Lightning thunderstorm flash in the mountains. Concept on topic weather, cataclysms (hurricane, Typhoon, tornado, storm)
É bene stare sempre il più possibile alla larga dai luoghi dove Madre Natura ha deciso di dare dimostrazione della sua potenza, prendendo tutte le precauzioni possibili per evitare i temporali.
Anche in questo caso la prevenzione è il caposaldo della sicurezza.
Quando si programma un’escursione, occorre essere innanzitutto consapevoli delle caratteristiche ambientali e climatiche della nostra meta.
É fondamentale orientarsi nella ricerca delle informazioni essenziali, anche per quanto riguarda il rischio temporali e fulmini.
In sostanza: se state programmando una gita in Dolomiti ad agosto, può anche non fregarvene nulla del pericolo valanghe, ma, nel valutare le previsioni meteorologiche, un occhio di riguardo lo dovete riservare al rischio di temporali.
In montagna sono un evento tutt’altro che raro in estate e, soprattutto nelle ore pomeridiane, si possono scatenare fenomeni violenti e improvvisi.
Le previsioni sono il primo parametro in base al quale programmare l’attività: con rischio temporali elevato nel pomeriggio è meglio programmare una gita di breve durata, lontana da creste, cime e canaloni.
Se proprio non si vuole rinunciare, meglio scegliere itinerari che permettano all’occorrenza di “tagliare la corda”, tornando rapidamente in un luogo riparato e sicuro.
La previsione del rischio temporali, però, fornisce solo un’indicazione di massima e non è in grado di predire nel dettaglio dove e quando si verificherà l’evento.
È un fenomeno estremamente localizzato, tanto che, nella stessa valle, a poche centinaia di metri di distanza, ci si può trovare sotto il diluvio oppure in pieno sole e il tutto può cambiare nel giro di pochi minuti.
Una volta che ci si è messi in cammino, quindi, occorre continuare a tenere “le orecchie dritte” per interpretare, passo dopo passo, i segnali che annunciano il possibile arrivo del temporale e regolarsi di conseguenza.
In un ambiente aperto come quello di pianura tutto ciò non è particolarmente difficile: l’arrivo del fronte nuvoloso si può avvistare già da grandi distanze e i primi lampi (dei quali inizialmente non sentiamo il rumore) ci fanno capire che il temporale è ancora distante.
Una buona regola da ricordare è che il tuono comincia ad essere percepibile quando il fronte è a circa 20 chilometri di distanza da noi.
In queste condizioni, in generale, si ha il tempo necessario per capire quale direzione sta prendendo la tempesta e decidere, senza troppi patemi, come gestire il proseguimento dell’escursione.
Nelle aree montane le cose sono un po’ più complicate.
L’orizzonte chiuso dalle cime circostanti impedisce gli avvistamenti sulla lunga distanza e limita la diffusione dei suoni (quando sentiamo i tuoni il temporale può ormai essere prossimo).
Il caldo afoso nelle valli e lo sviluppo, nel corso della giornata, di nubi cumuliformi, sono segnali di un’instabilità cui è bene prestare attenzione.
Quando poi il tempo va peggiorando gli annuvolamenti sulle montagne e la provenienza del rumore dei tuoni ci possono dare informazioni importanti rispetto al sopraggiungere di un temporale.
Un buon metodo empirico per capire se la tempesta si sta avvicinando è calcolare i secondi che separano il lampo dal tuono, tenendo conto che il suono percorre circa un chilometro ogni 3 secondi.
Purtroppo l’irregolarità degli annuvolamenti e delle correnti d’aria che sovrastano le alture e il rimbombo dell’eco possono trarre in inganno rispetto alla direzione, alla distanza e alla violenza del temporale e non è raro che anche gli escursionisti più esperti vengano sorpresi dal sopraggiungere del temporale.
Vediamo quali sono, una volta che ci si trova in mezzo al temporale, i comportamenti più opportuni per cercare di ridurre al minimo il rischio di essere colpiti dal fulmine:
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[…] Inoltre i temporali estivi possono notoriamente essere molto violenti e non sarebbe simpatico essere colti di sopresa tra fulmini e saette nel mezzo dell’escursione. […]