Cammini in Campania: due itinerari a tappe per scoprire Palinuro e Petina
Palinuro, il Cammino di San Nilo
Nel cuore del Cilento, affacciato su uno dei tratti del mare italiano più incontaminati da un attico di colline rigogliose di boschi,è nato un cammino a tappe che coniuga bellezza paesaggistica e storia: il Cammino di San Nilo
Il percorso si sviluppa da Sapri a Palinuro, attraversando il Parco naturale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
8 tappe che toccano 14 antichi, piccoli borghi, fra panorami sul mare e boschi secolari, resti archeologici e monasteri basiliani, torrenti e cascate, piante rare e una ricca avifauna, anche di passo.
Inoltre, nelle soste, si aggiunge la possibilità di godere i piaceri di un artigianato enogastronomico genuino e raffinato, coniugato con una dimensione di vita ancora virginalmente a misura d’uomo.
La difficoltà è media, con tratti più agevoli e qualche passaggio più impegnativo.
È possibile percorrerlo anche in mountain bike e, volendo, servirsi di una cicloguida, anche per compiere affascinanti digressioni, al di fuori dei sentieri predisposti.
Un’occasione di vero turismo esperienziale dove, tappa dopo tappa, avviene quello che potremmo definire il miracolo della lentezza.
Il tempo cambia ritmo, rallenta, la mente si fa più leggera, si inizia a respirare la natura e a ritrovare la sincronia col mondo che circonda, e si scopre, o riscopre, la qualità più essenziale del piacere: la semplicità.
Ancora più interessanti le prospettive. Mimmo Pandolfi, infatti, già presidente della F. I. E., e profondissimo conoscitore di questo territorio, ci spiega che:
“La European Ramblers Association ha già approvato il progetto del Sentiero del Mediterraneo. Questo vuol dire che potremo unire sentieristicamente Cilento e Costa d’Amalfi, dando vita a un asse escursionistico di importanza eccezionale.”
Cominciano a vedersi dunque i risultati dell’enorme lavoro svolto da Silvano Cerulli, presidente della Pro Loco di Palinuro:
“Il turismo lento, esperienziale, legato alla natura, non è solo la frontiera del turismo moderno e un potente volano economico e occupazionale, ma è uno stile di vita, un modo per allearci con la natura, invece che sfruttarla con le conseguenze che tutti stiamo vedendo.”
Petina, il Sentiero del Carpineto e un “insolito” chef
Breve nella sua estensione, ma impegnativo e consigliato a chi abbia una certa esperienza, quello del Carpineto è il sentiero che un tempo rappresentava l’unica via di accesso a Petina, presepiale perla dei Monti Alburni.
Costeggiando i resti dell’Eremo di Sant’Onofrio, che risale all’anno Mille, il percorso conduce infatti fino al centro del paese.
Lo scenario è dominato dai possenti Monti Alburni, considerati le dolomiti del Sud, e lungo il cammino, fiancheggiato dal torrente Colonna, è possibile ammirare tre mulini ad acqua costruiti in epoche diverse.
Particolarmente ricca la fauna che abita questi luoghi assolutamente incontaminati, dove già a quote basse si oltrepassa la barriera del silenzio.
L’ambiente vario favorisce la biodiversità, anche a livello botanico.
Fra gli animali presenti, la tartaruga terrestre, il tasso, la volpe, la donnola, il cinghiale, l’istrice, lo scoiattolo, ma anche falchi, rapaci notturni, ghiandaie, picchi e molti altri uccelli di passo e stanziali.
Infine, impossibile non ricordare la presenza del lupo, animale schivo e praticamente impossibile da vedere, ma infallibile indicatore della salute di un ecosistema.
“Il nostro Comune offre ai visitatori diversi sentieri”, spiega con orgoglio il sindaco Domenico D’Amato, “e sicuramente quello del Carpineto è uno dei più suggestivi. Alla valenza naturalistica si affianca quella storica: ed è proprio questo connubio che rappresenta la cifra del nostro territorio.
Vogliamo continuare a sviluppare a Petina il turismo esperienziale, offrendo ai visitatori non solo una natura incontaminata, ma anche una dimensione di vita a misura d’uomo, un’ospitalità efficiente e cordiale, e un artigianato enogastronomico che ha radici remote e che vanta prodotti di alta qualità e totale genuinità.”
Alla fine dell’VIII secolo, i monaci greci, conosciuti con il nome di Basiliani, si rifugiarono nel petinese.
E lungo il sentiero Carpineto, oltre alla presenza di diverse lustre, si può ammirare la Grotta del Lauro, dove i religiosi si riunivano per pregare.
Luciano Burlini, storico del paese e membro del Forum dei giovani, spiega che l sentiero del Carpineto:
“collegava Petina ad Auletta, ed era un tratto secondario dell’antica via Popilia costruita dai Romani. I nostri sentieri però hanno anche qualche peculiarità davvero speciale: su quello dello Spirito Santo, ad esempio, la leggenda vuole che, al di là delle bellezze naturalistiche e storiche, si possano anche incontrare… dei fantasmi”.
Ma a Petina c’è anche uno chef decisamente “insolito”: Antonio Vignuolo, creativo innovatore della cucina tradizionale.
Fra i suoi piatti la “genovese rivisitata”. Malgrado il nome, si tratta di un piatto tipico della cucina napoletana, a base di carne e cipolle.
Antonio però ha riscritto la storia, aggiungendo due pilastri della produzione locale: le castagne e i funghi porcini.
Anche l’olio, la carne, le cipolle sono rigorosamente a centimetro zero. E il godimento post podistico, è assicurato.
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