…spacciandola come una, seppur tardiva, rincorsa alla produzione di energia pulita, a basso costo, immediatamente fruibile.Dei tre target, nessuno è realistico né centrabile: sulla pericolosità e infinita difficoltà dello stoccaggio delle scorie ormai si sa quasi tutto, sul costo dell’energia nucleare pure, di gran lunga superiore a quello attuale se si prende in considerazione un serio programma di smaltimento dei rifiuti radioattivi sul lungo periodo, e sulla “immediata fruibilità” le stime danno almeno vent’anni di gestazione prima di vedere il primo Kwh uscire da un impianto nucleare.Nonostante questo, sempre i Nostri fanno spallucce sostenendo che comunque non ci sono alternative, e che, ancora una volta, dovranno scendere in campo le grandi imprese di costruzione, con annessi e connessi, per costruire i golem nucleari capaci di garantirci il futuro!Casualmente, sempre le stesse che stanno arrancando nell’alta velocità e in tutte le “incompiute” che caratterizzano, negativamente, il nostro malconcio paese.Purtroppo, la comunicazione globale ha difetti ma anche grandi pregi, come quello di portare a conoscenza del pubblico le strategie internazionali su politica, economia, finanza, ambiente, e rendere immediatamente riconoscibili i bluff dei Nostri.Che, da qualsiasi sponda e colore provenissero, nonostante i proclami hanno sempre “schifato” qualsiasi approccio serio e concreto alle energie rinnovabili, bollandole come fantasiose filosofie di eccentrici e bizzarri visionari.A partire da quel certo Rubbia Carlo, Premio Nobel, sostenitore del sole come “motore” per l’energia del futuro, cacciato dalla presidenza dell’ENEA nel 2005 durante il secondo governo Berlusconi per aver criticato le umiliazioni inflitte dalla politica nostrana alla ricerca scientifica nel nostro paese, e ora a capo del CIEMAT (omologo spagnolo dell’ENEA) col quale sta sperimentando impianti termodinamici derivati dall’energia solare.Si sono sempre difesi, i Nostri, sostenendo che se realmente si potesse ricavare energia da fonti rinnovabili come il sole, qualcuno ci avrebbe sicuramente già provato.Ignorando o fingendo di ignorare, sempre i Nostri (di qualsiasi schieramento o colore siano, perché in ogni caso gli interessi corporativi e le lobbies di potere economico da sostenere sono sempre le stesse), che un paese come la Germania, nonostante un’insolazione annuale neppure paragonabile a quella dell’Italia, con la diffusione su larga scala dei pannelli fotovoltaici nelle abitazioni civili, già oggi è in grado di produrre notevoli quantità di energia che viene immessa nel circuito comune.La boutade che liquidava come inutile e irreale ogni dibattito sul tema era che comunque non si sarebbe mai potuto sostenere un progetto su vasta scala per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Fino a ieri i Nostri hanno cercato di costruire bugie sul problema energetico cercando di tutelare i feudi e intrallazzi delle grandi aziende che storicamente hanno fatto la “storia”, non solo economica, della nostra giovane democrazia. Oggi non è più possibile. E’ di questi giorni la notizia che una cordata di 20 grandi compagnie tedesche si sta muovendo ed organizzando per costruire nel giro di 15/20 anni un mega impianto a pannelli solari nel cuore del Sahara, capace di generare 100 GW di energia, che diventerebbe il più grande del mondo.L’impianto sarebbe costituito in realtà da più snodi di una ampia rete geografica, disposta all’interno di più stati politicamente stabili. Questa sorta di mega griglia fotovoltaica convoglierebbe l’energia fino all’Europa, dove essa verrebbe utilizzata, ma sarebbe utilizzato anche da tutte le nazioni in via di sviluppo che lo ospiteranno.DESERTEC, La sfida dell’energia nel terzo millennioI numeri presentati pochi giorni fa all’opinione pubblica internazionale sono da capogiro: – 400 miliardi di Euro di investimento, spalmati nei prossimi 40 anni, fino al 2050; – il progetto prevede la produzione di energia elettrica derivata da pannelli fotovoltaici collocati su un’area di qualche chilometro quadrato nel cuore del più grande deserto del pianeta;– l’obiettivo è di produrre tra il 15 e il 30% del fabbisogno energetico del continente europeo.A sbugiardare l’ironia dei Nostri rispetto allo sfruttamento dell’energia prodotta dal sole ci sono i nomi dei finanziatori di questo progetto: non eccentrici megalomani a caccia di un sogno irrealizzabile, ma i giganti del credito e dell’energia Made in Germany. Capofila del progetto di investimento è Munich Re, una delle maggiori compagnie assicurative tedesche, ma il programma coinvolge compagnie come la Siemens, la Deutsche Bank e il gigante energetico E.On.Tutti nomi che ben poco hanno a che fare con la beneficenza e la solidarietà, e che nel progetto hanno intravisto grandi possibilità di guadagno.Ma perché investire lontano?Curiosamente, le voci di dissenso arrivano ugualmente dalla Germania, ma non per i motivi, dubbi, perplessità e diffidenze che i Nostri sono soliti propinarci; il socialdemocratico tedesco Hermann Scheer, vincitore del Premio Nobel Alternativo concessogli per il suo impegno nell’ambito dell’energia solare, critico verso il progetto Desertec, semplicemente afferma: “Perché cercare lontano le fonti energetiche, quando quello che ci serve è così vicino?” Scheer sostiene, infatti, che i pannelli solari sui tetti tedeschi riusciranno presto a produrre abbastanza energia da coprire il fabbisogno nazionale.Ma l’autosufficienza energetica della Germania grazie ai pannelli sulle case tedesche non è certo l’obiettivo di un pool di aziende pronte a investire 400 miliardi di Euro; il vero target è la vendita di energia a tutti quei paesi europei che, a causa di scelte sbagliate, si trovano oggi e sempre più in futuro dipendenti da forniture esterne. L’Italia in prima fila che, oltretutto, si trova esattamente sulla linea di passaggio del gigantesco elettrodotto che dal Sahara porterà energia prodotta dal sole nel cuore della vecchia e fredda Europa. E come al solito noi saremo sempre e solo debitori.Ma questo interessa poco a governanti occupati solo a tutelare le speculazioni degli “amici del quartierino” di turno. Dall’utopia alla realtàIl Prof. Arnulf Jaeger-Walden ha esposto durante l’European Open Forum di Barcellona il suo studio sullo sfruttamento dell’energia solare nel deserto del Sahara. Secondo la ricerca, una distesa di alcuni chilometri di pannelli solari nel deserto africano è in grado di soddisfare l’intero fabbisogno energetico europeo in modo pulito. Il progetto prevede la costruzione di immensi parchi solari che sarebbero in grado di produrre energia elettrica tramite cellule fotovoltaiche o con l’attivazione di turbine ad acqua calda, sfruttando la luce e il calore del sole nell’ambiente desertico, fino a 2,7 volte più potente dell’energia liberata in zone temperate. Secondo Jaeger-Walden è sufficiente assorbire lo 0,3% della luce solare del Sahara per produrre energia pulita per tutto il vecchio continente. Per trasportare in Europa l’intera mole prodotta, attualmente si ipotizza un carico di 100 GW, si utilizzerebbero i cavi Hdvc, ad alto voltaggio, con i quali si avrebbero poche dispersioni lungo il tragitto.La politica dello scambioLa creazione di questo gigantesco elettrodotto non è a senso unico, ma, in una visione più estesa e “aperta”, mette in rete ogni risorsa per ottimizzare le produzioni e diminuire gli sprechi.Un sistema di trasferimento dell’energia su così vasta scala consentirebbe di creare una rete per lo scambio di energia rinnovabile: eolica dai paesi del Nord ricchi di vento come Gran Bretagna e Danimarca, geotermica dall’Islanda, solare dal Sahara ma anche tutte le micro forniture di energia prodotte dai pannelli fotovoltaici familiari.È evidente che un simile principio “democratico” di distribuzione dell’energia sia inviso alle aziende che invece pretendono di monopolizzare in modo speculativo la gestione e vendita di questo bene primario, come accade in Italia.La stima sui costi dell’energia così prodotta si aggira intorno a 15 centesimi per ogni Kw/h, inferiore a quanto oggi paga in media il consumatore.Curiosamente, almeno a quanto riferisce il quotidiano inglese Guardian, tra i maggiori estimatori del progetto Desertec ci sono il premier britannico Gordon Brown e il presidente francese Sarkozy, a dispetto della sbandierata propensione, almeno secondo i Nostri, della Francia nel futuro nucleare, che invece anche in questo paese sta lentamente ma inesorabilmente per essere accantonato.Alla fine, i Nostri e tutti noi, nostro malgrado, rimarremo gli unici forzati estimatori di una tecnologia, quella nucleare, che per gli altri ormai appartiene al passato e dovrà essere sostituita da fonti più pulite e sicure. E, come sempre, saremo noi cittadini chiamati a pagare costi speculativi per quello che dovrebbe essere semplicemente un diritto sociale, da gestire nel rispetto dell’ambiente e delle generazioni future, e che invece la nostra politica continua ad ignorare.Un ultimo, visionario dato conferma che una installazione di pannelli solari nel Sahara su una superficie pari a 300.000 chilometri quadrati sarebbe sufficiente per soddisfare il bisogno energetico mondiale. Solo un’idea oggi, una realtà probabile in un futuro non troppo lontano. In cui l’Italia, una volta ancora, per ottusità politica rischia di essere solo spettatrice.