Two hikers at viewpoint in the mountains enjoying beautiful view of the valley with a lake and sunny warm weather in summer, green trees around
L’inverno sembra ormai alle spalle e la voglia di dedicarsi a qualche trekking primaverile cresce sempre di più.
Tuttavia, il cambio di stagione e, conseguentemente, anche delle temperature, può provocare non pochi rischi durante le escursioni, specie se si decide di arrivare in alta quota.
Le possibili valanghe oppure le insolazioni non sono poi elementi da sottovalutare.
Ph.: Gettyimages/Vitalalp
Camminare ben equipaggiati, prendere atto delle proprie condizioni fisiche di partenza nonché delle condizioni metereologiche della zona di interesse, risulta fondamentale per evitare di rovinarsi un’escursione.
Di seguito trovate alcuni rischi correlati al trekking in questo periodo dell’anno assieme a qualche consiglio indicativo per poter ripartire con il piede giusto e, soprattutto, con coscienza.
In primavera, l’oscillazione della temperatura può essere molto più variabile.
Del resto, il clima deve ancora adattarsi e le giornate possono prendere una piega imprevedibile da un momento all’altro.
Il rischio, poi, si acuisce nel momento in cui ci si trova ad altitudini piuttosto elevate. Dunque, più si va verso l’alto e più le temperature tenderanno ad abbassarsi repentinamente.
In questo caso, un’azione utile da compiere è la prevenzione circa l’abbigliamento tecnico necessario.
Un solo outfit per l’intera escursione, specie se lunga, può essere uno svantaggio. In questo senso, gli strati multipli meno ingombranti sono i migliori per le escursioni primaverili.
Ph.: Gettyimages/Zbynek Pospisil
L’ideale sarebbe uno strato base, uno strato intermedio (un piumino sottile per le mattine fredde o da indossare in vetta), una giacca in pile o una felpa, e una giacca hardshell.
Se è prevista pioggia, allora una giacca impermeabile è sicuramente l’ideale.
Dopodiché siamo pur sempre in primavera, quindi gli strati più leggeri sono vivamente consigliati rispetto a un ingombrante cappotto invernale.
A tutto questo si potrebbero aggiungere un paio di pantaloni accorciabili in versione short e un intimo traspirante realizzato in fibre sintetiche o lana merino.
Infine, delle calze di buona qualità che evitino sfregamenti e possibili vesciche, così come un cappellino con visiera ed eventualmente anche delle ghette (per la neve oppure nel caso in cui si indossino scarpe basse).
Tutti sanno che in montagna ci si abbronza di più, ma proprio per questo l’esposizione ai raggi solari ad alta quota richiede delle precauzioni specifiche.
Nello specifico si sta parlando dei raggi ultravioletti (UV), e bisogna prestare particolare attenzione a questi ultimi se si vogliono evitare dolorose scottature e vere patologie indotte o aggravate quali la fotodermatiti, l’orticaria solare o gli epiteliomi multipli cutanei.
Salendo di quota, l’intensità dei raggi ultravioletti aumenta del 10% ogni 1000 metri di dislivello. A 3000 metri di quota l’intensità è quindi superiore del 30% rispetto al livello del mare.
Il periodo della giornata più rischioso per l’esposizione al sole va dalle 11 alle 15 circa. I mesi più a rischio sono invece giugno e luglio.
La neve riflette quasi totalmente i raggi ultravioletti, per cui trovandosi su terreno innevato si è esposti a una quantità pressoché doppia di raggi ultravioletti (questo nel caso si decida per un trekking in alta quota).
In questo senso, molti profumi, lozioni, dopobarba e prodotti antiacne, specie se contenenti bergamotto, possono rendere l’organismo più sensibile all’azione dei raggi ultravioletti.
Come anche alcuni farmaci, in particolare antibiotici e diuretici.
Ph.: Gettyimages/Manuel-F-O
Dunque, cosa si può fare per prevenire l’azione dannosa dei raggi UV? Soprattutto se ci si trova in alta quota, è indispensabile proteggere il proprio corpo con cappelli, occhiali e vestiti adeguati.
Attenzione, quindi, ai pantaloncini corti e alle canottiere. Per quanto riguarda i prodotti solari, è bene tenere presente alcune considerazioni.
Bisognerebbe prediligere creme solari con Fattore Protettivo (FP) superiore a 20 per i raggi UVB tenendo conto che, in condizioni di utilizzo reali, questo fattore può anche dimezzarsi.
Si dovrebbe anche optare per prodotti che proteggono da tutti i tipi di raggi ultravioletti (UVB e UVA) e anche dai raggi infrarossi (IR).
Se durante il trekking ci troviamo particolarmente esposti al sole, allora è necessario applicare la crema solare almeno ogni due ore, anche se è dichiarata come “resistente all’acqua”.
La loro resistenza al sudore è, infatti, limitata. Infine, il consiglio è quello di essere un po’ diffidenti rispetto ai “prodotti abbronzanti”: una crema non può contemporaneamente essere abbronzante e protettiva.
Fare escursioni in primavera vuol dire anche pensare alla trazione.
Anche se questo è sicuramente un problema che si può verificare ad altitudini più elevate, chi fa escursioni a quote più basse e sui pendii esposti a nord potrebbe comunque imbattersi in superfici ghiacciate, innevate o fangose.
I dispositivi di trazione come i microspikes, ad esempio, sono utili e leggeri e possono essere una buona soluzione.
Ph.: Gettyimages/Robert Pavsic
Dei buoni esempi sul mercato potrebbero essere microspike Kahtoolas, Yaktrax e Hillsong.
Il consiglio è quello di tenere dei dispositivi di trazione sempre pronti nello zaino fino a giugno inoltrato, quando ormai la neve sarà pressoché assente anche ad altezze considerevoli.
Anche i bastoncini da trekking sono sempre dei dispositivi utili che ogni escursionista dovrebbe sempre avere con sé, specie se ci si deve addentrare su sentieri impervi e scoscesi.
In alcune zone della nostra Penisola, la neve può ancora rappresentare un problema durante le escursioni primaverili, specie se ci si vuole dedicare a un trekking sulle montagne del nord.
A causa della presenza della neve e dell’abbassarsi delle temperature, quindi, il rischio di valanghe si fa sempre più concreto.
Anche se in una zona la neve non è direttamente visibile, possono comunque verificarsi valanghe che si staccano sopra i luoghi in cui si sta effettuando l’escursione.
Ph.: Gettyimages/k5hu
Il consiglio, dunque, è quello di verificare sempre il rischio di valanghe con le autorità montane prima di partire per un’escursione.
Resta sempre l’alternativa più valida unita all’utilizzo di app specializzate e dispositivi come Arva.
Il nostro organismo ha bisogno di energia per svolgere diverse funzioni vitali di base.
Dunque il metabolismo cellulare, la respirazione, le contrazioni cardiache, la digestione e via dicendo.
In questo senso, se si sta svolgendo un trekking in questo periodo dell’anno, allora il consiglio è quello di mantenere costante la temperatura corporea, dunque in contrasto con quella ambientale circostante.
Compiendo escursioni o ascensioni brevi (di uno o due giorni) a media e bassa quota (fino a 3.000 metri) si incontrano i medesimi problemi degli altri sport di durata.
Si può quindi consigliare, durante l’allenamento, un’alimentazione equilibrata, con il seguente rapporto tra i vari principi alimentari: glucidi 55 %; proteine 15-20 %; lipidi 25-30 %.
Ph.: Gettyimages/Vera_Petrunina
Un altro elemento è l’adeguato apporto di fibre, vitamine e oligoelementi. La preferenza, dunque, ricadrebbe sui cereali, gli alimenti integrali, la frutta e le verdure crude.
Uno oppure due giorni prima dell’escursione, inoltre, sarebbe utile aumentare la quantità di carboidrati, mentre durante la gita potrebbe essere sufficiente fare attenzione che gli alimenti siano facilmente digeribili e appetibili.
Infine, possono essere utili piccoli spuntini leggeri e calorici, come ad esempio i biscotti secchi.
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