Capolavori geniali o follie senza rimedio
Uggioso venerdì di metà novembre. Sfoglio il quotidiano che ho tra le mani, incredulo di quanto sto leggendo. In questi giorni, con la pubblicazione del rapporto sullo statodi salute del nostro pianeta, ogni persona di buon senso credo dovrebbe interrogarsi sui propri comportamenti. Invece pazzi e stupidi, con in testa i guerrafondai a capo di grandi e piccole “potenze”, continuano nelle loro crociate aberranti nei confronti dell’umanità intera. Ormai tutta la comunità scientifica mondiale, con eccezioni sempre meno convinte, dichiara che la predazione umana del patrimonio ambientale è fuori controllo, con devastazioni che hanno da tempo superato ogni capacità di rigenerazione dell’aria, del suolo, delle foreste, delle risorse idriche. I più pessimisti concordano sulla tragica analisi di aver oltrepassato il punto di “non ritorno”, pronosticando al nostro pianeta non più di qualche decennio di autonomia e sopravvivenza; altri, più moderati, dichiarano comunque obbligatoria un’immediata modifica dei nostri modi di vivere, per tentare di rallentare il processo di degenerazione dell’ambiente. La notizia che sto leggendo potrebbe far parte di quell’umorismo fantascentifico che ipotizza scenari futuri assurdi e improbabili, basati sulla distorsione paradossale della realtà, ma il giornale che ho in mano, “La Repubblica” – 10 novembre, pagina 32 – non è solito fare pagine umoristiche. Riporto integralmente quanto letto nell’articolo a firma di Luigi Bignami, perché mi sembra inverosimile e anche per evitare di essere accusato di esagerazioni e metafore che spesso uso, nel mio parlare e scrivere, quando voglio raccontare situazioni che sembrano scaturire da brutti sogni. Purtroppo sono drammaticamente sveglio! “Sarà un’impresa senza precedenti. La Zermatt Bergbahnen, società che gestisce la funivia al Piccolo Cervino in Svizzera, costruirà una piramide in vetro e acciaio alta 117 metri sulla cima della montagna. Lo scopo sarà duplice: far raggiungere a questa vetta quota 4.000 metri (la cima naturale raggiunge i 3.883 metri), e dar modo alle persone di toccare questa altezza senza il minimo sforzo. La gigantesca struttura sarà servita da un ascensore lungo 220 metri, per portare lassù gli ospiti, che all’interno della torre troveranno ristoranti, ambienti multimediali e un albergo che permetterà di dormire a quota 4.000, con un panorama a 360° sulle Alpi. Niente paura per chi soffre di mancanza di ossigeno; sia l’ascensore che i vari ambienti saranno pressurizzati come se si fosse a 2.200 metri… Secondo Heinz Julen, l’ideatore, tutto ciò serve per aiutare l’uomo a concretizzare il desiderio che lo attira verso l’Universo. “Il progetto vuole andare in questa direzione, e vuole essere un luogo dedicato agli uomini e un omaggio al mondo delle montagne.” Secondo Christen Baumann, responsabile di Zermatt Bergbahnen, la struttura diventerà il nuovo simbolo della Svizzera e attirerà turisti da ogni dove. “L’impianto e l’architettura saranno degne della maestosità e dell’unicità tipiche del Matterhorn glacier paradise”. La torre sarà supportata lateralmente da una costruzione a tre gambe; raggiungendo quota 4.000, il Piccolo Cervino diverrà il settantasettesimo quattromila delle Alpi, e ben 38 di queste vette si potranno ammirare da lassù, Monte Bianco compreso. È difficile, veramente difficile lasciarmi senza parole, eppure questa notizia ne ha il potere. Non è una fantasia folle di uno “scienziato” demente, o di un barzellettiere satirico, che immagina cime di montagne invase da distinti vacanzieri in doppio petto e signore ingioiellate avvolte di pelliccia su tacchi astronomici sorseggiare un Bloody Mary, sfidandosi a riconoscere cervini, montibianchierosa e via dicendo. Questo progetto è in fase di attuazione, e vuole addirittura essere il nuovo emblema di quella Svizzera che molti (in gran parte illusi) credono un piccolo eden della cultura ambientale. Lascio a voi lettori, che spero attenti e consapevoli di come siamo in bilico verso una corsa folle a dimostrare la nostra illusoria immortalità attraverso opere come questa, la meditazione su cosa fare per dimostrare che forse le ambizioni di alcuni hanno prevaricato il buon senso comune. Al buon Heinz, che sogna l’universo e gli ambienti pressurizzati in acciaio e vetro, consiglierei di farsi curare per guarire dal delirio di onnipotenza e dal bisogno di realizzare simili “omaggi alle montagne”, e in convalescenza potrebbe prenotare un viaggetto senza ritorno in una capsula spaziale verso qualche asteroide molto, molto lontano da questa povera Terra. Nel frattempo sto guardando casa mia. Dovrebbe essere alta circa 17 metri. Se la portassi a “quota 20” con un sistema di pistoni idraulici, chissà quali orizzonti cosmici potrei ammirare…