Hiking woman traveler with backpack checks map to find directions in wilderness area, real explorer. Travel Concept
Fare trekking è un’esperienza unica che mette a contatto con la natura e con noi stessi.
Porta con sé una tale carica di entusiasmo che spesso ci fa dimenticare che improvvisare troppo non è nel nostro interesse.
Camminare sui sentieri non significa andare alla ventura, perché l’entusiasmo da solo, nella migliore delle ipotesi non ci consente di vivere la nostra escursione al meglio che possiamo.
Nella peggiore delle ipotesi, invece, può mettere a rischio la nostra incolumità.
Un minimo di pianificazione è quindi indispensabile.
Se camminare per voi equivale a dire guardarsi attorno ed esplorare un mondo diverso, pieno di cose da scoprire, invisibili a chi correndo non le nota, ebbene, siete capitati nel posto giusto.
A noi ancora prima di camminare piace usare la testa.
Un passo dopo l’altro, iniziamo a pianificare la nostra escursione con alcuni consigli fondamentali.
Ulisse, grazie alla curiosità e alla fame di conoscenza si spingeva oltre il mondo conosciuto.
Anche noi, nel nostro piccolo, seguiamo i sentieri per scoprire nuovi paesaggi e nuovi orizzonti.
Ma la nostra audacia e il nostro fisico sono al pari del nostro eroe omerico?
Nel trekking è importante valutare con oggettività le proprie caratteristiche.
Se il nostro livello di allenamento non è ottimale, meglio dirottare su escursioni più brevi e con dislivelli non eccessivi (giusto 400 metri a salire, non di più).
Ph.: Gettyimages/AlexBrylov
La prima regola da seguire è non sopravvalutarsi: rischiate di farvi male se subentra la perdita di concentrazione dovuta all’affaticamento.
Anche l’equipaggiamento personale è fondamentale.
Se non possediamo l’abbigliamento adeguato e l’attrezzatura giusta le strade da seguire sono due: una porta alla prima rivendita specializzata per acquistare l’armamentario necessario.
L’altra dirotta su una gita più soft, priva di vie ferrate e non riservata solo agli aspiranti Rambo.
Quando affermiamo che dobbiamo essere cosciente dei nostri limiti, intendiamo che bisogna verificare a tavolino la difficoltà del percorso, il dislivello, la lunghezza e il tempo impiegato.
Questo per non trovarci in difficoltà e prevedere a grandi linee l’orario di rientro.
Per comprendere la difficoltà del percorso occorre conoscere la simbologia utilizzata.
La scala riferita all’escursionismo (quindi non all’alpinismo) propone quattro livelli di suddivisione:
_ T = Turistico: Itinerari con percorsi evidenti, che non pongono incertezze o problemi di orientamento, quindi su stradine, mulattiere o comodi sentieri, dove sono assenti tratti esposti.
_ E = Escursionistico: Itinerari che si svolgono su sentieri anche stretti e ripidi (come pendii erbosi, detriti e pietraie), a volte esposti (ma protetti o assicurati), oppure su tracce non sempre facili da individuare (ad esempio pascoli o su tratti nevosi), ma non problematiche, spesso con dislivelli notevoli o anche a quote superiori ai 2000 metri.
_ EE = Escursionisti Esperti: Itinerari di lunga percorrenza e dislivelli notevoli, generalmente segnalati, ma che implicano la capacità di muoversi su terreni particolari.
Ci possono essere singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata, attraversamento di canali nevosi, percorsi su creste, pietraie, ghiaioni, tratti aerei ed esposti, passaggi su terreno infido come pure i percorsi attrezzati e le vie ferrate.
Richiedono equipaggiamento e preparazione adeguata, esperienza di montagna, passo sicuro e assenza di vertigini; in caso di neve possono essere necessari la piccozza ed i ramponi.
_ Itinerari EEA = Escursionisti Esperti con Attrezzatura: itinerari difficili, con passaggi esposti, che possono affrontarsi solo con attrezzature adeguate e una buona prerparazione alpinistica.
_ Per sapere di più su come leggere le schede tecniche degli itinerari leggi questo articolo
Se non indicato diversamente indica il tratto in salita.
Il dislivello sottolinea la differenza di altitudine tra due punti diversi che normalmente corrispondono al punto di partenza e al punto di arrivo dell’escursione.
Se il primo luogo ha una quota inferiore al secondo allora il dislivello sarà positivo, altrimenti risulterà negativo.
Meglio guardare il “dislivello complessivo positivo” la somma di tutti i dislivelli positivi parziali (salite) che bisogna percorrere per andare dal punto di partenza a quello di arrivo.
Idem per il “dislivello complessivo negativo”.
Anche questo è generalmente indicato nelle schede tecniche.
Viene calcolato sul passo di un escursionista con un allenamento medio corrispondente alla copertura di un dislivello positivo pari a 350/400 metri all’ora (nel caso di un dislivello negativo anziché un’ora calcolate 40 minuti circa).
Ph.: Gettyimages/Drepicter
La durata della camminata dipende anche dalla conformazione del terreno e dalla quota (se alle nostre quote per fare 400 metri di dislivello impieghiamo 1 ora, a 8000 metri per coprire lo stesso dislivello sono necessarie 4 ore circa).
Segnaliamo di seguito alcuni dati indicativi:
Il calcolo della lunghezza di un’escursione ha senso solo in percorsi pianeggianti o con dislivelli insignificanti.
Altrimenti l’impegno fisico e tempo di percorrenza sono valutazioni più attendibili se riferiti al parametro “dislivello”.
Oltre alla lettura della descrizione del percorso e ai punti d’interesse che si possono incontrare lungo di esso, è importante lo studio del percorso sulla carta topografica, possibilmente in scala 1 : 25.000.
Grazie alle curve di livello e alla rappresentazione dei rilievi questa mappa può trasmettere informazioni importanti sul dislivello e l’impegno fisico richiesto.
Ricordiamoci però che il trekking deve risultare un’esperienza piacevole, quindi non vogliamo dimenticare l’aspetto più bello e gratificante del camminare.
Nel prendere informazioni non trascureremo di documentarci sulle particolarità naturalistiche, storiche e paesaggistiche dell’itinerario.
_ Leggi tutti i nostri consigli:
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