Regione: Liguria
Provincia: Imperia
Lunghezza dell’itinerario: 36 chilometri
Intrapresa la provinciale che tra Ventimiglia e Bordighera risale la Val Nervia, e superati gli abitati di Camporosso, Dolceacqua e Isolabona, dopo circa 15 km si giunge ad Apricale un luogo racchiuso tra la montagana e il cielo. Aprico, ombroso, cioè “esposto al sole” e “immerso nell’ombra”. Sono due aggettivi di origine latina che diventano toponimi di borghi collinari diversamente illuminati dal sole a seconda del versante vallivo su cui sorgono; Apricale è il paese “al sole” per antonomasia e per capirne il motivo basta raggiungerlo, superando qualche tornante e fiancheggiando la cima del Monte Bignone (1299 m), sullo sfondo.
Dopo l’ultima curva ci appare l’immagine di tante case aggrappate su un crinale scosceso, che paiono quasi sostenersi l’una all’altra. Apricale conserva ancora i resti dell’antico Castello della Lucertola distrutto per mano del Vescovo Agostino Grimaldi nel 1523.
L’entrata era fiancheggiata da due torri quadrangolari, una delle quali è stata trasformata in campanile e l’altra è stata adibita ad abitazione privata; dal secolo scorso il piazzale del castello è stato trasformato in giardino pensile. Attualmente una piccola parte dell’edificio è diventata un’area espositiva.
Orari di apertura del Castello e museo. Estate: 15-19 escluso il lunedì (maggio/giugno), 16-19 / 20-22 (luglio/agosto, la domenica anche 10,30-12). Inverno: 14-18 escluso il lunedì (la domenica anche 10,30-12). Un’altra bella caratteristica artistica di Apricale sono i dipinti murali sparsi sulle pareti di numerose case del centro, Municipio in primis.
Dipinti negli anni ‘60 e ‘70, sono piccole visioni di natura, persone, colori; finestre aperte su mondi di fantasia che raffigurano scene contadine, la storia del borgo e paesaggi ponentini, allargando gli orizzonti raccolti dei vicoli in pietra. Lasciata Apricale si prosegue lungo la provinciale che in breve raggiunge Baiardo. Immense distese di ulivi, colline fittamente coperte da boschi di pini e ancora fasce coltivate a vigna: questo è lo scenario che circonda il piccolo borgo di Baiardo.
Il panorama colpisce ed emoziona allo stesso tempo spaziando dalle cime più alte delle Alpi Marittime, fino al mare, verso la Costa Azzurra. Spesso viene definita come “un’ariosa finestra” sulla Val Nervia e non è un caso. Avamposto fortificato importante della contea di Ventimiglia prima e della Repubblica di Genova poi, Baiardo si compone di due nuclei distinti: il borgo medioevale, racchiuso attorno al castello, fu abbandonato dopo il terremoto del 1887 e ricostruito più in basso.
Nella nuova chiesa parrocchiale di San Nicolò di Bari (costruita nel 1893) è custodito un polittico con la Madonna e i Santi, firmato da Francesco da Verzate risalente al 1465. Sul sagrato, nel giorno della Pentecoste, si svolge la Festa della Barca.
Anche qui si produce un ottimo olio extravergine di oliva e si coltivano fronde verdi; la cucina, semplice ma davvero gustosa, non ha nulla da invidiare a quella più elaborata: tra i piatti tipici di Baiardo ricordiamo la torta al brusso (formaggio dal sapore molto forte), ed il Ciasùn, torta alle erbe, cotta nel forno a legna. Lasciata Baiardo, si prosegue in direzione di Ceriana lungo la strada che riporta sulla costa in prossimità della periferia orientale di Sanremo.