Da qualche tempo le associazioni che promuovono in forma volontaria l’attività escursionistica, dando in questo modo un contributo importante al turismo sostenibile nel nostro Paese, sono assillate dal come comportarsi in merito ad un decreto interministeriale che prevede il certificato medico per i soci.
Il CAI ha risolto con una circolare interna che prevede delle raccomandazioni ma non l’obbligatorietà del certificato medico e la stessa cosa ha fatto la Federtrek, per quelle associazioni federate che non sono per statuto ASD ( Associazioni sportivo dilettantistiche), in adesione all’interpretazione del Governo di cui si allega copia.
Questa decisione da parte del CAI si basa quindi su una interpretazione molto chiara delle istituzioni sollecitate ad un chiarimento anche da parte della Federazione dei Medici di Famiglia, che noi riteniamo corretta.
Va detto che questa norma nasce a seguito di tutta una serie di malori più o meno gravi verificatesi nelle palestre o nei campi sportivi e comunque in attività sportive dilettantistiche di tipo classico dove l’assenza di un defebrillatore non ha permesso di salvare la vita ad alcune persone.
I nostri amici del Laboratorio del Camminare “Irpinia Trekking” durante un’escursione
Come accade spesso nel nostro Paese da una oggettiva necessità di normare un settore al fine di sanarne alcune distorsioni, si passa all’emanazione di leggi, decreti e regolamenti generalisti che non tengono conto della ricchezza e varietà del settore in questione: in questo caso delle attività motorie all’aria aperta.
Noi crediamo che ulteriori chiarimenti vadano fatti in sede legislativa o di circolari ministeriali per conoscere ancora più nel dettaglio quali attività siano soggette a certificazione medica e quali si debbano attenere a semplici autocertificazioni o raccomandazioni ai soci in fase di iscrizione.
Il nostro parere, condiviso in toto dal mondo del volontariato che si occupa di promuovere le attività outdoor non motorizzate, è che la pratica dell’escursionismo, qualora non si configuri come attività estrema o con finalità agonistiche, non debba essere soggetta ad una sorta di medicalizzazione, visto, tra l’altro, che il mondo scientifico è sempre più concorde nel dare all’attività motoria all’aria aperta un ruolo fondamentale nella prevenzione e cura di importanti patologie.
D’altronde in altri Paesi Europei dove l’attività escursionistica è molto più diffusa non risultano esserci certificazioni di questo tipo.
Sicuramente il quadro normativo nel settore assicurativo e della sicurezza in montagna o più in generale per quanto concerne le attività all’aria aperta va chiarito una volta per tutte perché, nonostante i mille convegni organizzati nel corso degli ultimi decenni, ad oggi le associazioni di volontariato che con grande entusiasmo favoriscono la crescita di una cultura dell’escursionismo ed animano i territori, devono muoversi su un terreno a dir poco scivoloso dal punto di vista della responsabilità civile e penale.
Noi come Federtrek ci stiamo impegnando, ormai da tempo, nel favorire un processo di estrema chiarezza nel distinguere il ruolo degli accompagnatori volontari da quello dei professionisti ( Guide Alpine, Accompagnatori di Media Montagna, ecc.), in una logica di collaborazione tutta a vantaggio di un turismo naturalistico sostenibile che in Italia ha grandi potenzialità.
Il nostro sforzo di creare un asse positivo tra il mondo del volontariato e quello delle professioni, in modo da determinare vantaggi oggettivi a tutto il settore, deve trovare anche nella legislazione un chiarimento definitivo che potrebbe rientrare in quella rivoluzione del Terzo Settore su cui sembra voler intervenire il Governo.
Come Federtrek siamo a disposizione per lavorare all’interno di un gruppo di lavoro nazionale che va dal CAI ai professionisti della montagna e dell’accompagnamento naturalistico per sciogliere tutti i nodi e contribuire a dare slancio ad un settore con grandi potenzialità ed in forte crescita.