Millenial blond girl setting camp with a tent in a snow filles canadian park during a snowshoeing trip
Durante le escursioni invernali l’ipotermia è un nemico sempre temibile.
L’abbassamento della temperatura al tramonto o la dispersione di calore non appena si interrompe l’attività aerobica, possono mettere a dura prova il nostro metabolismo, costretto a consumare parecchie energie solo per mantenere la temperatura corporea necessaria alle funzioni vitali.
In tali condizioni l’affaticamento si amplifica enormemente e la muscolatura perde efficienza.
Ph.: Gettyimages/ julief514
La sensazione di freddo e lo stimolo della fame e della sete sono segnali d’allarme che il nostro corpo lancia quando sente approssimarsi il rischio di ipotermia.
Ecco allora tre consigli fondamentali per ridurre al minimo il rischio di ipotermia durante un trekking invernale sulla neve.
È essenziale attrezzarsi in modo adeguato per le uscite nella stagione più fredda.
Occorre portare nello zaino non solo i capi di abbigliamento necessari per coprirsi durante l’attività, ma anche uno strato termico “di sicurezza” (il piumino è l’ideale) da indossare durante gli intervalli di riposo.
Se tutto va bene questo strato ci può regalare un piacevole tepore mentre mangiamo un panino osservando il panorama…
Se qualcosa va storto può diventare un supporto indispensabile per affrontare un bivacco all’aperto o una lunga attesa dei soccorsi.
Altrettanto essenziale (in ogni stagione!) è la coperta isotermica che non a caso rientra nel kit di primo soccorso.
Si tratta di un pacchettino grande come un fazzoletto e del peso di pochi grammi, che dovremmo lasciare sempre nello zaino e che può fare la differenza fra la vita e la morte.
È bene prestare attenzione anche al cibo.
Con il freddo intenso si consumano molte più calorie e, durante l’escursione invernale, il nostro corpo, a parità di sforzo, dovrà avere a disposizione più riserve di energia, rispetto alle escursioni estive.
Prendendo troppo alla leggera la questione del cibo ci fa correre il rischio di rimanere a secco di benzina nel bel mezzo di un escursione.
Può apparire cosa banale, ma in inverno (magari su un sentiero con neve da battere) l’affaticamento si può trasformare in sfinimento, condizione che ci espone ancora di più al rischio di ipotermia.
È bene pertanto equipaggiarsi con cibi come frutta secca, barrette o (meglio ancora) gel energetici.
Questi ultimi sono ideali per chi fa sport in ambiente, in quanto vengono assimilati rapidamente e richiedono al nostro stomaco pochissimo lavoro e quindi poco dispendio dispendio di energie per essere digeriti.
Ultimo accorgimento in merito al cibo: non aspettate che lo stimolo della fame si faccia sentire, perché quando lo fa è spesso troppo tardi.
Tenete un po’ di cibo a portata di mano, fuori dallo zaino, e imponetevi di mangiare qualcosa durante l’attività.
Infine non scordatevi di bere!
Quando là fuori fa un freddo cane, quando un vento gelido ti taglia la faccia, la disidratazione sembra l’ultimo dei problemi a cui pensare e anche il nostro corpo è restio a farci sentire lo stimolo della sete.
Eppure, anche in ambienti freddi, durante la marcia la temperatura corporea si alza.
Ph.: Gettyimages/ Solovyova
Per equilibrare questo incremento di calore, sudiamo e così richiamiamo aria più fredda dall’esterno (per il fenomeno della convezione), stabilizzando la temperatura.
Quindi, anche se non percepiamo la “caldazza” estiva, le nostre riserve idriche vengono intaccate durante il cammino.
Occore reintegrarle, anche in questo caso “giocando d’anticipo”, cioè bevendo prima che intervenga lo stimolo della sete.
Attenzione, infine, alla temperatura dei liquidi che ingeriamo.
Se abbiamo solo una borraccia o una normale bottiglia è meglio bere con molta calma e deglutire lentamente, in modo da scaldare il più possibile il liquido prima di farlo arrivare allo stomaco.
Se invece siamo stati così previdenti da portarci un termos, degustando il nostro thè caldo (meglio se addolcito col miele al posto dello zucchero) avremo sicuramente modo di apprezzare la nostra saggezza e di sentirci ricompensati dalla fatica del trasporto di quell’ingombrante e pesante aggeggio.
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