Ambiente e dintorni

18 marzo 2020 - 10:08

Ai primi di settembre mi è capitato di leggere sul Corriere della Sera, nella rubrica “ Storie Italiane”, l’ennesima contraddizione tra tutela di un paesaggio unico al mondo e sviluppo delle fonti rinnovabili. Se qualcuno di voi ha avuto la fortuna di leggere il mio articolo sul numero di settembre della Rivista, vedrà nelle righe che seguono, purtroppo, la continuazione di quel ragionamento su promozione delle fonti rinnovabili e tutela del paesaggio. In questo caso il dibattito, ripreso anche dall’Avvenire e alcune radio, è relativo all’opportunità o meno di andare a posizionare oltre 4.000 pannelli fotovoltaici su un terreno agricolo a ridosso di un importante luogo della storia Francescana.

Siamo nel cuore dell’Umbria a due passi dal famoso centro storico di Bevagna, ancora più precisamente nel piccolo comune di Cannara dove ricade l’edicola votiva che ricorda “la predica agli uccelli” a Piandarca.

Io credo che, come già scritto in più occasioni su questa rivista, con accurati approfondimenti anche da parte del Direttore, sul fronte delle fonti rinnovabili bisogna avere una posizione laicamente favorevole ma tenendo presente l’alto valore del paesaggio culturale e naturale unico del nostro Paese (la definizione di “paesaggio” dettata dalla Convenzione Europea del Paesaggio è molto chiara).

L’impianto in questione – al di sotto del Megawatt con resa di mezzo milione di Euro l’anno – non è di dimensioni enormi in termini assoluti, ma sproporzionate relativamente al contesto in cui si vorrebbe inserire, e bene fanno il FAI e gli stessi francescani ad essere contrari.

Nemmeno credo possano avere molto senso le posizioni di chi sostiene, come il Sindaco di Cannara, che quando il comune, prima del Giubileo del 2000, aveva presentato progetti per valorizzare l’edicola votiva di Piancarda, i francescani si erano mostrati completamente disinteressati.
 
Senza voler entrare nel merito dei progetti di valorizzazione che all’epoca propose il comune, credo che un punto importante da tener presente è che non sempre la valorizzazione di un elemento storico deve passare per interventi strutturali.

Esistono, come in questo caso, luoghi talmente vicini a mete di altissimo livello che per essere valorizzate e visitate non hanno bisogno di altri posti letto o di ristoro.
Gli escursionisti e pellegrini, che sicuramente andranno aumentando in modo esponenziale nei prossimi anni, visiteranno l’edicola votiva per poi pernottare ad Assisi, Bevagna e dintorni.

Pensare di mettere a ridosso di ogni piccolo sito di interesse turistico strutture ricettive a volte anche impattanti non credo faccia parte di una sana logica di pianificazione.
 
Questa vicenda per quando uscirà la Rivista forse avrà avuto già uno sviluppo definitivo che noi ci auguriamo vada nella direzione della tutela del bene storico-religioso. Un’altra storia che mi ha colpito sul fronte della tutela del paesaggio è stata quella del taglio di numerosi faggi nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, proprio alle pendici del Monte Cervati, la vetta più alta della Campania.

Questa battaglia è stata portata avanti in piena estate dagli amici escursionisti del GET Vallo di Diano che hanno risposto al taglio, approvato anche dalla Direzione del Parco, denunciando da una parte un problema tecnico di tagli fatti fuori dalle particelle autorizzate, dall’altra l’opportunità stessa del taglio in piena zona integrale e in un bosco d’alto fusto ricco di meravigliose doline, luogo preferito dell’escursionismo nel Parco.
 
Come vedete ancora una volta la tutela del paesaggio ha avuto la peggio rispetto alle esigenze di fare cassa di un piccolo comune della zona. Di nuovo non si è voluto guardare oltre un misero orizzonte fatto di esigenze immediate.

Gli amici escursionisti cilentani chiedono che si blocchi il taglio di altre parti di quel meraviglioso bosco; si trovino i finanziamenti per indennizzare il comune del mancato taglio e si vada alla costruzione di una progettualità che dia centralità al turismo ambientale, valorizzando le tante azioni che ormai da quasi un ventennio, vengono portate avanti dalle associazioni locali per creare sulla bellezza del territorio il futuro di quella terra che proprio a fine estate ha dovuto subire anche il barbaro assassinio di un sindaco ambientalista.

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