ITALY - APRIL 08: Torrechiara castle, Langhirano, 15th century, Emilia-Romagna, Italy. (Photo by DeAgostini/Getty Images)
Con i suoi 100 km nella natura e nella storia, la Via di Linari, uno dei rami della Via Francigena, offre la possibilità unica di sperimentare in prima persona il viaggio di pellegrini e mercanti che si spostavano sull’appennino nel Medioevo.
Un itinerario che è un vero e proprio viaggio nel tempo, nella storia e nella natura dell’Appenino Tosco- Emiliano.
La Via di Linari si trova tra Emilia Romagna e Toscana.
In Emilia Romagna segue il corso del torrente Parma, facendo ingresso nella Riserva della Biosfera Unesco dell’Appennino Tosco Emiliano, per poi raggiungere la Valle dell’Enza ed il Passo del Lagastrello, scendendo poi in Toscana seguendo il corso del Taverone fino ad Aulla.
Il nome della Cammino è legato all’Abbazia di Linari, che si trova lungo il cammino proprio sul crinale tra Emilia e Toscana.
La Via era una delle antiche deviazioni della Francigena, utilizzata per valicare l’Appennino.
L’antico nome del passo del Lagastrello era Malpasso.
Questo nome fa capire bene a quali pericoli andassero incontro mercanti e pellegrini che si trovavano a valicare l’Appennino.
Ph.: Gettyimages/Andrea Pistolesi
Tanti si mettevano in cammino per fede, per rendere omaggio alla miracolosa reliquia del Volto Santo, custodita nella cattedrale di Lucca, oppure verso mete ancor più lontane: Roma e, oltre, i porti d’oriente e la Terra Santa.
Altri affrontavano tanti rischi per questioni ben più “terrene”: merci di ogni genere attraversavano la montagna a dorso di mulo e il sale era fra queste la più preziosa.
Per tutti l’Abbazia di Linari era un approdo sicuro, proprio là dove il pericolo era più grande e la natura più selvaggia, sul culmine del Malpasso.
Oggi dell’insediamento restano solo le rovine, ma lungo tutto il percorso, che risale le valli dell’Enza e del Parma, sono numerosi i segni della potenza un tempo detenuta dall’Abbazia.
Queste, infatti, sono conosciute anche come le Valli dei Cavalieri, dal nome della consorteria dei milites o cavalieri, una sorta di aristocrazia militare, che non esitò ad estendere i propri privilegi feudali sul territorio, senza troppo timore reverenziale nei confronti del potere monastico e vescovile.
Il percorso della Via di Linari comincia da Fidenza, dove il cammino si staccava dalla Francigena per dirigersi, lungo la via Emilia, verso Parma.
Per la sua posizione strategica tra paesi del Nord, pianura padana e Appennino Tosco-Emiliano, questa cittadina fu tappa inevitabile di moltissime strade antiche e medievali, meta di mercanti e pellegrini.
Ph.: Gettyimages/seraficus
La Cattedrale di San Donnino (il martire cristiano che nel medioevo dette il proprio nome all’odierna Fidenza) con le straordinarie sculture e bassorilievi di Benedetto Antelami, edificata tra l’XI e il XII secolo, mostra la potenza e l’importanza detenuta dalla città.
La stessa figura del Santo, ancor prima dell’edificazione del Duomo, travalicò i confini della penisola, tanto che, stando alle fonti dell’epoca, lo stesso Carlo Magno fu un devoto di Donnino e finanziò per questo lautamente la chiesa locale.
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L’oratorio di San Giorgio fondato nel 1314, la Chiesa di Santa Maria Annunziata eretta nel XII secolo, la Chiesa di Sant’Antonio Abate che includeva anche un ospedale per pellegrini e la porta di accesso alla città, raccontano tutti la storia dell’antico Borgo di San Donnino.
Se Fidenza stupisce per le sue opere d’arte medioevale, Parma, tappa successiva del nostro cammino, ci accoglie con la sua magnificenza di città ducale.
La Piazza del Duomo è ancora oggi il centro della vita cittadina.
La Cattedrale con il celebre bassorilievo della Deposizione della Croce di Benedetto Antelami, la facciata in stile romanico, il Battistero.
Tutto è ancora oggi come doveva apparire ai pellegrini in viaggio verso Roma o ai mercanti in cerca di fortuna lungo la via del sale tra l’Emilia e la Toscana, per i quali Parma era una sosta inevitabile per riposare e concludere nuovi affari.
A ogni passo la città regala una memoria della sua grandezza.
Oggi come mille anni fa, per chi è in cammino verso il Lagastrello, il borgo di Torrechiara è una pietra miliare: qui la pianura finisce e cominciano le fatiche delle strade di montagna.
Per ora sono ancora colline dolci e ridenti quelle fra cui si insinuano le acque del Parma, ma ma già annunciano le tribolazioni a venire, sempre più su, sino al fatidico Malpasso.
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Torrechiara è una sentinella a guardia della pianura e della valle, con il suo castello dalle torri quadrate e possenti, versione padana del Taj Mahal, se è vero che, come ricorda la tradizione, la rocca fu edificata per volere del condottiero Pier Maria II de Rossi, come dono all’amante Bianca Pellegrini.
La Camera d’Oro, dipinta da Benedetto Bembo, pare ricordi proprio quella passione.
Senza troppo badare alla sua origine “adulterina” la Chiesa romanica di San Lorenzo e la Badia di Santa Maria della Neve trovano da sempre riparo all’ombra del maniero.
Risalendo il corso del Parma si incontra poi il borgo di San Michele nato e sviluppatosi in età medievale proprio grazie al fatto di trovarsi lungo il frequentato cammino.
Fiorì infatti al massimo splendore tra l’XI e il XIV secolo. Esso stesso fu meta di pellegrini in visita alle reliquie di Basilide di Alessandria, custodite nella Abbazia che prende il nome del Santo, anche nota come Badia Cavana.
La Badia venne edificata nel XII secolo per volere di Bernardo degli Uberti, allora vescovo di Parma.
Decaduta a partire dal XV secolo, le colonne adornate all’ingresso con il loro raffinato ciclo scultoreo ricordano l’antico splendore del monastero, così come gli ambienti attigui raccontano del chiostro e degli antichi ambienti del cenobio.
Ancora più su lungo la valle il cammino tocca Tizzano Val Parma, altro antichissimo centro medievale. Anch’esso fu dotato di castello che ancora i pellegrini potevano ammirare, ma del quale oggi rimangono soltanto affascinanti ruderi.
Meglio conservata invece la Pieve di San Pietro, originaria dell’ XI secolo. Già documentata nel 1004, la pieve ha una struttura a tre navate, ognuna terminante in abside semicircolare e tetto a capriate, conformemente allo lo stile delle pievi parmensi dell’epoca.
Interessante anche la Chiesa di Santa Giuliana, edificata nel XII secolo, con le sue interessantissime incisioni. Le più antiche rappresentano simboli sacri tipici dell’arte rupestre.
Altre sono iscrizioni funerarie o di cronaca per particolari avvenimenti meteorologici o epidemie.
Arrivati a Tizzano i viandanti medioevali erano ormai nel cuore delle terre selvagge dell’Appenino. C’erano ancora tante difficoltà e pericoli da affrontare, ma ormai anche il valico del Malpasso era vicino e con esso l’approdo sicuro dell’Abbazia di Linari.
Dai 1198 metri di quota dell’odierno Passo del Lagastrello si poteva cominciare ad immaginare la discesa verso la Toscana e a sognare le mete del viaggio, ancora lontane ma non più irraggiungibili
Come in tutti gli altri cammini che valicano l’appennino, è consigliato andare dalla primavera all’autunno.
Ogni stagione porta con i propri colori e profumi.
Ricordare però che nella parte di pianura del cammino, quindi nelle prime due o tre tappe, d’estate può fare molto caldocosì come, nella fase iniziale della primavera e in quella finale dell’autunno, le temperature in Appennino possono scendere anche sensibilmente.
Gran parte delle tappe della Via di Linari iniziano e finiscono in una città o in un borgo.
Alcuni dei punti di partenza o arrivo sono vere e proprie città d’arte, come nel caso della prima tappa in pianura da Fidenza a Parma.
Parma non ha bisogno di presentazioni, ma anche soltanto Fidenza, come abbiamo visto, meriterebbe almeno mezza giornata di visita, con il suo centro storico ricco di gioielli architettonici, tra cui il Duomo di San Donnino.
In questi casi è buona idea fare sosta per dedicare un po’ di tempo alla visita della città o del borgo.
Per chi decide di percorrere l’intero cammino occorre una preparazione fisica buona, tenuto conto che si sale dalla Pianura Padana fino alle creste dell’Appennino Tosco-Emiliano.
Se a Parma non sarà difficile trovare una sistemazione – ma attenti se andate in alta stagione – nei piccoli borghi trovare dove pernottare può essere più difficile se non prenotate in anticipo.
L’abbigliamento, dovrà essere scelto tenendo conto della stagione in cui si va a camminare e del segmento dell’itinerario che si vuole percorrere.
All’inizio della primavera o in autunno, salire dalla pianura alla montagna appenninica può infatti comportare una variazione significativa di temperature.
1° tappa: Fidenza – Parma 21,5km 2° tappa: Parma – Torrechiara 18,5km 3° tappa: Torrechiara – San Michele Cavana 13,5km 4° tappa: San Michele Cavana – Tizzano Val Parma 16,5km 5° tappa: Tizzano Val Parma – Ranzano 13,5km 6° tappa: Ranzano – Palanzano 9,5km 7° tappa: Palanzano – Rigoso 15,5km 8° tappa: Rigoso – San Bartolomeo 6km
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