Gleno Dam in the Italian alps
Porta il nome di un toponimo antico: quello del fiume Dezzo – Decius, come lo chiamavano i latini – l’affluente dell’Oglio che si snoda sul fondo della valle.
Attraverso piccole borgate di montagna, antiche miniere e foreste alpine, la Via Decia è un percorso a tappe che corre tra boschi e tipici ambienti di montagna, ma si immerge altresì tra le pagine di storia rurale delle Orobie.
Sebbene tracciato sugli antichi camminamenti usati da valligiani e minatori, la Via Decia è un percorso di recentissima creazione: è stato inaugurato ufficialmente il 22 e 23 aprile 2023.
L’idea e la realizzazione si deve alla locale sezione del CAI, che ha unito in un solo lungo anello tanti piccoli sentieri mai troppo impegnativi, con un’altitudine massima che si attesta intorno ai 1.500 metri.
Foto credits: Getty Images
Un itinerario che si sviluppa, dunque, più in orizzontale che in verticale, per dare la possibilità anche alle persone meno allenate di godersi i magnifici scorci della valle di Scalve.
E questo, proprio nell’anno di Bergamo e Brescia capitali italiane della Cultura.
Il punto di partenza della Via Decia è la chiesa del Sacro Cuore di Corna di Darfo, in Valcamonica, dove si trova una lapide a ricordo del disastro del Gleno, il crollo dell’omonima diga che nel 1923 costò la vita a 365 persone.
Un inizio che da subito palesa il legame di questo cammino con la storia locale, senza ignorare anche le sue pagine più tristi.
Serpeggiando tortuosa all’ombra delle Orobie, la via raggiunge subito Angolo Terme e si inoltra nella Foresta regionale valle di Scalve, terminando la sua prima tappa ai 1.013 metri di Colere.
Nella seconda tappa si può osservare da vicino la tradizione mineraria che per decenni ha caratterizzato – e in parte plasmato – la valle e la vita dei suoi abitanti.
Sebbene oggi, infatti, il lavoro in miniera rimanga soltanto un ricordo sbiadito, un tempo l’estrazione del ferro era un’attività lavorativa fondamentale: già i romani conoscevano la Vallis Decia per i suoi giacimenti.
Questo “cammino dei boschi di ferro” si sviluppa infatti lungo gli antichi siti minerari della valle, dove ancora si possono vedere gli imbocchi dei tunnel di scavo e quel che resta degli edifici dedicati alla lavorazione dei minerali.
Dopo aver incontrato l’Ecomuseo delle miniere Zanalbert di Colere, dove fino agli anni ’70 giungeva la fluorite estratta dalle miniere della Presolana, l’itinerario prosegue fino all’imponente scheletro della Diga del Gleno.
Dopo aver raggiunto Vilminore di Scalve, la terza tappa prosegue a mezzacosta all’ombra del Pizzo Ternello, toccando le belle Cascate della Manna e del Vò, e giungendo poi a Schilpario.
La quarta frazione si allunga fino alla località Fondi per poi invertire la direzione e cominciare il cammino di ritorno costeggiando le falde del Pizzo Camino fino ad Azzone.
Nell’ultima tappa – la più lunga, e prevalentemente in discesa – ci si immerge nella Riserva naturale boschi del Giovetto di Paline, fino a ritornare a Darfo, in Val Camonica.
La mappa con il percorso completo, la traccia GPX e le informazioni sui vari punti di ristoro e pernottamento sono reperibili al sito www.laviadecia.it
Si può raggiungere comodamente il punto d’inizio della Via Decia anche in treno, utilizzando la linea ferroviaria regionale Brescia – Edolo e scendendo alla stazione di Darfo-Corna.
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