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Un’attività che è alla base della nostra evoluzione, spesso però limitata al minimo a favore di automobili, scale mobili e ascensori.
La comunità scientifica negli ultimi anni ha individuato alcuni capisaldi che sono alla base di stili di vita sani e ricchi di benefici per l’uomo.
Tra questi c’è il camminare, gesto semplice e naturale dai numerosi benefici, se praticato con costanza.
I nostri avi camminavano molto, ogni giorno, negli ultimi decenni però lo sviluppo dei mezzi di trasporto ha reso il nostro stile di vita sempre più sedentario.
Gli studi scientifici che hanno accertato i benefici del camminare sono moltissimi, condotti in tutto il mondo, dall’Italia agli Stati Uniti, passando per la Svezia e la Francia.
Tutti hanno mostrato quali e quanti possano essere i benefici del camminare, se fatto quotidianamente e assunto come vero e proprio stile di vita.
Un’attività che, se svolta quotidianamente, è in grado di proiettare sulle persone benefici fisici e psicologici equiparabili a terapie e interventi medici.
Uno studio svedese pubblicato sulla rivista medica Journal of the American College of Cardiology, conferma che lo svolgimento di un’attività fisica quotidiana e moderata, come il camminare, per circa venti minuti è in grado di prevenire le insufficienze cardiache, responsabili di molteplici patologie dell’apparato cardiovascolare.
Lo studio è stato effettuato su un campione di oltre trentamila cittadini svedesi, con un età vicina o superiore ai 60 anni, con abitudini di vita tra loro molto diverse.
Alcuni gruppi caratterizzati dallo svolgimento di leggere attività fisiche quotidiane, altri gruppi più sedentari e, infine, gruppi che svolgevano attività fisiche intense.
I risultati sono stati molto interessanti, dimostrando che la vita sedentaria, così come l’eccesso di attività fisica intensa, ha effetti negativi sull’apparato cardiocircolatorio in quella fascia di età.
L’ideale, per mantenere il muscolo in salute, hanno scoperto gli esperti, è una passeggiata a piedi o in bicicletta, di circa 20 minuti, a condizione che sia fatta costantemente ogni giorno.
Lo studio ha accertato che i benefici sull’organismo prescindono dalle attività svolte negli anni precedenti.
Insomma è escluso il “credito sportivo”, infatti per poter avere effetti benefici e protettivi verso il cuore l’attività non deve mai essere interrotta, per questo è importante un mutamento degli stili di vita.
Uno studioso italiano presso il dipartimento di medicina ambientale del Karolinska Institutet di Stoccolma, il Dott. Andrea Bellavia, ha dichiarato:
“Il nostro studio dimostra che la combinazione di camminata e tempo speso in questo tipo di moto, si associa a una riduzione del rischio di scompenso cardiaco del 21% e a una sopravvivenza più lunga libera dalla comparsa di questo evento”
Nel solco della ricerca svedese si è inserita anche una ricerca presentata al congresso EuroPRevent di Amsterdam e condotta dall’’Università di Rennes (Francia).
Lo studio ha evidenziato come una costante e moderata attività fisica basata sul cammino e la bicicletta sia estremamente positiva per il cuore e l’apparato circolatorio anche nella fascia di età intorno a 30 anni.
Infatti, anche in questa fascia d’età, i sedentari hanno una frequenza cardiaca a riposo molto più elevata, pareti dei vasi sanguigni più sottili, atri e ventricolo sinistro più piccoli, ridotto tasso di assorbimento di ossigeno, aspetto particolarmente indicativo – secondo gli esperti – della buona salute del cuore.
La ricerca conferma inoltre che uguali benefici si hanno anche se l’attività la si intraprende in età avanzata.
Infatti, dal confronto delle prestazione di 40 uomini sani tra i 55 e i 70 anni, non si sono rivelati particolari svantaggi in chi ha iniziato a praticare una vita più “sportiva” successivamente, almeno sotto il profilo del beneficio cardiovascolare misurato con un’ecocardiografia.
L’università di Coventry ha effettuato uno studio su bambini di 9 e 10 anni per valutare gli effetti di un’attività fisica nel verde rispetto a quella svolta in un altro ambiente.
Alla fine della sperimentazione, i bambini che avevano svolto attività, come una pedalata in bicicletta, in un ambiente naturale e verdeggiante avevano una pressione arteriosa più bassa, con una differenza del 5% (la pressione sistolica media era 97 contro 103 mmHg), rispetto ai coetanei che avevano pedalato in un ambiente chiuso.
Questo parametro è ritenuto un importante indizio della risposta cardiovascolare allo svolgimento di attività in un ambiente naturale.
I risultati della ricerca sono apparsi sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health.
I ricercatori hanno affermato che:
“L’ipertensione è un problema di salute cronico su scala mondiale. Se davvero esiste una relazione fra vedere scene di natura e una pressione arteriosa più bassa dopo l’attività fisica, sarebbe positivo che i medici iniziassero a prescrivere esercizio all’aperto per ridurre i rischi cardiovascolari.”
La stessa rivista ha dedicato uno speciale proprio ai benefici della natura per la salute.
Infatti molte ricerche avevano evidenziato dei miglioramenti delle condizioni psichiche nei soggetti dediti alle camminate nel verde rispetto a chi si muove in ambienti cittadini.
In particolare gli effetti positivi sono stati riscontrati nella capacità di affrontare lo stress e di reagire a stati depressivi.
Secondo i ricercatori dell’università di Edimburgo (Scozia) l’esposizione a spazi verdi è associata soprattutto nelle donne a una minor secrezione di cortisolo, noto anche come “ormone dello stress”.
Insomma, la comunità scientifica ormai è concorde sui benefici del cammino e di uno stile di vita attivo.
I governi e le amministrazioni adesso hanno il compito di ripensare aree urbane e infrastrutture per favorire il movimento.
Una società più attiva e meno legata all’automobile inoltre permette alle casse dello stato di risparmiare svariati miliardi.
Infatti una popolazione attiva è più sana.
Politiche pubbliche di promozione della mobilità sostenibile farebbero calare il numero di terapie e ricoveri legati a patologie come diabete, malattie cardiovascolari, osteoporosi e molte altre patologie legate alla sedentarietà.
Secondo alcuni studi, intraprendere politiche di questo tipo, comporterebbe centinaia di milioni di euro di risparmio al servizio sanitario nazionale.
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