A caccia di immagini: la fotografia naturalistica degli uccelli

18 marzo 2020 - 3:55

Nascosto in assoluto silenzio, armato di un teleobiettivo e di grande pazienza, un attento fotografo naturalista osserva il volo di un elegante airone che sfiora l’acqua a caccia della sua preda. Questa è una passione straordinaria che può conquistare, avvincere chiunque, grandi e bambini.

Il mondo legato all’osservazione dell’avifauna è un’infinita scoperta perché infinite sono le specie di uccelli da osservare, diverso come i tanti habitat dove praticarlo e quindi tanti luoghi dove andare a camminare zaino in spalla. In questo articolo l’autore racconta i segreti per osservare in natura alcune specie di uccelli e come fotografarli.

Frans Lanting, uno dei maggiori fotografi naturalisti, durante un’intervista televisiva ha dichiarato “un cattivo giorno passato all’aperto è meglio di una buona giornata trascorsa in ufficio”. Come dargli torto?

La caccia, fin dalle origini era la principale occupazione del nostro antenato nella lotta per la sopravvivenza, le parti potevano anche invertirsi con l’uomo cacciato dal predatore. Una pratica entrata nel vissuto quotidiano che divenne anche forma di comunicazione e arte attraverso le pitture rupestri che avevano come protagoniste le scene di caccia. Picasso disse una volta che dopo quello che aveva visto nelle famose grotte di Altamira, Spagna settentrionale, tutto ciò che ne era seguito era decadenza.

Anche le grotte di Lascaux, nella Francia sud-occidentale, definite “la Cappella Sistina preistorica”, rappresentano un complesso di pitture rupestri tra le più imponenti e famose del mondo.Questa tradizione iconografica non si sarebbe interrotta nel corso di tutte le civiltà che si sono succedute nei secoli: dalle tribù native nordamericane alle monarchie europee, dai potenti della terra agli imperi industriali, l’animale è un blasone, un segno araldico, simbolo di spiritualità, di potere, di conoscenza, di guarigione, in tempi più recenti anche marchio legato alle strategie di vendita e di lancio di prodotti.

Per noi amanti della natura e dell’outdoor gli animali selvatici rappresentano soprattutto un trasporto emotivo grazie alla loro bellezza e all’eleganza che esternano quando si muovono sulle creste alpine, nella penombra dei boschi, sulla superficie dell’acqua o in montagna.

Diventiamo così anche noi cacciatori, ma d’immagini, perché l’amore per la natura si sposa con il trekking e la passione per la fotografia. E per tanti di noi la reflex diventa uno strumento inseparabile, da riporre nello zaino insieme allo stretto necessario. Ricordiamoci però che la fotografia naturalistica è forse la più difficile da praticare: ci vuole una buona conoscenza del luogo che frequentiamo e delle specie che vogliamo immortalare nei loro comportamenti naturali.

All’interesse appassionato che suscita l’avvistamento consapevole di un animale, si aggiunge il piacere creativo di ottenere un’immagine destinata ad esprimere la nostra personale interpretazione della scena che osserviamo.

Davanti ad un animale in piena natura tutti i nostri sensi sono sollecitati: la bellezza del soggetto, certamente, ma anche l’armonia dei colori, la maestosità del paesaggio, i suoni e i mille odori che vibrano nell’aria. Tutto ciò deve essere percepito secondo la propria sensibilità, per tentare di tradurlo in un’immagine che sia veramente personale.

Emozioni sul campo

La superficie calma della laguna è rischiarata dalla pallida luce di una luna incastonata in uno strano gioco di nuvole. Il bagliore, tuttavia, colpisce l’acqua facendola sembrare un crogiolo d’argento liquido, sul quale nuota un gruppo di anatre.

Tra poco verrà l’alba e si porterà via questa magica atmosfera, ma i colori pastello del giorno che nasce, cambieranno solo lo sfondo del palcoscenico, ma non certo lo spettacolo. Siamo in un capanno, in una zona umida del delta del Po, ci godiamo queste visioni nell’attesa della giusta luce per scattare qualche bella immagine agli uccelli acquatici.

La levataccia notturna è stata necessaria per raggiungere l’appostamento senza allarmare gli animali, ma nonostante ciò alla prima schiarita dell’alba alcuni cavalieri d’Italia iniziano a fare baccano e volano gridando sul capanno dove siamo nascosti, mettendo in agitazione tutto il circondario.

Non riusciamo a capire come abbiano intuito la nostra presenza e, rassegnati, aspettiamo che ritorni la tranquillità interrotta. Ad una trentina di metri da noi staziona un gruppetto di limicoli; piano piano gli uccelli si rilassano e sondando freneticamente l’acquitrino con il becco, iniziano ad avvicinarsi. Ci siamo! Smettiamo quasi di respirare e ci teniamo pronti.

Appostamenti come quello appena descritto sono necessari per il fotografo che vuole riprendere l’avifauna nel delta del Po, in un ambiente dove gli animali sono sospettosi della presenza umana. D’altra parte ci troviamo in un territorio dove la caccia ha rappresentato in passato un importante mezzo di sostentamento e anche se ai nostri giorni la pressione venatoria è maggiormente regolamentata, il disturbo agli animali è ancora notevole.

Ad ogni modo vi sono luoghi e momenti in cui è possibile inquadrare nel mirino della fotocamera un animale a tutto formato e rivivere a casa, ogni volta che si guarda l’immagine, l’emozione di un incontro ravvicinato. La situazione per il birdwatcher è ovviamente diversa, perché potendo rimanere ad una certa distanza dagli uccelli, ha modo di entusiasmarsi ad ogni uscita. Ovviamente, ci sono momenti più o meno favorevoli per avvistare volatili, ma difficilmente il taccuino delle osservazioni rimarrà bianco.

Il delta del Po, è uno dei luoghi più favorevoli per l’osservazione e la fotografia naturalistica, ma anche in Sardegna, amata dai turisti di tutto il mondo per il suo mare cristallino, grazie alle condizioni ambientali favorevoli, vivono numerose specie di uccelli in una natura entusiasmante.

Molte aree di questa bellissima isola sono state riconosciute come Siti di Interesse Comunitario (SIC) dell’Unione Europea, dove si possono osservare oltre 300 specie di uccelli, alcune migratrici altre stanziali. Ricordiamoci, però, che fotografando gli animali, la situazione può cambiare in periodi molto brevi e che potreste trovarvi ad ammirare il giorno prima stormi di limicoli in pastura e la mattina seguente trovare nello stesso luogo soltanto una gallinella che corre spaurita a rifugiarsi nel canneto. Ma questa e la caccia fotografica! Il suo fascino è anche nella sua imprevedibilità.

Pochi consigli importanti

Alcuni consigli generali relativi alla caccia fotografica da utilizzare ed adattare secondo i luoghi e circostanze: avere padronanza del territorio dove si ci muove; conoscere nei particolari le abitudini dell’animale da osservare; essere soli e preferibile, soprattutto non essere più di due; avere vestiti di colore neutro, confortevoli e morbidi; usare un attrezzatura pratica e poco rumorosa; conoscere le condizioni meteo del momento e dei giorni precedenti; tenere conto dello stato della vegetazione; sapere la direzione del vento perché trasporta odori e rumori; preparare un percorso preciso in funzione dei dati conosciuti; uscire presto al mattino e tardi il pomeriggio (in teoria..).

Integrarsi al terreno sul quale si procede; evitare movimenti bruschi ed essere il più silenziosi possibile; tenere d’occhio tutto ciò che si muove e si ferma; arrestarsi spesso per osservare; controllare di tanto in tanto ciò che è cambiato nel paesaggio; scoprire le tracce, le impronte, i segni, i resti sul terreno; interpretare le piume, i residui dei pasti, le deiezioni sui vegetali; riconoscere i paesaggi, i covi, le tane, i nidi (ci indicheranno se è presente quella specie..); conoscere, secondo le stagioni, gli autori ed il significato dei gridi e dei canti abituali di un determinato luogo.

La caccia fotografica da capanno

Il fotografo che caccia da capanno deve essere meticoloso, organizzato e paziente, soprattutto un bravo naturalista poiché il successo delle vostre foto è dettato anche dalla scelta del luogo dove posizionare il capanno; il progetto d’installazione inizia dalle numerose osservazioni con il binocolo, restando a grande distanza dal soggetto per essere certi che nell’area sia presente il nostro obiettivo.

Il capanno deve essere montato sul posto molto tempo prima, affinché gli animali si abituino a questa presenza insolita. In certi casi e necessario porre del cibo e delle esche e prevedere vie di accesso ben dissimulate. Trasportare infine il materiale importante, cibo ed il necessario per un minimo di confort. Paradossalmente occorre una preparazione lunga, fastidiosa e faticosa per realizzare un capanno nel quale staremo meno tempo possibile: se la preparazione e stata buona, realizzeremo le nostre immagini in un tempo minimo. Il materiale per la fotografia dal capanno è pesante ed ingombrante, ma stabile; l’autofocus non è indispensabile.

Il tutto è realizzato per risultare inavvertito e non fastidioso per il nostro soggetto, quindi è possibile attendere una mossa, realizzare l’inquadratura voluta, studiare l’illuminazione per ottenere risultati tecnicamente e artisticamente perfetti.

Aggiungiamo, infine, che la fotografia dal capanno deve saper introdurre la poesia nelle immagini perché molto spesso, quando la tecnica e troppo perfetta, i dettagli troppo leccati, l’istante troppo presente, viene voglia di contare i peli e le piume del soggetto senza essere sensibili alla foto stessa che mancherà di naturalezza.

 

Fotografo naturalista

Da oltre 20 anni, Massimo Piacentino si dedica con passione alla fotografia naturalistica con particolare impegno nelle tematiche ambientali. Collabora con diversi enti governativi sia italiani che stranieri ed agenzie fotogiornalistiche. Le sue immagini di natura ed i suoi articoli sono state pubblicate su numerose riviste internazionali di natura e viaggi. Organizza workshop di fotografia naturalistica in tutta Europa. Dal 2014 collabora attivamente Skua Nature Group il più grande network europeo di fotografia naturalistica che gestisce riserve naturali e capanni fotografici in tutta Europa.

 

Testo e foto di Massimo Piacentino

 

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