Dolceacqua

18 marzo 2020 - 10:08

Dominata da un pittoresco e ben conservato castello, con la torre circolare risalente addirittura al XII sec., Dolceacqua fu caposaldo del feudo dei Doria.

Ai piedidel baluardo difensivo, divenuto poi con il tempo una elegante dimora patrizia fortificata, scendono i tetti di Terra, quartiere di origine medievale. Un suggestivo ponte a schiena d’asino, ad unica arcata, lo collega all’altra frazione, altrettanto antica: Borgo, dove sorge il settecentesco oratorio di San Sebastiano.

Questo santo viene festeggiato alla fine di gennaio in maniera alquanto singolare: un albero d’alloro ornato di ostie colorate viene portato in processione tra le vie della cittadina, fino alla chiesa tardo-medievale di San Giorgio, dove nella cripta sono ubicate le tombe della famiglia Doria.

Il borgo medioevale estende ai turisti l’invito ad una visita al dettaglio, lungo i vicoli che conducono in alto, sino al Castello dei Doria, capolavoro d’ingegneria militare del Cinquecento, residenza patrizia, fortificata in età rinascimentale. Incendiato, saccheggiato, danneggiato, teatro di battaglie e luogo dove si tramarono intrighi, il mastio oggi rappresenta un contenitore di iniziative culturali, mostre e spettacoli, ospitati nel cortile centrale e nei locali affrescati.
 
Dolceacqua, incantevole soggetto per le tele di Claude Monet, conserva la sua atmosfera medioevale presentando angoli di suggestione – dove il tempo sembra essersi fermato – che ancora oggi ispirano la sensibilità di artisti, ideale cordone ombelicale tra passato e presente, all’insegna del gusto del bello.

Ma non si tratta solo di artigiani, pittori e scultori: anche di virtuosi delle tecnologie digitali e della fotografia tridimensionale, come Eugenio Andrighetto, pronto a stupire chiunque faccia visita alla sala di proiezione del Visionarium 3D, posta all’inizio di Vicolo Cassini.

Anche altri artisti e artigiani non sono rimasti indifferenti al fascino di Dolceacqua, tanto che oggi le loro botteghe si susseguono tra vicoli e piazzette. Scarpinando per il borgo si  avverte anche l’odore del mosto, pronto a svelare la presenza di umide cantine di Rossese, dove degustare il nettare a denominazione d’origine controllata. Qui, il vino di Dolceacqua acquista il suo carattere finale: un colore rosso rubino, profumo vinoso e intenso, sapore morbido e aromatico.