Bunga Bunga nucleare
Prendo in prestito l’ormai abusato sinonimo di “postribolo”, per farne un uso improprio, molto diverso da quello con cui la cronaca nostrana ci ha asfissiatonegli ultimi mesi.
Ma nei fatti, quello che sta accadendo nelle discussioni legate al nucleare ne assume uguale fisionomia.
Siamo tutti coscienti, a seguito del bombardamento incessante di notizie, opinioni, dati e tabelle propinate da tv, radio e giornali, della gravità di quanto successo in Giappone.
Per quanto “fuori scala”, ma accaduto e perciò reale, l’evento sismico di tre settimane fa ha mostrato tutte le falle e i pericolosi azzardi del business nucleare.
Partiamo subito da un presupposto cinico: se, in nome della speculazione energetica, si possono mettere in conto i rischi di irradiare in modo anche letale porzioni più o meno grandi di popolazione umana, il discorso sul nucleare è già chiuso. Ma bisogna che chi trae profitti da questo tipo di tecnologia sia disponibile a dichiararlo chiaramente e pubblicamente.
Tutti gli altri alibi – progresso, fame di energia, minore inquinamento, e le altre infinite baggianate con cui i fautori del nucleare tentano di costruirsi una “altruistica” verginità – sono risibili.
Il Giappone, all’avanguardia in ogni tipo di tecnologia, è oggi in preda all’incubo nucleare, in compagnia dei vicini cinesi, russi, e coreani. Ma, in base ai capricci della metereologia, è possibile che le tanto temute nubi radioattive, così come successo all’epoca di Cernobyl, se ne vadano a zonzo per il globo intero, e nessuno è in grado di prevedere con quali conseguenze.
La catastrofe di Fukushima ha dimostrato in modo tombale, ce ne fosse stato bisogno, che la sicurezza, parlando di nucleare, è un’illusione.
Caduto inesorabilmente l’ultimo baluardo di credibilità “pro umanità” dei sostenitori del nucleare, che non potranno mai più e in alcun caso sostenere di agire in nome di “un futuro migliore per tutti” – visto che l’incubo radioattivo, declinato in emissioni atmosferiche, inquinamento dell’acqua, contaminazione dei cibi, coinvolge tutta la popolazione umana – rimane apparentemente in piedi la teoria difensiva, a favore del nucleare, della sua “ecologicità” ed economicità.
Purtroppo, per i “pinocchi” al soldo dei soldi e del potere economico, due mostruose bugie ormai altrettanto indifendibili.
Ma prima di qualsiasi analisi, vorrei, da profano che però si documenta senza preclusioni e preconcetti su fatti e misfatti in cui siamo tutti, quasi sempre nostro malgrado, coinvolti, mettere in evidenza un elemento che, incomprensibilmente, mai ho sentito citare in qualsiasi discussione sul nucleare.
Dimentichiamo, per un istante, ogni tipo di controindicazione all’atomo “buono”, e immaginiamolo come la risorsa energetica più economica, meno inquinante e più performante disponibile. Acclarato questo, nessuno mette tra gli “obblighi” preliminari il valore della disponibilità idrica… perché, per “funzionare”, una centrale atomica necessita di un immane quantitativo d’acqua!
I dati sono estremamente semplici da calcolare: Una centrale con una potenza di 1000 MW (tipica dei reattori di 2 e 3 generazione), per funzionare a medio regime ha bisogno di circa 1.800.000 litri di acqua al minuto, questo significa 30 mila litri al secondo che corrispondono a 30 metricubi/secondo. Tuttavia, la redditività ottimale dei nuovi reattori ad acqua in pressione ed “evolutivi” dei reattori “Konvoi” ed “N4? scelti dal governo italiano si ottiene a fronte di un consumo di acqua di 100.000 litri al secondo, 100 metri cubi al secondo, sei milioni di litri d’acqua al minuto.
L’acqua da utilizzare deve essere fredda, e perciò può provenire solo da grandi fiumi o bacini lacustri; i “nuclearisti” sostengono che gran parte dell’acqua utilizzata per il raffreddamento dei reattori viene restituita all’ambiente, ma è una vergognosa falsità.
Anche dopo il raffreddamento dell’acqua, per cui sono necessarie delle apposite, enormi torri alte fino a 150 metri, con una consistente perdita sotto forma di vapor acqueo, l’acqua restituita all’ambiente ha sempre una temperatura superiore a quella di entrata, con gravi rischi di inquinamento termico e sconvolgimento degli ecosistemi animali e vegetali di fiumi e laghi dai quali si effettua il prelievo.
È evidente che, a prescindere dagli inevitabili danni ambientali, una centrale nucleare deve sorgere nelle immediate vicinanze di un grande fiume o di un grande lago. Quanti sono in Italia?
Facciamo solo un esempio: a oggi, la reale portata media annua del Po è di 1473 metri cubi al secondo, ma attualmente i diritti di prelievo delle concessioni (acquedotti, agricoltura, industria, etc) sono pari a 1850 metri cubi al secondo, con un deficit strutturale di quasi 400 metri cubi al secondo, che è alla base delle sempre più frequenti crisi idriche – in particolare nel periodo estivo – degli ultimi anni.
Questo significa, nel caso di costruzione di una centrale atomica in pianura padana, con buona pace di ortaggi e colture pregiate, scegliere di dirottare totalmente verso questo utilizzo l’acqua attualmente destinata all’agricoltura. Dimenticando le tragiche secche del grande fiume nei periodi estivi, quando è maggiore la richiesta di energia elettrica a causa dell’uso dissennato dei condizionatori…
E dimenticando anche che, nel nostro paese, dove ci sono fiumi e laghi in grado di sopportare il consumo idrico di una centrale atomica, ci sono anche, disgraziatamente per loro, le massime concentrazioni di popolazione.
Ma torniamo al business!
L’uranio presente sul pianeta è già sulla “soglia di picco” e destinato a costare sempre più caro nei prossimi due/tre decenni (poi non ce ne sarà più, perciò, bene che vada, l’energia atomica ha una vita residua inferiore al mezzo secolo, a fronte di investimenti enormi per la sua realizzazione, che nessun conto economico serio riuscirebbe mai a giustificare); le nazioni “nucleari” oggi sono quelle che hanno saputo sfruttare i depositi bellici, ottenendo combustibili atomici a buon mercato.
L’energia nucleare, perciò, non potrà mai essere “economica” per il consumatore finale, e quindi salta l’alibi del costo “conveniente” per il consumatore!
Quanto all’ecologicità di un impianto atomico, credo ormai siamo tutti fin troppo coscienti della impossibilità di dare una soluzione allo smaltimento delle scorie radioattive, ma tutto sommato, con una notevole dose di cinismo, se ci fosse qualche effettiva convenienza (che invece purtroppo non c’è) potremmo semplicemente fregarcene e rovesciare il problema sulle spalle dei nostri figli!
A questo punto, sorge spontanea la domanda definitiva: cui prodest?
A chi conviene? Perché i nostri politicanti si affannano a raccontarci montagne di bugie nel tentativo di convincerci che “nucleare è bello”?
Risposta semplice ed elementare: gli unici a garantirsi un’immensa rendita a vita da questa operazione sono i costruttori (guarda a caso, sempre “amici degli amici”), che, oltre alla realizzazione di opere faraoniche (il costo attuale di una centrale è stimato intorno ai 10 miliardi di Euro), si assicurano gli appalti di manutenzione perpetua, altrettanto onerosi per la collettività quanto redditizi per i gestori.
I quali, non essendo egoisti, sicuramente troveranno il modo di essere in perpetuo riconoscenti ai loro padrini, che in questo modo si assicurano, almeno economicamente, la “vita eterna”!
Perchè tutto questo si fa impegnando, oggi, i soldi del futuro; una magia finanziaria che garantisce ai politicanti attuali di mettere le mani sulle risorse economiche dei prossimi decenni, controllandole anche quando non saranno più al governo.
E noi, popolo bue, continuiamo a scandalizzarci per il bungabunga.