Quali sono gli infortuni più comuni durante un trekking? Scopriamoli e vediamo come prevenirli e curarli

11 ottobre 2024 - 10:11

Vediamo come prevenire e trattare gli infortuni più comuni che capitano a chi fa escursioni e frequenta ambienti outdoor. Una breve guida per conoscere i problemi più comuni e capire come prevenirli, anche attraverso l'utilizzo della giusta attrezzatura

Storte, distorsioni, abrasioni  e tagli: scopriamo i rischi del trekking!

Il trekking e i viaggi nella natura sono coinvolgenti anche per quel senso di sfida che accompagnaqueste esperienze.

Non bisogna però dimenticare che in queste attività c’è sempre il rischio di qualche incidente.

Ad ogni escursionista di esperienza sarà capitato di procurarsi una piccola abrasione, oppure di soffrire per le vesciche o una distorsione.

Insomma, ci possono essere diverse cose che vanno storte durante il trekking, in questo articolo cerchiamo di vedere quali sono gli infortuni più comuni nell’outdoor.

Cerchiamo di capire come prevenirli e, se dovessero capitare, come affrontarli per il tempo necessario a rivolgersi ad una struttura sanitaria.

 

Stiramenti e distorsioni: i più comuni 

Gli stiramenti colpiscono i muscoli mentre le distorsioni coinvolgono legamenti e tendini, per i trekker le parti più a rischio sono caviglie e ginocchia.

Le distorsioni sono spesso la conseguenza di un movimento innaturale dell’articolazione.

Da un punto di vista medico la distorsione accade quando l’articolazione è portata oltre il proprio range di movimento, provocando la lesione o rottura dei muscoli, legamenti e tendini che la compongono.

La maggior parte delle volte questo infortunio interessa la parte esterna della caviglia e provoca dolore e gonfiore immediati. Questi infortuni, nei casi più lievi, passano dopo un periodo di riposo, in quelli più gravi possono necessitare di una riabilitazione.

_ Come prevenirle: La cosa migliore è rinforzare le articolazioni con esercizi in palestra mirati al potenziamento della muscolatura. Inoltre è importante dedicarsi al riscaldamento e agli allungamenti prima di iniziare un trekking.

Fondamentale poi anche l’aspetto dell’attrezzatura, infatti tra le principali cause di infortuni ai legamenti ci sono le calzature inadeguate.

Avere degli scarponi da trekking alti, con una struttura rinforzata che fascia la caviglia, è un ottimo modo per evitare (o ridurre le conseguenze) di una storta.

_ Come trattarle: L’obiettivo principale è ridurre il gonfiore, per farlo si può:

  1. Immergere la parte interessata in un ruscello o lago freddo, oppure utilizzare neve compatta avvolta in un indumento o ancora applicare un panno fresco e umido per mitigare l’infiammazione
  2. Avvolgere la caviglia con un bendaggio elastico. Massaggiare delicatamente le lesioni muscolari.
  3. Sollevare l’arto sopra l’altezza del cuore una volta arrivati a casa (circa 20 minuti per un caso lieve; tutta la notte per un caso grave).

 

Dolore addominale: le possibili cause

Può capitare di avere mal di pancia durante un’escursione.

Questo può essere il sintomo di diversi disturbi, che vanno dalla semplice aria a un’infezione gastrointestinale fino ai calcoli renali, il che rende difficile la diagnosi sul campo.

Può essere utile avere nello zaino dei calmanti per questo tipo di dolori e un termometro per controllare la febbre.

_ Come trattare il problema: per alleviare i sintomi si può provare ad assumere per alcuni minuti una posizione fetale che aiuta a rilassare i muscoli addominali, quanto basta per raggiungere la meta o tornare indietro.

In questi casi è consigliato tenersi idratati, bevendo molti liquidi ed evitare cibi pesanti ed elaborati.

Ci sono alcuni casi in cui conviene abbandonare immediatamente il trekking, in particolare quando:

  • Il dolore è localizzato e persiste da più di 12 ore.
  • Coincide con sangue nelle urine, feci o vomito o febbre.
  • Potrebbe essere correlato a gravidanza o lesioni interne.
  • Si intensifica con il movimento e/o l’addome risulta rigido o doloroso al tatto.
  • Non scompare entro 24 ore.

 

Reazioni allergiche

La maggior parte delle reazioni allergiche sono conseguenza di allergie preesistenti o contatti con piante velenose.

_ Come prevenirle: può essere molto utile imparare a identificare le piante pericolose nel territorio che si attraversa.

Indossare pantaloni lunghi e avere le braccia coperte, in particolare quando si cammina nel sottobosco, può proteggerci da contatti indesiderati.

_ Come trattare: è consigliato lavare immeditatamente la parte interessata.

Per esempio l’olio urticante che si trova nell’edera velenosa, nella quercia e nel sommacco, impiega 10 minuti per legarsi alla pelle. Evitare di graffiarsi, che può causare infezioni.

 

Nausea, vomito e diarrea

In questo caso, specie durante i trekking di più giorni, la principale causa di sintomi come nausea, vomito e diarrea è dovuta ad una cattiva abitudine nel lavaggio delle mani e delle stoviglie.

Per affrontare queste situazioni, abbastanza frequenti nei3397218389, è importante arricchire il proprio kit di pronto soccorso con dei farmaci antinausea, anti vomito e per bloccare la diarrea, come l’Imodium.

Inoltre è utile avere un termometro e del paracetamolo.

_ Come prevenirli: L’igiene è la regola base, quindi lavare sempre le stoviglie nello zaino (coltelli, forchette e piatti) con acqua calda e sapone oppure con un igienizzante.

Quando si fa una sosta per mangiare ricordarsi di lavarsi le mani con un igienizzante, prestando attenzione a tutte le superfici, comprese le unghie.

_ Come trattarli: In questo caso è opportuno rimanere idratati, mangiare solo cibo asciutto, come cracker e pane. Solitamente i sintomi passano in 24/48 0re.

 

Ipotermia e congelamento: i pericoli dei trekking invernali

Il raffreddamento delle estremità, come mani e piedi, insieme allo scarso afflusso di sangue può portare al congelamento.

In questo caso si verifica un danno alla pelle e ai tessuti molli causato dall’esposizione a temperature inferiori allo zero, per mancanza di ossigenazione e calore.

Il congelamento, e anche l’ipotermia, possono avere diversi livelli in base all’intensità del freddo e alla durata dell’esposizione.

Nei casi più gravi di carenza prolungata di ossigeno per mancanza di flusso sanguigno nel tessuto, il danno può essere permanente.

Il congelamento può colpire qualsiasi parte del corpo, ma le estremità sono quelle più esposte e soggette a questi problemi.

L’ipotermia invece accade quando il corpo umano, a causa del freddo esterno, non riesce a mantenere la temperatura corporea intorno ai 37°C e si ha un abbassamento al di sotto dei 35°C.

L’ipotermia è caratterizzata dal rallentamento della circolazione del sangue provocato dall’organismo per evitare la dispersione di calore.

_ Come prevenire: In questo caso la preparazione è essenziale, ovvero è necessario affrontare l’outdoor invernale con le giuste attrezzature tecniche.

L’abbigliamento termico, la giacca da montagna, i guanti, i pantaloni da trekking e gli scarponi invernali sono essenziali per un trekking sicuro a basse temperature.

Importante anche controllare le previsioni metereologiche prima di mettersi in cammino, per evitare di venir sopresi da bufere di neve.

_ Come trattare: In caso di ipotermia la prima cosa da fare è ripristinare la temperatura corporea, per evitare danni a organi vitali e la comparsa degli effetti del congelamento.

In questo caso può essere sufficiente andare in un ambiente riscaldato e riparato da vento e umidità, sostituire gli indumenti freddi o bagnati, riscaldare il corpo avendo cura di non esporlo a temperature maggiori di 37°C (sia utilizzando panni caldi che acqua tiepida).

È consigliabile idratare l’organismo somministrando bevande tiepide. In caso di congelamento, in generale, tanto più a lungo la zona rimane congelata, tanto più grave sarà il danno finale.

Il trattamento, sia in ambiente ospedaliero che non, consiste principalmente nel riscaldamento dell’area interessata e nella cura delle parti lesionate

 

Vesciche: il nemico più temuto 

Le vesciche sono una reazione di autodifesa della pelle che, quando viene sottoposta ad uno sfregamento prolungato che la potrebbe danneggiare, produce un accumulo di fluidi nella zona soggetta all’attrito.

_ Come prevenirle: la prima cosa da fare è ridurre al minimo i punti di sfregamento tra piede e calzatura. Per questo la scelta della scarpa e della calza sono fondamentali. Sempre meglio fare un periodo di ‘rodaggio’ con la scarpa da trekking prima di affrontare lunghi itinerari.

Importante poi tenere sempre il piede asciutto, quindi vale la pena avere sempre delle calze di ricambio, ed è importante intervenire in eventuali punti di frizione, magari con l’ausilio di cerotti protettivi.

_ Come trattarle: la cosa migliore sarebbe lasciare che la vescica faccia il suo naturale decorso, riassorbendosi gradualmente. Quando però ci impedisce di camminare, allora si può procedere con l’incisione.

Un procedura da fare con attenzione e cura, perché una volta aperta la vescica, la conseguente ferita sarà esposta ad agenti patogeni.

La pelle, una volta bucata espone gli strati più interni e delicati al rischio di infezioni che possono avere complicazioni spiacevoli e pericolose.

Per questo l’operazione va condotta con strumenti sterili e la ferita va immediatamente disinfettata e coperta, magari applicando prima una crema antibiotica.

Le vesciche più piccole si possono anche trattare applicando sopra un apposito cerotto curativo, che aiuterà il naturale riassorbimento.

 

Tagli e graffi: sempre dietro l’angolo

Per questo tipo di infortuni è necessario avere nel proprio kit di pronto soccorso delle bende, una garza e un unguento antibiotico.

_ Come prevenire: anche in questo caso si parte dall’abbigliamento, infatti i pantaloni e le giacche da trekking sono dotati di protezioni per proteggere il corpo in caso di cadute e contatto con rocce e arbusti.

_ Come trattare: la prima cosa da fare è sciacquare la ferita e disinfettarla, per farlo si può utilizzare dell’acqua o soluzione salina e  successivamente dell’acqua ossigenata.

Se c’è una perdita di sangue, dopo aver pulito la ferita, coprirla con una garza e applicare una pressione decisa. Se la garza si impregna di sangue, ne va aggiunta un’altra sopra. Quando l’emorragia si interrompe, bendare per tenere la garza in posizione.

Ustioni

Per trattare le ustioni è fondamentale avere nel proprio kit di pronto soccorso delle bende, una garza, un disinfettante e un unguento antibiotico per ustioni.

_ Come prevenire: le ustioni sono più frequenti nei trekking di più giorni, quando si dorme all’aria aperta, e magari si cucina la cena con un fornelletto da campo o un piccolo fuoco.

In questo caso la regola aurea è attenzione, spesso la stanchezza di una giornata di cammino ci porta ad affrontare questi ‘incombenti’ con superficialità.

_ Come trattarle: far raffreddare l’ustione con acqua fredda per 10 minuti, quindi pulire la superficie, applicare un unguento antibiotico per ustioni e avvolgere con una garza.

Le ustioni sono rischiose perché la pelle ferita potrebbe essere aggredita da patogeni che provocano una grave infezione.

Se la ferita presenta delle piccole linee rosse che si allontanano dall’area ustionata e il dolore è forte e persistente, conviene lasciare immediatamente il trekking per rivolgersi ad un ospedale.

Sintomi influenzali

Se dovessero insorgere sintomi influenzali durante il trekking è importante avere nel proprio kit di pronto soccorso ibuprofene o paracetamolo, sciroppo per la tosse e un termometro.

_ Come prevenire: in questo caso le precauzioni da prendere sono rivolte più che altro ai compagni di escursione.

Per evitare di contagiarli è importante lavarsi le mani frequentemente, coprirsi la bocca quando si tossisce, non usare le stesse attrezzature e mantenere le distanze.

_ Come intervenire: in questo caso conviene interrompere il trekking, specie se la febbre supera i 38°C e ci sono sintomi respiratori.

 

Ossa rotte e dislocate

Le fratture più comuni durante il trekking riguardano le gambe, le caviglie e i polsi, di solito sono la conseguenza di cadute. I sintomi sono simili a quelli di distorsioni e stiramenti, ma più gravi.

Sono frequenti anche le lussazioni, che di solito colpiscono la spalla, e provocano immediato dolore e un raggio di movimento limitato.

Per questi infortuni è utile avere nel proprio kit di pronto soccorso una stecca e una benda elastica.

_ Come prevenire: è importante migliorare la stabilità della camminata. Ecco perché importante utilizzare bastoncini da trekking, scarpe tecniche da outdoor ed avere la giusta preparazione fisica.

Per evitare cadute è importante la preparazione dello zaino, il peso deve essere ben bilanciato e non devono esserci oggetti appesi o sporgenti che possano impigliarsi durante il cammino.

_ Come  trattarla: La prima cosa da fare è immobilizzare la ferita ed evitare inoltre ogni manipolazione, quindi non cercare di rimettere a posto una lussazione.

Per un infortunio alla gamba di questo tipo, a meno che non ci si trovi in prossimità dell’arrivo, è necessario richiedere l’intervento dei soccorsi per lasciare il sentiero ed essere portati all’ospedale.

 

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