Cecilia Mercadante, trekker diventata influencer: camminare per stare bene
Il viaggio come primo motore per un nuovo equilibrio
In uno dei suoi libri, Un altro giro di giostra, Tiziano Terzani scriveva così a proposito del viaggio: “Ilviaggio è sempre stato considerato un mezzo di crescita spirituale, come se muovere il corpo contribuisse a elevare l’anima.
In India si dice dei sadhu, i santi mendicanti, che debbono essere come l’acqua, muoversi in continuazione altrimenti stagnano. Anch’io fossi stato fermo certamente sarei stagnato”.
Cecilia Mercadante, influencer, ha deciso di intraprendere la via dei santi mendicanti indiani.
Gettare alle spalle una vita stagnante, priva di equilibrio, per iniziare a camminare in solitaria e riscoprirsi.
Prima grazie a un blog e, in seguito, attraverso il racconto in prima persona, Cecilia ha deciso di dare una svolta alla propria vita iniziando a viaggiare.
Un atto volto alla ricerca della bellezza del circostante e di una nuova vitalità interiore.
Seppure possa essere ampiamente riconosciuta come influencer, questa intrepida viaggiatrice non ama moltissimo questa definizione.
Forse, per riconoscere a pieno il suo lavoro, la si potrebbe considerare come content creator oppure come una vera e propria storyteller di viaggio. A voi la scelta, anche perché in fondo le etichette hanno pur sempre un valore relativo.
Tuttavia, oltre ai grandi traguardi personali e lavorativi raggiunti, questa ragazza è riuscita a diventare un esempio anche per tutte le donne che ancora non trovano il coraggio di viaggiare sole.
Del resto non si tratta di un sogno impossibile perché, al di là dei pericoli concreti e reali, il vero motore resta il coraggio, la determinazione e, magari, una frase nella testa che dice “Se lei ha avuto la forza di farcela, allora posso trovarla anche io e agire”.
Quando hai deciso che avresti intrapreso dei cammini in solitaria?
“Tutto è partito da un bisogno, ovvero quello di ritrovare un qualcosa all’interno di me stessa.
Si è trattato di una ricerca del sé diciamo.
Lavoravo in una grande città come Milano, facevo un lavoro che non amavo e, in aggiunta, ho vissuto delle situazioni a livello personale che mi hanno portato a perdere il mio equilibrio di vita.
Così ho deciso di mollare tutto iniziando a camminare in solitaria e andando alla ricerca di un contatto più profondo, quello con la natura e con il circostante”.
Come vivi la solitudine durante i tuoi viaggi?
“Credo che ci siano diverse tipologie di solitudine. Per esempio, a Milano ero circondata da diverse persone, convivevo con una di queste, eppure mi sentivo tremendamente sola e incompresa.
Nel momento in cui ho iniziato a intraprendere dei cammini in solitaria mi sono resa conto che il giudizio delle persone era in realtà superfluo e che nessuno poteva dirmi ‘quest’albero è verde oppure nero’.
Tutto doveva essere filtrato attraverso i miei stessi occhi e intrapreso con le mie forze.
Quest’ultima tipologia di solitudine, quindi, risulta diversa anche perché ricercata da me, mi ha fatto stare meglio e me la porto dietro ovunque io vada.
Certamente mi aiuta a fare mente locale, ingrana la mia creatività, mi garantisce la spinta giusta per scrivere. Poi, in fondo, è anche vero che ci vuole un equilibrio nelle cose.
La solitudine deve essere sempre accompagnata dalla compagnia, purché sia buona.
Durante i miei viaggi sono realmente sola solo quando decido di esserlo, altrimenti sono comunque circondata da “presenza”: dalla natura al contadino locale con cui si scambiano due parole lungo il percorso fino alle persone che ti offrono ospitalità.
La solitudine è sempre vissuta con un po’ di pregiudizio perché del resto fa paura.
Tuttavia, bisogna uscire dalla comfort zone per rendersi conto che non è sempre così e che spesso può essere una grande arma per sé stessi”.
Cosa ritieni sia necessario, a livello pratico, quando organizzi un viaggio?
“Dopo tanti cammini mi sono resa conto che una cosa veramente necessaria è un buon equipaggiamento: poche cose buone ed essenziali.
Ad esempio, non potrei mai fare a meno di una giacca Hard Shell, utilissima in qualsiasi condizione critica dal punto di vista meteo.
E poi anche un kit per il pronto soccorso, lo consiglio vivamente anche in quanto guida escursionistica.
Viaggiare in solitaria significa anche avere l’essenziale per essere pronti a tutto”.
Solitamente porti con te anche un “diario di bordo”?
“Assolutamente sì, ogni cammino ha un suo diario di bordo, è qualcosa che non manca mai quando lavoro.
Da una parte mi piace dedicarmi alla scrittura, dall’altra trovo che sia non solo una terapia ma anche un buon modo per dare forma alle sensazioni che si provano nel mentre senza che queste si dissolvano assieme ai pensieri e ai passi che ci si lascia alle spalle”.
Cosa ti porti a casa, nella vita quotidiana, da tutti questi viaggi, come ti cambiano interiormente?
“Posso dire che ogni cammino ha una sua storia.
Certo, alcune volte sono partita e basta senza uno scopo preciso, altre, invece, erano motivate da esigenze interiori forti, quasi obbligate.
Tuttavia, ogni volta che intraprendo una strada quello che poi mi ritorna indietro è sempre la bellezza.
Prima di cambiare la mia vita cercavo quest’ultima sempre nelle cose più grandi, le persone ad esempio.
Camminando, però, mi sono resa conto che la vera bellezza sta ovunque intorno a me, che sia un fiore, una montagna o un fiume.
Insomma le cose semplici a cui non diamo abbastanza spazio di pensiero.
Oltre alla bellezza quello che ti porti dietro è sempre una grande forza, anche interiore, la capacità di avere il coraggio di metterti di nuovo in gioco”.
In che modo credi di essere un esempio per le persone che ti seguono sui social?
“Dunque, prima di avere un seguito sui social gestivo un mio blog personale.
Era anche un modo per sfogarmi e per raccontare quello che provavo senza dover sentire il bisogno di parlare direttamente con qualcuno.
Poi, però, viaggiando e vedendo tantissimo la mia prospettiva è cambiata: sentivo per la prima volta il bisogno di esprimermi a voce con qualcuno che potesse capirmi.
Così ho deciso di pubblicare le mie avventure sui social e il riscontro è stato importante.
Cominciai a notare che molte persone riuscivano ad immedesimarsi nel mio modo di raccontare e a trovare il coraggio di seguire le mie orme e mettersi in cammino.
Principalmente si tratta di donne e questo è un fatto molto positivo: è bello essere una donna e far arrivare il messaggio che se lo posso fare io allora anche altre possono fare lo stesso se lo vogliono davvero, del resto nulla è impossibile.
Soprattutto considerando il fatto che io sono una persona normale come chiunque altro”.
Hai dei progetti in programma per il prossimo futuro?
“Sicuramente la scrittura di un romanzo che purtroppo è ancora top secret.
Sarà ispirato alla mia storia. Da poco sono anche diventata guida ambientale escursionistica e sono molto contenta perché è un progetto che mi porto dietro da alcuni anni ormai.
Molta gente che mi seguiva, infatti, cominciava a chiedermi se poteva venire con me durante i miei viaggi, desiderava conoscermi e provare le mie stesse emozioni.
Così un po’ per via della sete della mia community di conoscermi e conoscere da vicino il mio lavoro, peraltro ricambiata, ho deciso di attrezzarmi per organizzare gite di gruppo che potessero avvicinare al mio modo di vedere le cose.
Poi, per il resto, si vedrà in futuro”.
Che consiglio daresti a chi vorrebbe intraprendere il tuo percorso?
“L’unico consiglio che darei è questo: non pensarci troppo, perché se lo fai troverai altri 100 motivi per non oltrepassare la soglia di casa.
A volte bisogna essere istintivi e seguire ciò che si sente di voler fare. Mi hanno sempre detto che scrivere, ad esempio, sarebbe stato un sogno impossibile, eppure ora sono qui.
È sempre doveroso distruggere le gabbie mentali che ci costruiamo, per noi stessi e per non avere mai davvero dei rimpianti”.
Se vuoi seguire Cecilia nelle sue avventure questo è il suo profilo Instagram
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