Sulle acque del Verbano

18 marzo 2020 - 10:05

Regione: Piemonte
/ Lombardia

Provincia: Novara
/ Varese / Verbano Cusio Ossola

Lunghezza
dell’itinerario: 59,5 chilometri (in navigazione)

Partiamo dunque da
Arona. Prima di imbarcarci (l’imbarcadero è in Corso della
Repubblica, all’estremità opposta rispetto alla stazione
ferroviaria), facciamo una breve passeggiata per le strade del borgo.

La cittadina ha origini antiche, come testimoniano i reperti
conservati nel locale Civico Museo Archeologico in Piazza San
Graziano (info: 032248294) ed in età medievale rappresentava uno
dei più importanti centri del traffico commerciale tra la Pianura
Padana e l’area dell’attuale Canton Ticino. La memoria di questa
antica vocazione si conserva ancora nella annuale Fiera del Lago
Maggiore (www.fierarona.it), che si svolge qui tra maggio e giugno.
Il nucleo del borgo medioevale è a tutt’oggi ben conservato.

Il
centro della vita civile e commerciale è Piazza del Popolo, che si
segnala per la presenza della quattrocentesca Casa del Podestà, con
un bel porticato ad archi ogivali sovrastati da tondi con busti in
terracotta. Dalla piazza si apre una bella vista sul lago e sulla
Rocca di Angera sull’ opposta riva lombarda. Arona è
dominata dalla mole della statua cosiddetta del San Carlone dedicata
a Carlo Borromeo, cui è possibile giungere da una strada panoramica
a partire dalla statale 33.

Tornati al punto d’imbarco salpiamo e,
lasciataci alle spalle la monumentale sagoma del San Carlone
benedicente, iniziamo il nostro itinerario solcando questo primo
breve spazio d’acqua che ci separa dalla sponda lombarda, dove ci
attende il borgo di Angera.

Il volto che la cittadina presenta a chi
arriva dal lago è elegante, punteggiato di ville che si affacciano
sull’ampia riva e dominato dalla sagoma medievale della Rocca
Borromeo che si erge su uno sperone di roccia calcarea. Lasciato
l’imbarcadero in Piazza della Vittoria, è possibile percorrere
l’ampio lungolago ornato con doppi filari di ippocastani o sostare
in uno dei caffé all’aperto che si trovano sui prati in riva al
lago dove ci si può rilassare con la vista dell’isolotto
Partegora, coperto da canneti, magari sorseggiando il tipico amaro
qui distillato.

La maggiore attrazione di Angera è la medioevale
Rocca Borromeo (info: 0331931300); probabilmente già esistente a
partire dalla fine dell’XI secolo, fu oggetto di contese tra
importanti famiglie (Visconti, Torriani), prima di passare
definitivamente alla famiglia Borromeo nel 1449. La Rocca si
raggiunge a piedi da Piazza della Parrocchiale.

Dalla torre
d’ingresso è possibile salire ad un cortile terrazzato noto come
il Belvedere, da dove si gode un bel panorama su questa parte di
lago. Gli interni della Rocca e la loro articolazione raccontano la
storia delle famiglie che vi si sono succedute: esistono infatti
un’Ala Borromeo, un’Ala Viscontea ed un’Ala Scaligera, ma lo
spazio artisticamente più pregevole è la cosiddetta Sala della
Giustizia, sormontata da volte a crociera, che conserva un prezioso
ciclo di affreschi duecenteschi che riproducono la vittoria dei
Visconti nella Battaglia di Desio del 1277, con le gesta militari
associate ai vari segni zodiacali.

L’Ala Scaligera è occupata dal
Museo della Moda Infantile, mentre le sale al piano terra dell’Ala
Viscontea e una parte dell’Ala Borromea ospitano il curioso Museo
della Bambola (info: 0331931300). Ci imbarchiamo ancora e ci
dirigiamo verso Belgirate, sulla sponda piemontese.

Per la
prima volta da quando siamo partiti, superato il promontorio a nord
di Angera e lasciatolo alla nostra destra, percorriamo un braccio più
ampio del Verbano, che ci dà finalmente una più chiara visione
delle sue dimensioni. Il nostro approdo è ancora una volta un
piccolo e grazioso borgo che si adagia leggero sulla collina detta
Motta Rossa. Anche Belgirate ha una parte alta antica che si
caratterizza per piccole case con logge e piccoli portici.
Interessante anche la chiesa romanica di S. Maria del Suffragio che
risale all’undicesimo secolo, con un sagrato a vista panoramica sul
Lago Maggiore.

Nella parte bassa troviamo invece Villa Treves, dal
nome dell’Editore che la acquistò nel 1892 e che divenne luogo
d’incontro di alcuni tra i più importanti scrittori italiani, da
Verga a D’Annunzio a Boito. Il borgo ha una notevole tradizione
marinara.

Qui fu fondata infatti la prima società remiera italiana,
nel 1858. Lasciata la sagoma del Campanile romanico alle nostre
spalle ci dirigiamo verso Stresa. Prima di giungere
all’approdo possiamo osservare sulla nostra sinistra i colori caldi
delle fioriture dei giardini botanici e della facciata di Villa
Pallavicino
(info: 032331533, aperta da marzo a ottobre
www.parcozoopallavicino.it), costruita nel 1850 e raggiungibile via
terra attraverso la SS 33 da Stresa ad Arona. Approdiamo alla “perla
del Verbano”, la “grande dame” della villeggiatura sul Lago,
favorita dalla sua posizione invidiabile sull’antistante braccio di
Verbano noto come Golfo Borromeo.

Da qui la vista può
spaziare a sud fino alle verdi pendici del Mottarone (1491 m), a nord
fino al promontorio di Verbania e Piana del Toce – dove scese
l’ultima glaciazione delle Alpi – che danno emozionante mostra di
sé sullo sfondo. Al centro del Golfo lo spettacolo dell’arcipelago
delle Isole Borromee. Scendiamo dall’imbarcadero che si trova in
posizione centrale in Piazza Marconi. Tra gli edifici interessanti
vanno ricordati quelli di alcuni storici grand hotels (Grand hotel
des Iles borromees, l’Hotel Regina Palace). Subito dietro
l’approdo, l’ex Villa Ducale (1770), oggi Centro Internazionale
di Studi Rosminiani.

La ragione principale per cui si arriva fin qui
è di vivere l’incantato piccolo arcipelago delle Borromee, che
prende il nome dalla famiglia di nobili che ha segnato la storia di
questi luoghi e che ci apprestiamo a visitare. Così, dopo aver
assaggiato una Margheritina (tipico biscotto della tradizione
dolciaria di Stresa, al profumo di vaniglia), salpiamo alla scoperta
del Golfo con uno dei numerosi collegamenti disponibili (oltre ai
battelli di linea vedi anche da Carciano di Stresa: info 0323934377,
www.stresa.net/lido2000).

Quasi subito incontriamo a breve distanza
da Stresa l’Isola Bella. Ci avviciniamo con la lentezza
propria della navigazione ai giardini terrazzati che si presentano
come una sorta di anticamera immaginata dall’uomo e ornata dalla
natura al Palazzo Borromeo.

La forma stessa dell’isola, così come
ritagliata dall’architettura del giardino, sorprende il viaggiatore
che arriva dall’acqua. Chi progettò i Giardini (info: 032330556,
aperti da fine marzo a fine ottobre) diede all’isola la forma di un
vero è proprio vascello ancorato nel Golfo.

L’origine del nome è
legato alla sua storia. Carlo III Borromeo, che nella prima metà del
Seicento volle modellare l’Isola coi giardini ed il Palazzo in
stile barocco lombardo, decise di chiamarla così in omaggio alla
moglie Isabella d’Adda. Tra le curiosità del Palazzo ricordiamo la
Sala di Napoleone, così detta perché qui l’imperatore pernottò
con Giuseppina nel 1797, ma è passeggiando all’esterno che il
visitatore può vedere il golfo da un altro punto di vista,
immergendosi in questo giardino fatato disposto su dieci terrazze
degradanti abbellite da vasche e fontane, fiorite di pompelmi,
aranci, magnolie, camelie.

Da visitare anche il più piccolo ed
intimo Giardino d’Amore, sulla punta orientale, disegnato con
quattro aiuole e delimitato da tassi secolari. Lasciata Isola Bella
approdiamo all’Isola Madre, così chiamata in omaggio alla
madre di Renato I Borromeo, Margherita Trivulzio.

Anche qui troviamo
un palazzo cinquecentesco ed un Giardino Botanico (info: 032331261,
aperto da fine marzo a fine ottobre) fra i più importanti in Italia
e nel quale, dato il particolare microclima, è resa possibile la
crescita di piante rare e fiori esotici. Inoltre, pavoni e fagiani vi
si aggirano in libertà.

Una curiosità è rappresentata dal
cosiddetto piazzale dei pappagalli, dove una colonia di questi
animali vive all’ombra di una profumata magnolia alta più di
trenta metri. Invece il più alto esemplare europeo di cipresso del
Kashmir (oltre duecento anni) si staglia appunto nella cosiddetta
Loggia del Kashmir, di fronte al Palazzo.

L’ultima delle Borromee
che visitiamo è l’Isola dei Pescatori (Isola Superiore),
l’unica abitata. Avvicinandoci con il battello è emozionante
vedere questa striscia di terra con il suo borgo galleggiante: è la
civiltà che affiora dall’acqua. All’interno si respira ancora
l’aria dell’antico borgo di pescatori, con le strette vie che
danno nella piazzetta dove è possibile acquistare oggetti
dell’artigianato locale e le case con i lunghi balconi per
l’essiccazione del pesce.

Tornati a Stresa – da dove è
possibile compiere anche un’altra interessante escursione in barca
al Santuario di Santa Caterina del Sasso – ci imbarchiamo
nuovamente alla volta di Baveno, nota innanzitutto per le cave
di granito rosa con cui è stato costruito il Duomo di Milano. Da
Baveno, attraversato il Golfo Borromeo, ci dirigiamo a Pallanza ed
Intra (riunite amministrativamente in Verbania). Mentre la
seconda è per lo più un centro industriale, la prima conserva
importanti ville con bei giardini.

In particolare non si può non
visitare Villa Taranto, dotata di un ormeggio al quale
sostiamo. Il parco della villa si estende con ben 7 km di sentieri
sui quali è piacevole passeggiare perdendosi tra i più di ventimila
esemplari botanici provenienti da ogni parte del mondo, i giardini
all’inglese e all’italiana, le serre e le fontane.

Torniamo
quindi sulla riva lombarda e, passata Laveno, nota come uno
dei maggiori centri di produzione di ceramica (Museo della Ceramica –
Tel. 0332666530) e il bel litorale di Porto Valtravaglia,
arriviamo sulla sponda opposta per approdare a Cannero Riviera,
un piccolo borgo poco battuto dal turismo di massa che si affaccia su
una costa lussureggiante di olivi, magnolie, azalee, aranci e
buganvillee con una bella passeggiata.

Una interessante escursione è
possibile da qui ai suggestivi ruderi dei castelli di Malpaga
(noti come Castelli di Cannero) che stanno su due isolotti
poco al largo. Attraversiamo nuovamente l’invaso e giungiamo sulla
sponda opposta a Luino, allo sbocco della Valtravaglia.

Qui si
svolge, ogni mercoledì, quello che è considerato il più grande
mercato settimanale europeo. Infinite varietà di salumi e formaggi
italiani e svizzeri, pane appena sfornato, pizzi e sete, utensili e
artigianato di ogni tipo fanno capolino sui banchi. Ripartiti, ci
approssimiamo a visitare gli ultimi due borghi della nostra
navigazione nel bacino italiano: Maccagno e Cannobio.

Il primo è un piccolo borgo a una decina di chilometri dal confine,
dominato dalla cosiddetta Torre Imperiale, una torre difensiva parte
di una cinta ancora conservata in alcuni tratti. Da segnalare,
accanto al porticciolo turistico, il Santuario di Madonna della
Punta
, con panoramica vista sul lago e sui Castelli di Cannero.

Questa parte del Lago Maggiore è nota per essere tra le più battute
dal vento e quindi tra le preferite dagli appassionati di windsurf. A
Cannobio invece termina il nostro itinerario. Il borgo, di origini
antichissime, è ben conservato con portali, ringhiere in ferro
battuto, balconi e scalinate in pietra.

Da queste è possibile
tornare al lago e ai palazzi che vi si affacciano, primo fra tutti il
Palazzo della Ragione, nel cui portico sono conservate testimonianze
di epoca romana.

Ancora una volta come in tutto il nostro viaggio,
pietre che affiorano in superficie, costruite dagli uomini a segnare
la civiltà di questi luoghi, pronti ad accogliere con le loro
facciate fiorite il visitatore che viene dall’acqua. Proprio come
la gente di qui, di poche squadrate parole, ma gentile verso chi
arriva dal lago. Perché tutto dipende da dove sei nato, diceva un
grande saggio.

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