Consigli per fare trekking con il proprio cane: i rischi e le regole da seguire
Camminare in compagnia del nostro cane è meraviglioso. Bisogna però fare attenzione, infatti lungo i sentieri si possono nascondere rischi per la loro sicurezza e quella degli altri animali! Ecco alcuni consigli utili.
Trekking con il cane: camminare con il migliore amico dell’uomo
In quanti di noi nasce il desiderio di condividere la passione all’aria aperta con il nostrocane, per farlo entrare a contatto con elementi per lui dimenticati o mai conosciuti?
Un senso di libertà che per tanti va assaporato alla massima indipendenza.
Senza quindi la costrizione della museruola e del guinzaglio, strumenti apparentemente riprovevoli se usati lontani dalle vie cittadine e dai luoghi pubblici.
Eppure non può e non deve essere sempre così: ci sono anche tempi e luoghi sbagliati per lasciare il migliore amico dell’uomo libero di correre nella natura.
Gli animalisti e convinti fautori della libertà dei cani nei boschi devono essere prima di tutto paladini dei diritti di tutti gli animali, anche quelli selvatici.
Le specie selvatiche, contrariamente al pensiero comune, sono delicate e vulnerabili alle malattie trasmesse dall’uomo e dai suoi cani.
Non lasciare libero il proprio cane
Purtroppo, nonostante i cartelli di avviso e le sanzioni, tante persone lasciano liberi i loro cani nel bosco, sugli alpeggi, in cima ai monti.
Così facendo mettono a repentaglio la vita di lepri, caprioli, camosci, marmotte, cervi e daini.
Questi animali, se rincorsi, seppure per gioco dai nostri cani, possono ferirsi e indebolirsi, andando incontro a forti stress fisici e nervosi.
Il problema si evidenzia soprattutto con femmine gravide prossime al parto (l’inseguimento può portare all’aborto spontaneo), o nel periodo dell’allattamento dei loro piccoli.
Il capriolo, uno degli ungulati più comuni nei nostri boschi, non essendo un buon corridore è più soggetto di altri a queste problematiche. .
Bisogna inoltre far presente che il periodo primaverile/estivo, la stagione che richiama la maggior parte dei turisti ed escursionisti in montagna, è importante per gli animali selvatici che si preparano ad affrontare l’inverno.
Continue interruzioni dei ritmi del pascolo portano il mammifero a non accumulare le necessarie riserve energetiche per affrontare al meglio la stagione fredda.
Raccogliere sempre le deiezioni del cane
Le deiezioni canine vanno comunque raccolte perché diventano veicolo di parassiti pericolosi per gli animali selvatici che, per inciso, non possono curarsi con antibiotici e cortisone.
Un cane di appartamento può essere veicolo d’infezioni per faine, volpi, tassi, donnole, lupi e orsi (quest’ultimi possono ammalarsi di cimurro, parvovirosi, leptospirosi, epatite infettiva).
Questo accade anche se i cani sono vaccinati, per questi i proprietari dovrebbero raccogliere sempre gli escrementi dei loro animali.
Quindi nello zaino non può mancare la paletta ecologica.
Il contatto diretto con animali selvatici è pericoloso anche per il cane.
Può contrarre pericolose malattie, come la “rabbia” veicolata dal morso delle volpi e dei pipistrelli, e la pseudorabbia, o morbo di Aujeszky, trasmesso dal cinghiale.
Anche le carcasse degli erbivori, il capriolo in primis, possono attentare alla vita del vostro amico.
Il Mycobatterium bovis, responsabile della tubercolosi bovina, è a sua volta trasmissibile all’uomo per via alimentare.
Il cimurro (Morva canina), una delle malattie più pericolose, è diffusa nei cani domestici ma anche causa di estinzione di lupi e altre specie di carnivori in molte aree del mondo.
Ormai lo abbiamo capito: il cane è il miglior amico dell’uomo ma non della fauna selvatica!
Informarsi bene sull’area in cui si va a fare trekking: cosa prevedono i parchi
La fondamentale raccomandazione è informarsi bene.
Perché non tutte le aree protette danno libero accesso ai cani e nel migliore dei casi indicano sentieri percorribili perché meno intensamente frequentati dalla fauna selvatica.
Ricordatevi che il disturbo della fauna è considerato è sanzionato, inoltre il guinzaglio è sempre obbligatorio.
Il Parco Regionale “La Mandria” a Venaria Reale non ammette nessun animale domestico, probabilmente perché all’interno sono presenti cascine e allevamenti.
Nel Parco regionale della Maremma e nel Parco nazionale dell’Asinara è vietata l’introduzione di specie vegetali o animali estranei alla flora e alla fauna autoctona.
Nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, l’unico obbligo è quello di tenere il vostro cane sempre al guinzaglio, anche per evitare incontri ravvicinati con i cani pastori della zona.
Lo stesso vale in Liguria, nel Parco regionale di Portofino per esempio la consistente presenza di cinghiali potrebbe rappresentare un pericolo per i cani lasciati liberi.
Nel Parco nazionale del Gran Paradiso i nostri amici a quattro zampe possono accompagnarci solo lungo alcuni sentieri stabiliti dal Regolamento del Parco.
Insomma, gli unici cani che potremmo incontrare nel Gran Paradiso (salvo nelle aree autorizzate) sono quelli che cooperano con il personale di sorveglianza.
Quindi animali addestrati per non disturbare la fauna selvatica e controllati dal punto di vista sanitario per evitare la trasmissione di malattie virali.
Nel Parco Naturale Regionale Sirente Velino, in conformità del progetto Salviamo l’Orso, si provvede la profilassi sanitaria dei cani da lavoro dopo sopralluoghi nelle aziende e in area pascolo.
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha programmato l’iscrizione gratuita all’anagrafe canina dei cani di proprietà e da guardiania.
Nel Parco Nazionale delle Alpi Marittime i cani possono essere condotti solo nei centri abitati, lungo le strade e alcuni percorsi segnalati, dove devono comunque essere tenuti al guinzaglio.
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