Come un vecchio amico rientro in Cortona dalla porta di via Guelfa, quella di Sant’Agostino, aperta nel lato basso della cinta muraria! Qualche anno è passato dai tempi della scuola, ma ricordo bene la ripida via che porta diritto al cuore palpitante dell’antico borgo. Il dedalo di vicoli e viuzze ancora del tutto medievali dà il benvenuto al viaggiatore: un benvenuto tranquillo, rispettoso, senza il caos di un traffico che qui è del tutto limitato. Infatti, il centro ha conservato integro il tessuto urbanistico medievale fatto di stretti vicoli e alti palazzotti in pietra arenaria cui si assommano alcuni palazzi rinascimentali abbracciati dalla cerchia muraria tipicamente medievale con torri, baluardi e porte ancora guarnite di portali lignei, mura che appoggiano sulla preesistenza etrusca di cui restano vari tratti ben riconoscibili.
Entrando da oriente, oltre il parterre, un ampio spazio verde di ritrovo, e piazza Garibaldi da dove si gode un panorama bellissimo sulla valle e sul Trasimeno, si percorre via Nazionale, il corso principale, spina dorsale della città che proietta sulla piazza della Repubblica dominata dalla mole austera del duecentesco palazzo Comunale introdotto da una soleggiata scalinata e sovrastatati dalla torre dell’orologio. Sulla stessa piazza, di fronte, il palazzo del Capitano del Popolo. Sulla sinistra del palazzo comunale scende la via Guelfa, dove incontriamo l’importante complesso di Sant’Agostino, con chiesa romanico-gotica. Imponente il palazzo Mancini, del 1533 che ospita la sede centrale della Banca Popolare di Cortona, fondata nel 1881 ed è il fiore all’occhiello dell’economia di tutta la val di Chiana. A destra del palazzo comunale ci si collega all’altra piazza importante che è quella dedicata a Luca Signorelli, grande pittore del rinascimento, allievo di Piero della Francesca. Qui la fa da padrone palazzo Casali, la residenza dei signori di Cortona nel XIV sec., poi palazzo Pretorio che, pur con i rifacimenti del ‘600, conserva ancora, delle origini del XIII sec., parte del cortile interno e le mura dove sono affissi molti stemmi di antichi signori oltre a quelli dei Medici che dal XV sec. hanno governato la città. Oggi il palazzo è sede del Museo dell’Accademia Etrusca (info: 0575. 630415) che si è formato fin dal 1727 e conserva importanti reperti frutto di scavi e ritrovamenti della zona. Caratteristica del museo è il carattere eterogeneo delle opere, raccolte grazie al contributo e alle donazioni delle famiglie nobili cortonesi. Il museo conserva fra i diversi reperti, uno straordinario corredo funebre in oro rinvenuto nei recenti scavi del Sodo, una piccola frazione di Cortona e la famosa “tavola cortonese” che ha permesso di dare una certa interpretazione alla scrittura degli etruschi. Altrettanto importanti i reperti della civiltà dell’antico Egitto: con sarcofaghi decorati, mummie e altri oggetti. Sulla piazza possiamo ammirare anche il teatro Signorelli, che ospita importanti appuntamenti di spettacolo nel corso dell’anno, con un interessante cartellone per la stagione invernale. Scendendo sul lato destro del palazzo Casali, si arriva nella piazza del duomo, che si appoggia direttamente sulla mura esterne, sul lato ovest della città e dalla quale si spazia sulla val di Chiana verso l’aretino. Sulla destra il duomo, la cattedrale di Santa Maria, edificato su preesistenza paleocristiana, forse un lavoro di Giuliano da Sangallo o comunque della sua scuola, ha subito vari rifacimenti in epoche diverse anche se resti della facciata romanica restano ben visibili in quella attuale. All’interno tre navate con colonne in pietra e volta a botte. Sul fianco destro un bel porticato con portale del XVI sec. Di fronte al duomo la chiesa del Gesù, sede fino al ‘400 della Confraternita del Santissimo Sacramento del Buon Gesù e che ospita oggi Museo Diocesano (info: 0575. 62830), tra i più importanti della Toscana, dove si trovano le opere migliori raccolte nelle chiese di tutta la diocesi, ricco di arredi sacri con preziosi reliquiari e tessuti, e di capolavori della pittura italiana del Trecento e Quattrocento, con opere del Beato Angelico, Pietro Lorenzetti Luca Signorelli e Bartolomeo della Gatta fra i principali. Si può completare questa breve panoramica risalendo a piedi per le strette viuzze, verso la sommità del colle: girando per i vicoli si incontrano ancora interessanti chiese come San Francesco, del XIII sec., nel cuore della città, oggi in restauro, che conserva reliquie della Sacra Croce; San Cristoforo, piacevole chiesetta medievale proprio dentro Porta Montanina, fino a raggiungere il santuario di Santa Margherita, situato su un pianoro sopra la città: è una costruzione neogotica che accoglie la salma della Santa di Cortona morta nel 1297. Infine, poco sopra, la fortezza del Girifalco chiude le mura a nord-est, dopo un perimetro di oltre tre chilometri. La fortezza, edificata dai Medici nel 1556 sulla preesistente rocca trecentesca, è sul punto più alto del colle. Subito fuori le mura, dalla parte orientale, vale la pena di soffermarsi alla chiesa di San Domenico, dalla veduta tardo gotica e dove soggiornò il Beato Angelico. Scendendo più in basso, verso Camucia, si incontra la Madonna delle Grazie al Calcinaio, frutto del pieno Rinascimento, a cavallo tra ‘400 e ‘500, opera di Francesco e Simone di Giorgio Martini, con importante pianta a croce latina e cupola ottagonale. Stesso ambiente ma sul lato opposto, sul versante ovest, la chiesa di Santa Maria Nuova, tardo rinascimentale, a pianta quadrata con cupola opera in parte del Vasari. Dobbiamo poi percorrere qualche chilometro per raggiungere una perla del francescanesimo: l’Eremo delle Celle, un complesso edificio incastonato nella montagna, immerso nel verde della boscaglia e fondato dalla stesso San Francesco tra il 1211 e il 1221. Qui il Santo si fermava nel corso dei suoi spostamenti per la predicazione: in alternativa al percorso Assisi-La Verna che seguiva la parallela direttrice Valtiberina, con quello da Assisi alle Celle di Cortona si portava ad Arezzo, Siena e Firenze.
Il territorio, attraversato dal fiume Clanis, che dà il nome alla vallata, era presumibilmente abitato già in epoca remota: testimonianza ne sono i ritrovamenti di età neolitica e villanoviani (conservati nel Museo dell’Accademia Etrusca). L’etrusca Curtun avvolge le sue origini nel mito, tanto che Virgilio la fa risalire a Corito, padre di Dardano futuro fondatore di Troia: naturalmente non ci sono riscontri oggettivi! In età etrusca poi la città si sviluppa fino a concorrere con altre “lucumonie” come Orvieto e la più vicina Chiusi: gli imponenti resti delle mura e tutti i ritrovamenti ne indicano lo spessore civile e culturale raggiunto. La città domina una vallata resa fertile grazie all’opera ingegneristica che convoglia le acque del Clanis in una fitta rete di canali per l’irrigazione: è il granaio dell’Etruria, che tale resta anche in epoca romana. Per Roma la vallata è anche un importante nodo naturale di comunicazione: il fiume, era un rilevante affluente del Tevere, che permetteva di spostare merci e persone e la valle era un passaggio obbligato verso la capitale per chi non utilizzava la viabilità costiera. Così Cortona diviene già dal IV sec a.C. una città che gravita completamente nell’orbita romana. E quanto fosse importante e ricca la val di Chiana lo testimonia anche il passaggio di Annibale, che qui rifornisce il proprio esercito prima di sconfiggere i romani nella battaglia al vicino lago Trasimeno. La prosperità termina però con la fine dell’Impero di Roma: secoli di abbandono e mano libera a tutte le scorrerie trasformano l’ambiente: il fiume senza più cure rende la valle paludosa e malsana, la popolazione diminuisce e trova rifugio e sostentamento nelle colline. E’ verso il mille che Cortona recupera una certa forza proprio per la sua posizione strategica. Dopo un periodo (nel XII e XIII sec.) in cui si afferma come libero e prospero comune, la città si trova sotto la signoria dei Casali. E’ del 1325 l’elezione a sede vescovile, che detiene tuttora congiuntamente alla Diocesi di Arezzo-Sansepolcro. Infine nel 1411 non viene risparmiata dall’espansione della stato fiorentino e, da allora, rimarrà nei possedimenti di Firenze. Lo stato fiorentino l’arricchirà dei palazzi rinascimentali e della fortezza del Girifalco che ne sottolinea l’importanza quale città di confine con lo Stato della chiesa. Fu poi il Granduca Leopoldo, nel XVIII secolo, nel contesto delle sue riforme che ne fecero uno dei sovrani più illuminati d’Europa, a dare il via alle bonifiche della vallata, riducendo il fiume entro i margini dell’odierno Canale della Chiana e restituendo al territorio la sua antica fertilità. Questo ha permesso a Cortona di ritrovare la sua antica e naturale vocazione agricola con la produzione di cereali, olive e uva e l’allevamento dei bianchi buoi appunto di razza “chianina”.