Trapani e provincia
È aprile inoltrato, eppure, qui, il caldo è già arrivato. Abbasso il finestrino e faccio entrare l’aria, anche se si tratta degli effluvi provenienti dall’Africacon il loro carico di fini sabbie dei deserti.
La giornata è splendida e mi sento come una ginestra spinosa o un lentisco che, solitario, sfida l’arsura e lo scirocco lungo queste strade strapiombanti sul mare. Mentre guido ascolto “Cantaloop” e immagino le dita di Herbie Hancock correre veloci sui tasti neri e bianchi del suo Steinway; il ritmo è allegro e forsennato e mi rimanda all’estate.
Lo so, le vacanze sono ancora lontane, ma perché non godersi comunque questo splendido week-end rallentando i propri ritmi e non badando allo scorrere del tempo? Se mi fermo e osservo i riverberanti specchi delle saline che si tingono di questi forti colori, i cieli inquieti che, specie al tramonto, avvampano di rosso, qui, nell’occidente siciliano, il tempo non esiste. O almeno, continua a scorrere, ma senza che io me ne accorga.
Mi perdo tra queste spiagge, tra queste rocce d’argilla e arenaria, in mezzo a queste sublimi architetture, nelle Egadi che appaiono laggiù, all’orizzonte. Ho trovato il mio angolo di paradiso: un luogo dove la millenaria miscela di razze e tradizioni ha condizionato la storia, la gastronomia e anche il paesaggio. Mi immergo in questo viaggio, dimenticando ogni problema.
L’ambiente è di grande interesse, vuoi per la vegetazione, vuoi per la fauna, vuoi per gli incantevoli scorci da cartolina, senz’altro per la sua intensa bellezza complessiva. Impossibile scindere un aspetto dall’altro.
È proprio vero, la fama che circonda queste coste non è casuale, mi trovo dinnanzi ad alcuni degli angoli più belli e incontaminati della Sicilia. La geomorfologia è quantomai varia: lunghi tratti costieri impreziositi da profondi litorali sabbiosi, si alternano ad aspre scogliere, antiche lagune e saline ancora attive. Alle spalle, massicci calcarei che superano sovente anche i 1000 metri, proteggono una serie di bellissimi golfi.
E poi non va certo dimenticato l’apporto dell’uomo che con i suoi vigneti, i suggestivi mosaici colturali, le architetture rurali, nell’area centrale delle colline, e l’attività della pesca e della lavorazione dei coralli sul mare, ne ha modificato i particolari (certamente non l’essenza) con rispetto, donando a questa terra, nella maggior parte dei casi, ulteriore fascino.
Da Marsala, estrema propaggine occidentale della Sicilia, il cui simbolo è certamente il vino che porta lo stesso nome della città, fino al capoluogo Trapani, l’antica Drepanon, che si protende verso il Mediterraneo con la sua forma di falce su cui fa buona guardia la maestosa Torre di Ligny, attraverso la via del sale dove il mare si confonde con la terra e i mulini a vento sono una presenza costante, fino alla “medio-orientale” Alcamo e ai suoi sapori in bilico tra mare e campagna.
I motivi per fermarsi sono davvero tanti, l’importante è non avere fretta e viverli il più intensamente possibile; nessuno mi impedisce di tornare in questo paradiso ogni volta che voglio.