Basta tagli alla Natura
Mentre scrivo, nel bel mezzo della calura estiva, consolato dalla recente lettura della bella monografia sulla biodiversità della nostra Rivista, la Federparchi sta portandoavanti una grossa battaglia per evitare che tra i tagli previsti nella Manovra Finanziaria del Governo si mantenga la prevista decurtazione di 25 milioni di euro dal finanziamento ordinario destinato, ormai da anni, alle Aree Protette nazionali che porterebbe ad una sorta di paralisi degli Enti Gestori.
Dire che ad oggi i 50 milioni annui messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente siano stati sempre gestiti al meglio dal sistema delle Aree Protette nazionali, non darebbe conto, oggettivamente, di alcune difficoltà nella capacità di spesa evidenziata a più riprese da alcuni Enti.
Questo oggettivo limite che in passato ha portato Enti di Gestione di importanti parchi nazionali ad avere grandi quantità di risorse finanziare non utilizzate per carenza di progettualità ed efficienza amministrativa, non può giustificare, proprio nell’anno della biodiversità, un taglio di così vasta portata a carico di Enti che hanno come missione principale proprio la protezione della Natura.
Sammuri, il Presidente nazionale di Federparchi, ha ricordato, durante una conferenza stampa che si è tenuta in questi giorni al Senato, che le norme della manovra finanziaria allo stato attuale determinerebbero una riduzione dei finanziamenti per le aree protette tale da limitare in modo incisivo operatività e servizi descritti nella Carta di Siracusa.
I rappresentanti dei parchi dichiarano di accettare con grande senso di responsabilità la necessità di risparmio dello Stato italiano soprattutto in questo periodo interessato dalla crisi economica globale, risparmi ai quali in passato peraltro non si sono sottratti.
I rappresentanti dei parchi hanno avanzato proposte concrete di modifica della manovra finanziaria in modo da mettere a disposizione le risorse necessarie per consentire al sistema delle aree protette di assolvere agli impegni internazionali assunti dallo Stato italiano sulla tutela della biodiversità e di conservazione ambientale e alle aspettative dei territori e dei cittadini in materia di sviluppo sostenibile.
Come vedete il riferimento dei responsabili di Federparchi è alla Carta di Siracusa, un documento firmato in primis dal Governo italiano e dai Paesi del G8 Ambiente tenutosi lo scorso anno nella meravigliosa città siciliana oltre ai ministri di Australia, Brasile, Cina, Repubblica Ceca, Egitto, India, Indonesia, Messico, Repubblica di Corea, Sud Africa e Svezia.
Un documento importante che dovrebbe dettare l’agenda politica a livello internazionale sui delicati temi ambientali. Quando uscirà questo numero della Rivista mi auguro che il taglio previsto di 25 milioni di euro sarà stato scongiurato, però sarei altrettanto felice se da queste continue proposte di riduzione di finanziamenti pubblici, dovuti purtroppo anche ad una oggettiva difficoltà di far quadrare il bilancio dello Stato, si arrivasse ad una riflessione più approfondita su quali linee prioritarie concentrare l’attività degli Enti di Gestione.
Un settore che a noi operatori di turismo ambientale è stato sempre a cuore e per questo più volte abbiamo lanciato input ai vari livelli istituzionali, è quello dell’attività didattica o di educazione ambientale che può trovare una ottimale interazione tra il sistema delle Aree Protette e il mondo della scuola.
In Italia non si è mai pensato di rendere obbligatorie le settimane verdi nel percorso di formazione scolastica; noi l’abbiamo chiesto in tutte le salse, perché è evidente la ricaduta socio-economica di attività, mentre dal punto di vista formativo nessuno può metterne in discussione l’oggettiva validità. La ricaduta socio-economica, di cui potrebbero beneficiare indirettamente anche gli Enti di Gestione, è l’incremento di lavoro e quindi di occupazione delle cooperative o piccole società che operano nelle attività di educazione ambientale, un settore che ha sempre di più operatori altamente qualificati e motivati.
Altro ruolo importante che potrebbe motivare fortemente addirittura un incremento dei finanziamenti pubblici a favore delle aree protette è la manutenzione del territorio, un servizio sempre più fondamentale e che presuppone una costante azione di monitoraggio per fare in modo di prevenire, ad esempio, i piccoli o grandi dissesti idrogeologici che in molte aree protette, causa le piogge torrenziali degli ultimi anni, stanno determinando smottamenti di terra lungo la rete dei sentieri o ancora peggio frane che isolano i paesi.
Così giusto per lanciare sempre una sana provocazione su cui riflettere nella pausa estiva.