Cilento e Vallo di Diano

18 marzo 2020 - 10:16

Per lunghi secoli, la sicurezza del Cilento è venuta proprio dal suo interno: catene montuose a fare da baluardo, strade quasi inesistenti, fiumi a regime torrentizio. Attraversarequeste zone nell’estremo meridione della Campania, oggi come allora, è una continua emozione che si esalta con un alternarsi di stati d’animo, momenti in cui s’intrecciano stupori e meraviglie nel continuo incanto e nelle suggestioni offerte da quegli isolati borghi montani che emergono tra i profumi e i colori di questa meravigliosa natura mediterranea. Nel Parco Nazionale del Cilento-Vallo Diano spiccano le catene montuose degli Alburni, del Cervati e del Sacro-Gelbision, fino a giungere lungo quei tratti di costa ancora intatti come la Baia di Punta degli Infreschi. Le montagne del Cilento sono parte viva nell’animo delle genti ove i pastori sono i “padroni” ed esplicano, attraverso particolari rituali identificabili nel linguaggio, nelle gesta e nella musica, quella accanita devozione per le immagini sacre da cui l’elevazione di cappelle e santuari. Oggi la presenza di nuove strade di comunicazione ha isolato l’antico sistema viario, tortuoso e impraticabile, che un tempo era articolato intorno agli altipiani o nelle vallate e che collegava passi e valichi d’importanza strategica, oppure evidenziava una straordinaria varietà di scorci paesistici sia verso la costa che nell’interno. Alcuni di questi, come il Passo della Sentinella o la Sella del Corticato, testimoniano, ancora oggi, come il sistema degli accessi in questo territorio montuoso fu governato con estrema prudenza fin dall’antichità. Un isolamento che favorì, molto spesso, quegli insediamenti religiosi che si richiamavano non solo ai santuari rupestri e a quei conventi e monasteri sparsi tra colline e vallate, ma anche a piccole chiese arroccate su inaccessibili e tortuose creste montuose. In alto, nel cielo, non è raro veder volteggiare grandi esemplari di picchio nero, poiane, corvi e gracchi. Al suo interno il Parco conserva ambienti segreti e misteriosi, mentre lungo i litorali il paesaggio, pur cambiando, si accresce di nuove e diverse suggestioni: pareti a strapiombo, scogliere rocciose e spiagge bianche contro cui s’infrangono le profumate onde di un mare così incredibilmente azzurro. Un mare che nasconde incantevoli fondali marini i quali rispecchiano crinali montuosi che in essi precipitano; luoghi in cui le chiare, fresche e cristalline acque di fiumi e torrenti fanno da colonna sonora alle magiche foreste dove è ancora possibile trovare i sottili e intensi legami tra le attività tradizionali cosiddette “povere”. Restano ancora vivi i “segni” dell’isolamento ultrasecolare che ha portato al consolidarsi di usi e di costumi che , ancora oggi, costituiscono quel prezioso patrimonio di cultura popolare che contraddistingue il Cilento.

Il Cilento del gusto e dei manufatti
La forte realtà contadina della regione cilentana contribuisce al mantenimento di una tradizione enogastronomica di primo livello. Ogni cascina presente sul territorio crea, a seconda della tipologia, una serie di prodotti tipici lavorati secondo tradizioni secolari. È questo il caso della gustosa soppressata di Gioi la cui produzione risale al 1835, oppure il tipico Cacioricotta ottenuto con il latte misto di capra e pecora. Il Parco del Cilento è inoltre una zona dove crescono i deliziosi fichi bianchi con la classica buccia color giallo-verde e una polpa dolce dal sapore zuccherino. Non dimentichiamo poi i fitti castagneti e l’attività passionale degli apicoltori che regala ogni anno un miele delizioso utilizzato per confezionare dolci tipici come le zeppole fritte e gli struffoli. Tutte queste bontà possono essere “innaffiate” da ottimi vini DOC del Cilento, come l’Aglianico e i DOC prodotti a Castel San Lorenzo. Presenza costante, ovunque si guardi, è quella dell’ulivo Cilentano (o “Pisciottano”) che produce una squisita qualità olearia degustata sulle tavole di tutto il mondo. Un’altra attività apprezzabile nell’area del Parco è quella dell’artigianato: ci sono artisti che eccellono nell’uso dello scalpello, come maestri scalpellini della Valle di Diano e gli artigiani della pietra di Centola. Lavori di grande prestigio provengono dai ceramisti di Montestella e del Mingardo, i cui lavori ricalcano le fogge che davano gli artisti della Magna Grecia.

Luoghi d’arte incantati
Oltre al piacere della tavola, il Parco del Cilento è ricco di emergenze monumentali, tra queste spicca su tutte la Certosa di Padula, detta anche Certosa di San Lorenzo: la sua rilevanza è sottolineata dal fatto che l’intero sito è stato dichiarato monumento nazionale italiano. Vanta 450 anni di storia e custodisce tesori preziosi come il chiostro, la biblioteca e un fantastico pavimento decorato da mattonelle in ceramica di Vietri. Se ci spostiamo più verso la costa troviamo uno dei siti archeologici più importanti al mondo: Paestum. I tre principali templi – di Hera, di Poseidone e di Atena – si affacciano sul mare in tutta la loro bellezza; inoltre, per rendere il paesaggio ancor più affascinante, di notte s’illumina un percorso guidato con un gioco di luci mozza fiato. Qui, nel Cilento, l’uomo ha eretto opere d’arte immortali, però anche la natura crea qualcosa di ancor più emozionante: al di fuori di ogni schema umano l’erosione dell’acqua scava a suo piacimento scenari incredibili, come le grotte, nella fattispecie quelle di Castelcivita. L’antro più bello e misterioso è sicuramente la grotta di Bertarelli, una cupola di pietra che introduce a diverse stanze, una più bella dell’altra.