senior woman mountain biking on a e-mountain bike in early spring, in the Allgaeu Area, a part of the bavarian alps,Germany
Le Dolomiti sono un paradiso naturale fatto di valli pittoresche, scenari mozzafiato e vette uniche nel loro genere.
Pedalare all’ombra di queste montagne è una vera delizia per gli occhi: strade tortuose, salite che, una volta raggiunta la cima, si aprono su viste maestose.
Senza dubbio le Dolomiti offrono alcuni degli itinerari ciclabili più spettacolari d’Europa.
In questo articolo monteremo in sella attraverso i paesaggi del Trentino Alto Adige e del Veneto, percorrendo le valli di Fassa, di Fiemme, della Pusteria, costeggiando i laghi alpini di Caldonazzo e Dobbiaco e infilandoci in tanti piccoli borghi di montagna.
Oggi della vecchia ferrovia a scartamento ridotto delle Dolomiti, che collegava Calalzo di Cadore a Dobbiaco, in Val Pusteria rimangono solo le bellissime vecchie stazioni e i ricordi sbiaditi dei valligiani più anziani.
Dopo la sua chiusura, nel 1964, questo percorso è stato trasformato in una splendida pista ciclabile, che nel tratto tra Cortina e Dobbiaco misura 68 km, in terreno prevalentemente sterrato.
Partendo dal paese altoatesino, si raggiunge in leggero saliscendi la piana di Landro, dove durante la 1° guerra mondiale si svolsero aspri combattimenti.
In questo tratto si costeggia il lago di Dobbiaco e si iniziano a scorgere le montagne simbolo di questo territorio: le Tre Cime di Lavaredo.
A 15 km dalla partenza, quando si incontra la statale per il lago di Misurina, si piega verso Cimebianche, nella direzione opposta, risalendo su una strada a fondo ghiaioso ma ben conservato.
Si pedala all’ombra del Monte Cristallo e della Croda Rossa di Braies, e dopo aver raggiunto e oltrepassato la vecchia stazione di Carbonin, si giunge al valico entrando in Veneto.
In questo punto siamo circondati da tre splendidi parchi naturali: quello delle Dolomiti di Sesto, delle Dolomiti d’Ampezzo e il Parco Naturale Fanes-Senes-Braies.
Inoltrandosi dentro i vecchi tunnel della ferrovia, si incontrano altre stazioncine abbandonate dall’architettura tipicamente alpina e si percorrono viadotti spettacolari.
Di lì a poco l’anfiteatro delle Dolomiti d’Ampezzo si prenderà tutta la scena, e si giunge presto a Cortina, dove ritorna anche l’asfalto.
Visto che il 90% del percorso non è asfaltato, si consiglia di utilizzare una mountain bike. A Dobbiaco, Cortina e al Passo Cimebianche è possibile trovare i punti di noleggio biciclette.
Da Molina di Fiemme a Pozza di Fassa c’è un altro splendido percorso, che costeggia il torrente Avisio e si sviluppa a cavallo delle due vallate.
Si parte a sud dell’abitato di Molina, iniziando la risalita della valle in direzione Predazzo.
Fino alla località Cascata si percorre un tratto molto dolce, dopodiché merita una prima sosta il maestoso salto del Rio di Val Moena, soprattutto quando in estate le giornate si fanno più calde.
Presto il percorso si inoltra in un’area boschiva, fino a raggiungere la stazione di fondovalle della Funivia del Cermis.
Sempre circondati da prati alpini, si superano ponti di ferro e vecchie stazioni abbandonate della ex ferrovia Ora – Predazzo, che un tempo ricalcava il percorso della ciclovia, fino a raggiungere Lago di Tesero.
Proseguendo verso Ziano di Fiemme si oltrepassa un paesaggio che alterna pascoli a piccoli paesini, sullo sfondo foreste di conifere fitte fitte.
La “stazione” successiva è Predazzo, il punto che segna l’inizio della parte più impegnativa del percorso: inizia da qui inizia la salita verso Moena, pedalando tra cime di montagne che si chiudono sempre e di più e si fanno via via più austere.
Dopo il paese di Forno si entra in Val di Fassa, circondati dai gruppi del Catinaccio, del Monzoni e del Latemar.
Moena, con il suo elegante centro storico, è lì a poche centinaia di metri – e si consiglia una sosta al Museo Ladino, un punto di riferimento per imparare a conoscere la tradizione linguistica e culturale di questa parte di Trentino.
Il punto più impegnativo è passato: ora per arrivare a Soraga si procede in una leggera discesa, ed è qui che è possibile pedalare con le cime del Sella e il Pordoi sullo sfondo.
Ancora qualche chilometro tra prati e boschi, e il paese di Pozza di Fassa decreterà l’arrivo del nostro percorso.
Quasi 70 chilometri di pista, sempre all’ombra delle vette dell’Alto Adige.
La ciclovia che collega Fortezza a San Candido ripercorre tutto il corso della Val Pusteria, e ha la comodità di seguire per lunghi tratti il percorso della ferrovia.
I frequenti treni regionali che la percorrono, offrono un collegamento molto comodo per chi volesse dividere il percorso a tappe.
Percorrendo la ciclovia da San Candido, ultimo paese italiano prima del confine austriaco, ci si ritrova di fronte una lunga e magnifica discesa – eccezion fatta per il primo tratto di circa 4 chilometri fino a Dobbiaco.
Già questo primo paese merita una sosta nel suo centro in perfetto stile alpino, dopodiché si puntano i pedali verso ovest e comincia la dolce discesa in direzione della valle dell’Adige.
Ci si inoltra presto in una fitta abetaia – ideale d’estate per rinfrescarsi, sebbene siamo a quasi 1.200 metri d’altitudine! – dopodiché si aprono grandi pascoli e distese prative: il bellissimo leitmotiv di questa tratta.
Il tipico campanile a cipolla della chiesa di Santo Stefano preannuncia l’arrivo a Villabassa, dopodiché si incontra la strada che – sulla sinistra – consente una deviazione in salita verso il celebre Lago di Braies.
Scendendo verso Monguelfo, si può visitare la bella chiesa barocca di Santa Margherita, dopodiché si prosegue verso Valdaora e il suo lago.
Paese successivo è Brunico – cittadina capoluogo della valle – dove il castello, originario del 1200, e le vie del centro storico offrono uno spunto per una seconda sosta. Magari anche per fare rifornimento di un po’ di zuccheri in una pasticceria.
Oltre Brunico la pista costeggia la ferrovia, passando per San Lorenzo di Sebato, Casteldarne e Vandoies, il “paese del Loden”, di cui si può anche visitare l’omonimo museo.
Da lì a Fortezza sono ancora circa 15 chilometri. Percorrendo la ciclovia in senso contrario, per i pedalatori più esperti, è addirittura possibile proseguire fin verso Lienz e Maribor, in Slovenia.
Un percorso tra le acque del Lago di Caldonazzo e Bassano del Grappa, 80 km dove si intersecano storia, culture contadine e montane e paesaggi unici.
Tra Trentino e Veneto, la ciclovia della Valsugana segue il corso del Brenta – che nasce proprio qui, dai laghi di Levico e Caldonazzo – attraversando piccoli paesi con un andamento prevalentemente pianeggiante.
Anche su questa tratta, la vicina linea ferroviaria consente di percorrere l’itinerario spezzandolo in più parti, con un buon numero di collegamenti per ritornare al punto di partenza.
Un buon punto per iniziare è la stazione ferroviaria di San Cristoforo al Lago, nei pressi di Pergine Valsugana.
Tutto il primo tratto si svolge su una suggestiva passerella sospesa sulle acque del lago di Caldonazzo.
Continuando dopo Calceranica e Caldonazzo ci si immerge in un paesaggio agricolo fatto di meleti – splendidi, in primavera, quando fioriscono – fino al paese di Levico.
Si segue quindi il corso del Brenta – in questo tratto ci sono diversi bicigrill dove è possibile sostare, controllare e noleggiare/riconsegnare le bici – fino a Borgo Valsugana, con i suoi portici e i ponticelli affacciati sul fiume.
Dopo aver superato l’area delle cascate e delle grotte di Bigonda, a Selva di Grigno, si procede verso Tezze.
Le pareti delle montagne si fanno via via più scoscese man mano che si procede verso le Gole di Primolano, che conducono all’omonimo paese sotto il costone della montagna.
La pista ciclabile vera e propria termina poco più avanti, nella località di Piovega.
Da qui, Bassano è distante circa 28 chilometri: da Arsiè fino a Cismon del Grappa c’è un’altra ciclabile, mentre il tratto finale di 22 km fino a Bassano del Grappa si percorre su una strada secondaria che attraversa i borghi della valle e che rimane comunque molto tranquilla.
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