Città a misura di bici: nuova mobilità urbana sostenibile

L'inquinamento nelle città europee sta diventando un problema sempre più grosso. Le conseguenze sulla salute dei cittadini sono drammatiche. Ecco perché si stanno studiando soluzioni innovative di mobilità che mettano al centro della mobilità biciclette e pedoni

18 marzo 2020 - 3:31

Amsterdam, la capitale delle biciclette

La capitale Olandese è certamente la città che più di tutte in Europa ha riconosciuto un ruolo da regina alla bicicletta nell’ambito della mobilità cittadina, lavorando a piani di sviluppo urbani che hanno messo al centro le piste ciclabili.

Per quanto le nuove generazioni di cittadini olandesi considerino il pedalare e il camminare come naturali mezzi di trasporto, in passato le cose erano diverse: anche le strade di Amsterdam erano invase dalle auto.

Negli anni ’50 e ’60 le strade della capitale, grazie al crescente benessere dei suoi abitanti, si mostravano trafficate da migliaia di auto.

Ma, nel corso degli anni ’70, le cose iniziarono a cambiare, ci si rese conto che una mobilità cittadina basata esclusivamente sull’utilizzo dell’auto privata non sarebbe stata sostenibile sul lungo periodo.

Per questa ragione si decise di ripensare lo sviluppo urbanistico di Amsterdam, semplicemente immaginando una città senza auto e in cui l’uso della bicicletta diventasse quotidiano e “ordinario” per ogni cittadino.

Nel giro di pochi anni moltissime aree della città vennero radicalmente ripensate e furono programmati importanti interventi che esclusero la circolazione automobilistica a favore di aree pedonali e ciclabili.

I vantaggi di questo nuovo modello di mobilità non si riscontravano solo nel decongestionamento del traffico ma anche nello stato di salute dei cittadini e nell’economia dei quartieri storici, rinati grazie a questa nuova mobilità che ha riportato le persone a vivere la città, il suo  centro storici e le piccole attività commerciali.

Ecco alcune immagini che mostrano quartieri e aree di Amsterdam prima e dopo le innovazioni nella mobilità:

Ruijterkade del 2014 (

© Thomas Schlijper ) e 2015 ( © Thomas Schlijper )

Nieuwezijds Kolk 1986 (

© Amsterdam Archivio ) e 2015 ( © Thomas Schlijper )

Gerard Doustraat 1982 ( © Amsterdam Archivio ) e 2015 ( © Thomas Schlijper )

 

Parigi: incentivi per chi va a lavorare in bici

Anche la capitale Francese, nei primi anni 2000, si è trovata a fronteggiare diversi problemi riguardanti la mobilità cittadina, il traffico e i livelli di inquinamento.

La scelta dell’amministrazione comunale è stata favorire la mobilità sostenibile. Sono state inaugurati chilometri di piste ciclabili e percorsi pedonali: nel 2007 è partito il progetto di bike sharing destinato a servire turisti e cittadini.

Iniziativa accolta con entusiasmo da parigini e turisti, che hanno immediatamente iniziato ad utilizzare questo servizio sia per il tempo libero che per recarsi al lavoro, tanto che nel giro di cinque anni il numero di bici disponibili è più che raddoppiato, toccando le 20.500 unità.

La risposta degli utenti è stata impressionante, infatti il numero di trasferimenti che, ogni giorno, viene effettuato su due ruote ha presto toccato e superato quota 10 mila, con picchi anche più elevati nel corso dei weekend.

La Francia non sembra però volersi fermare qui infatti, il ministero dell’ambiente ha voluto promuovere un’iniziativa volta a favorire l’utilizzo delle bici non solo nel tempo libero ma anche – anzi soprattutto – negli spostamenti casa – lavoro, per dare un definitivo giro di vite all’inquinamento e al traffico.

Per questa ragione è stata avviata una sperimentazione con alcune medie e grandi aziende di Parigi, che riconosceranno al lavoratore dipendente che si rechi in ufficio in bici, un rimborso chilometrico in busta paga.

Le aziende parigine, nel momento i cui si troveranno a dover pagare le tasse potranno beneficiare di un credito d’imposta pari a quanto corrisposto ai propri dipendenti come incentivo per l’utilizzo quotidiano della bicicletta.

La cifra stabilita dalla disposizione normativa è di 25 cent. di euro al chilometro che, per un lavoratore che percorre sui 10 chilometri al giorno, tra andata e ritorno dal posto di lavoro, potrebbero tradursi anche in 50 – 60 Euro in più in busta paga. 

L’azione però non è solo economica, infatti si stanno studiando anche delle riforme al codice della strada che introducano delle riduzioni di velocità delle automobili nei centri urbani a 3o km/h e una distanza di sicurezza minima in fase di sorpasso delle biciclette.

Proprio a Parigi si sta proseguendo nella costruzione di piste ciclabili e nella chiusura al traffico automobilistico di diverse aree del centro storico cittadino.

 

Londra: nuove idee architettoniche per la mobilità sostenibile

Anche la City si sta muovendo, infatti il servizio di  “Barclays Cycle Hire” mette già a disposizione circa 8300 biciclette ripartite su 570 stazioni.

Il numero è destinato a salire, anche perché proprio Londra, visto il costante aumento della popolazione residente, ha necessità di dover ripensare la mobilità urbana per combattere il traffico, lo smog e i collegati problemi di salute della popolazione.

Per questa ragione si stanno anche valutando progetti sperimentali, tra questi molto interessante quello proposto dallo studio di architettura Gensler.

Il cuore di questo progetto è nel riutilizzo dei tunnel in disuso della metropolitana, per trasformarle in vere e proprie ciclabili sotterranee che attraversano il centro cittadino, accessibili dalle varie stazioni e nelle quali si trovino negozi e attività, con il duplice vantaggio di decongestionare il traffico stradale e di garantire uno spazio esclusivo per le biciclette, non condiviso con auto.

La situazione in Italia

 In Italia, purtroppo, le grandi città hanno in comune spesso elementi negativi, piuttosto che esempi virtuosi. Uno di quelli che caratterizza tutte le grandi città della penisola è la congestione della mobilità urbana.

I centri cittadini sono sempre più assediati dal traffico, i livelli di inquinamento salgono alle stelle, le aziende di trasporto pubblico – con conti in profondo rosso – non riescono a fornire ai cittadini servizi all’altezza che spingano ad abbandonare i mezzi privati in favore del pubblico.

Per questa ragione le iniziative di altre grandi capitali Europee cominciano ad intercettare l’attenzione anche di qualche pubblico amministratore nostrano e non solo dei “poveri” cittadini che si trovano sempre più spesso a dover invidiare i “colleghi” di Parigi, Amsterdam o Barcellona guardando – impotenti – propositive giunte comunali che ripensano drasticamente l’intera urbanistica, mettendo al centro bici e pedoni.

E’ il fattore economico ad aver smosso di più le “coscienze” politiche, perché puntare sulla bici come mezzo di mobilità privilegiato, significa far risparmiare ai comuni, sul lungo periodo, somme di denaro considerevoli, viste le minori spese per servizi di trasporto pubblico, per il costo per carburante e personale, per gli oneri a seguito di incidenti e sinistri stradali.

Senza dimenticare i benefici sociali e sanitari della collettività che permetterebbero, alle Regioni prima e ai Comuni poi, di intervenire in modo importante su una delle voci di spesa più pesanti, ovvero la sanità.

 

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