione meno traumatica della forza d’arresto.
In ogni caso il rischio di ribaltamento con l’imbragatura bassa diviene consistente quando si portano zaini molto pesanti, in questa situazione è comunque possibile aggiungere una pettorina che sostanzialmente la “trasforma” in un imbrago alto.
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Pur non facendo parte direttamente della catena di sicurezza il casco è certamente un salvavita essenziale per chi va in ferrata.
La sue funzione è tanto quella di proteggere la testa dagli urti che si possono verificare durante la caduta, quanto quella di assorbire l’impatto derivante dalla caduta di sassi o altri oggetti, eventualità tutt’altro che remota quando sopra di noi stanno salendo anche altri escursionisti.
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Possono sembrare un vezzo da “mammolette”, però, sulle ferrate, i guanti non solo comodi ma anche un importante equipaggiamento di sicurezza.
Non è raro, infatti, trovare itinerari in cattivo stato di manutenzione, dove i cavi presentano fili d’acciaio sporgenti o altri elementi che possono causare ferite alle mani, anche di una certa entità.
Il guanto, in questo caso, è una protezione efficace e che potremmo definire quasi indispensabile in ferrata.
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In questo lungo articolo ci siamo soffermati principalmente sulle attrezzature da utilizzare, ma, ovviamente, la ferrata richiede anche la conoscenza di specifiche tecniche di progressione.
Per queste poche ma essenziali nozioni (e per una panoramica su tutto quanto concerne le modalità corrette di affrontare le ferrate) vi invitiamo alla lettura della brochure “Sicuri in ferrata” realizzata dal Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, che potete scaricare cliccando qui.
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