young asian woman hiker climbing rock on mountain peak cliff
Il trekking sta diventando una delle risposte più frequenti al bisogno di rallentare i ritmi e ritrovare il proprio equilibrio fisico e mentale.
Un’esperienza che va oltre l’attività sportiva, che permette di ritrovare un equilibrio interiore andando alla scoperta di ambienti naturali nuovi e incontaminati.
Un modo di viaggiare e scoprire nuovi territori che non impone costi particolarmente elevati, anche sotto il profilo atletico si percepisce come un’attività meno intensa e traumatica di una discesa dalla montagna sopra un paio di sci.
Diciamo subito che queste impressioni sono condivisibili solo in linea di massima.
Fare trekking può, infatti, significare tante cose: stiamo facendo un sentiero pianeggiante che dura 3 o 4 ore oppure stiamo percorrendo la via Francigena.
È chiaro come queste due esperienze siano molto diverse e non siano entrambe alla portata di chi, per la prima volta, decide di fare un po’ di trekking in montagna.
Non a caso, nel mondo anglosassone, si usano due termini diversi per definire queste pratiche.
Il primo è hiking, che è il corrispettivo fedele di escursionismo, ovvero di camminate giornaliere fatte in contesti non particolarmente difficili.
La seconda è trekking, con la quale gli americani e gli inglesi intendono i viaggi a piedi di più giorni, i cammini o long trail.
Questa premessa ci serve per fare un po’ di chiarezza su alcuni aspetti importanti.
Ovviamente ciascuno di noi percepisce la fatica in modo diverso, ci sono molti fattori in gioco, a partire dall’età, passando per lo stile di vita fino ad arrivare all’allenamento.
Ecco, proprio quest’ultimo è l’aspetto più importante anche per il trekking, infatti la sua natura meno aggressiva non rende l’allenamento inutile, anzi.
Togliamoci un altro dubbio, il trekking è un’attività ad alto consumo energetico, perché ad una minore intensità dello sforzo corrisponde una durata prolungata.
Un impiego particolare del nostro corpo, diverso da quelli di molte altre pratiche, che ha necessità di un percorso di graduale adattamento e allenamento.
La particolarità atletica del trekking spiega perché su un sentiero si possa trovare in difficoltà un ragazzo abituato a correre e a fare palestra e, invece, si possano incontrare persone più in la con gli anni che, in salita, riescono a staccare colleghi escursionisti ben più giovani.
Quindi prima di programmare un weekend in montagna è importante fare un percorso di allenamento che porti il nostro fisico ad abituarsi a questi sforzi prolungati nel tempo.
Vediamo adesso alcuni consigli utili per prepararci ad affrontare un trekking.
Le prime escursioni non devono essere ardite, proprio per la sua particolarità e per la necessità di abituare il fisico, iniziamo a camminare con gradualità.
In particolare modo se il nostro stile di vita è sedentario, si potrebbe iniziare con un’escursione con un dislivello massimo di 400 metri, senza tratti troppo ripidi, da fare per le prime quattro o cinque volte.
Dopo aver superato questo primo step senza troppa difficoltà si potrà iniziare ad aumentare il dislivello e la durata delle escursioni, sempre con gradualità e senza esagerare.
Come abbiamo detto bisogna iniziare con un’escursione leggera per le prime quattro uscite, così da poter gradualmente aumentare la difficoltà.
È chiaro però che queste escursioni non potranno avere cadenza bimestrale o mensile, non ha alcun senso fare una lunga escursione una volta al mese e poi rimanere per settimane in uno stato di inattività.
Per poter passare ad un livello successivo è necessario essere costanti. In primo luogo cerchiamo di fare un’escursione abbastanza lunga ogni weekend, ma parte del lavoro va fatto anche in settimana.
Non dimentichiamoci delle nostre gambe e iniziamo a fare qualche spostamento in più a piedi anche in città, ne guadagneremo in salute fisica, mentale e nel portafoglio.
Iniziamo a camminare piano, con passo lento e cadenzato, ascoltiamo la nostra respirazione.
Dopo un po’ acceleriamo gradualmente il passo, tenendo un andamento più sostenuto, non appena sentiremo il battito cardiaco aumentare e il fiato scarseggiare rallentiamo di nuovo.
Imparare ad adattare il proprio passo al nostro allenamento, alla lunghezza e alla difficoltà del percorso è una delle competenze principali del buon trekker.
Proprio perché si tratta di attività con uno sforzo prolungato nel tempo è bene dosare le forze e regolarsi costantemente.
Si cammina per conoscere, per gustare panorami e il silenzio di ambienti naturali incontaminati.
Fare qualche pausa per contemplare quello che ci circonda e bere un po’ d’acqua è una pratica sacrosanta, ma è meglio non eccedere con i pit stop.
Perché il buon trekker, grazie all’allenamento e alla capacità di regolare il passo, dopo qualche minuto di cammino riesce a trovare un proprio ritmo nel passo, il proprio tempo, quasi stesse suonando una melodia con le gambe.
Troppe pause rischierebbero di interrompere questo spartito.
Sentirete molti dire che non sono essenziali, che si può camminare benissimo anche senza.
Ma non è così, i bastoncini hanno numerosi benefici per la camminata, non solo per aiutare il nostro equilibrio ma, soprattutto, per aiutarci a scaricare il peso dello zaino non solo sulla nostra colonna vertebrale.
Il trekking deve emozionare e coinvolgere, è un’esperienza che dona equilibrio e pace interiore, ecco perché è così importante essere preparati quando si inizia.
Perché talvolta gli imprevisti dovuti alla scarsa preparazione potrebbero rovinare quella che dovrebbe essere un’esperienza ricca di suggestioni.
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