Fotografare leggeri: peso e versatilità per i reportage di viaggio
Il Nikkor AF-S DX 18-300 f 3.5/5.6, montato su una Nikon D500: la soluzione perfetta per ridurre al minimo bagaglio e peso durante un reportage di viaggio impegnativo.
Cometutti i professionisti, ho le mie “fisime”… e la gestione del mio set up fotografico è sicuramente una delle più eclatanti! Da quando, nel 1970, ho iniziato a guardare il mondo attraverso un obiettivo uso Nikon, e da anni, ormai, il mio corredo per il fotoreportage è sempre e rigorosamente organizzato con tre corpi macchina “medi” (D800 e D810, poiché per la mia attività le “ammiraglie” come D5 risultano troppo pesanti e troppo ingombranti) e tre obiettivi: 12/24 f 2,8; 24/70 f 2,8; 70/200 f 4, anche in questo caso preferito al f 2,8 per questioni di peso (esattamente la metà).
Non ho mai preso in considerazione altre soluzioni e, finora, non ho mai sentito la necessità di altro. Tuttavia, alla lunga, è noioso confrontarsi con la “perfezione” (infatti a mio avviso questo set up è semplicemente perfetto!) e allora si va a caccia di nuove sfide. Meglio se la posta in palio è di quelle veramente pesanti.
Da luglio ai primi di settembre ho vagato tra India, Uzbekistan, Kirgyzistan e nord della Cina, nei distretti dello Xinjang e del Gansu, per realizzare una serie di reportages sulle antiche strade carovaniere della Via della Seta. Per la complessità del viaggio, sono stato costretto a ridurre al minimo bagaglio e peso, e dopo una lunga meditazione, ho preso una decisione abbastanza drastica: “Si lascia a casa Tutto!”
Ma proprio tutto, perché dopo un consulto con il sempre efficiente ed efficace Marco Rovere, frontman di casa Nital, ho optato per una soluzione azzardata e molto estrema: questo lavoro, anche se molto complesso e impegnativo, l’avrei affrontato con una sola ottica, il Nikkor AF-S DX 18-300 f 3.5/5.6, montato su una Nikon D500.
Per non avere ripensamenti, ma anche per problemi organizzativi in fase di preparazione, sono andato a ritirare fotocamera e obiettivo il giorno prima di partire, così, non potendolo provare prima non avrei avuto dubbi o scrupoli.
A questo punto qualcuno penserà che mi piace il rischio… è così, lo confesso, anche in considerazione del fatto che non era un viaggio di piacere ma un importante impegno lavorativo da cui era obbligatorio portare a casa ottimo e abbondante materiale sia foto che video.
Nikon 18/300 e D500, un matrimonio perfetto
Col senno di poi, posso affermare che, pur molto azzardata, la mia scelta si è rivelata vincente da ogni punto di vista.
Durante i due mesi di lavoro, spesso in condizioni ambientali estreme – piogge monsoniche torrenziali in India, temperature oltre i 45 gradi in Uzbekistan e nel deserto del Gobi – non mi è mai capitato di rimpiangere, neppure per un istante, le mie abituali attrezzature e ho avuto modo di apprezzare un obiettivo straordinariamente versatile, che in un unico corpo racchiude un potentissimo zoom 16x, con apertura effettiva da 27 a 450 millimetri (essendo obiettivo e fotocamera in formato DX, la focale reale va moltiplicata per 1,5 rispetto alla focale nominale).
A chi fosse dubbioso sulla luminosità della lente (alla massima estensione abbiamo un diaframma f 5.6) posso ribattere che la qualità del sensore montato sulla D500 consente di usare la scala ISO senza particolari disturbi fino a 3200, ma ho scattato quasi al buio, negli interni delle grotte di Mogao, con 52.000 ISO e il risultato, compatibilmente con questo limite estremo, è onesto e pubblicabile.
In compenso, l’agilità d’uso di questa accoppiata è formidabile; dopo le prime prove, ho fotografato persone e soggetti in movimento sempre con velocità sopra 1/250, così da evitare micromossi, usando invece tempi anche molto lunghi – fino a 30 secondi, su cavalletto – per saturare bene i colori dei paesaggi.
Ho avuto spesso la sensazione di avere in mano un set up professionale ma estremamente leggero e versatile, che permette una velocità incomparabile nella scelta dell’inquadratura giusta, grazie all’enorme range di focale consentito, in grado di riprendere la “totale” di un mercato e l’attimo dopo un minimo dettaglio o un viso a quindici metri di distanza.
La soluzione definitiva per il fotoreportage
Non ne faccio una questione di prezzo, ma di peso e versatilità. Chi fa il mio lavoro non necessita di attrezzature iperperformanti, ma di “carri armati” che siano sempre pronti a sparare senza preavviso. E un’ottica in grado di coprire un range da medio grandangolo a ipertele in una frazione di secondo, beh, vi assicuro che fa la differenza.
Se poi, stampando qualche sample per una prossima mostra in formato 100×70 scopri che anche la definizione, il dettaglio e la grana non sono per nulla male – ovviamente almeno il 50% del merito va anche alle eccellenti prestazioni della D500 – allora è il caso di pensarci seriamente, a questa soluzione.
Ovviamente non mi rivolgo agli “esperti” fotoamatori che popolano i blog e disquisiscono di “perfezione”… paranoici della “diffrazione”, delle “luci fantasma” e similari amenità, capaci di sputare sentenze negative anche su obiettivi da 10.000 Euro. Di norma, costoro hanno molto tempo da perdere e non lo usano per imparare a fotografare, ma per stroncare le fotografie degli altri. Un patrimonio, il tempo da perdere, che a me, umile fotoreporter professionista che deve sempre e a qualunque costo portare a casa le foto giuste, manca.
Perciò, a tutti quelli che parlano poco e fotografano molto, mi sento di consigliare questa accoppiata, e per chi vuol vedere i risultati i servizi completi sulle fascinazioni della Via della Seta si potranno apprezzare sui prossimi numeri della rivista TREKKING&Outdoor