Lo zaino, il miglior compagno del trekker

18 marzo 2020 - 10:18

Era il 1985, periodo in cui andavo randagio per i continenti a caccia di montagne; da due mesi vagavo nel cuore delle Ande peruviane, e al ritorno dalle mie scorribande inalta montagna mi rifugiavo a Hyungay, minuscolo villaggio ai piedi dello Huascaran, nella povera ma accogliente dimora di Lula, imponente matrona india che offriva vitto e alloggio ai pochi alpinisti che allora si avventuravano in quelle terre di frontiera.
Mi ero affezionato alla vecchia andina come a una seconda mamma, ma venne anche per me il momento di tornare alla realtà, e rimasi stupito sentendo Lula rifiutare il denaro che le offrivo per l’accoglienza che mi aveva dato.
“Dejame la mochila…”
Non capivo il significato di quella richiesta – lasciami lo zaino! – cosa poteva mai farsene una vecchia campesina di un
enorme zaino da spedizione?
Lula intese il mio dubbio: “Si tengo una mochila, un dia me voy de aquì por conoscer el mundo…”
Le brillavano gli occhi mentre guardava oltre i profili
insuperabili della Cordillera Negra; nella sua immaginazione, bastava uno zaino per sognare di partire alla scoperta di nuove realtà, lontane da quel microscopico universo
immobile nel cuore delle Ande.
Da allora, non sono più riuscito a guardare uno zaino come un semplice sacco di tessuto, e spesso, osservandoli sulla schiena di sconosciuti che incrocio lungo sentieri impervi tra le rocce, appoggiati nella polvere, in attesa di un passaggio, sulle strade polverose di paesi lontani o stipati in una corriera piena di gente, cerco di immaginare quali fantasie
contengano…
E come tutte le fantasie, uno zaino dovrebbe essere leggero, poco ingombrante, ma capace di contenere tutto quello che serve per costruire, in qualsiasi luogo, un piccolo angolo di casa, rifugio e ristoro per il corpo e i pensieri!