Pericolo zecche nella natura: come evitarle e staccarle dalla pelle

Durante le escursioni ci sono diversi pericoli cui stare attenti. Ma alcuni sono così piccoli da non essere presi in considerazione: le zecche!

12 maggio 2023 - 3:34

Se già state pensando a lupi e orsi vi sbagliate di grosso: l’incontro ravvicinato con questi grandi mammiferi è evento abbastanza raro e, il più delle volte, sono loro ad avere tutto l’interesse a stare alla larga dall’uomo.

No, quelli a cui ci riferiamo sono esseri molto più piccoli, ma “assetati di sangue” e pronti a tendervi l’agguato ad ogni passo.

Stiamo parlando delle zecche, un parassita ampiamente diffuso in molti ambienti naturali e con il quale i camminatori si trovano sempre più spesso a dover fare i conti.

Cosa sono le zecche

Le zecche appartengono alla famiglia degli acari. Ne esistono circa 870 specie conosciute delle quali quaranta sono presenti anche in Italia.

Gran parte di loro poco interessano agli escursionisti, ma ve ne sono almeno un paio di cui dobbiamo occuparci e preoccuparci, perché nel loro menù ci siamo anche noi!

Il ciclo vitale di questi parassiti, infatti, dura attorno ai due anni, nel corso dei quali attraversano tre stadi di sviluppo: da larva e ninfa e da ninfa alla forma adulta.

Il passaggio da ognuno di questi stadi a quello successivo richiede un pasto a base di sangue, per effettuare il quale le zecche si debbono cercare un ospite temporaneo.

Spesso si tratta di animali appartenenti alla fauna selvatica (piccoli roditori, lepri, conigli, volpi, uccelli e ungulati), ma gli acari assetati di sangue di solito non sono di gusti particolarmente difficili, pertanto non disdegnano di aggredire anche gli animali domestici e l’uomo.

Certo non è che se ne incontrino tutti i giorni, almeno nelle aree urbane, ma chi s’inoltra in aree incolte, prevalentemente al di sotto dei 1500 metri di quota, rischia di fare la loro sgradita conoscenza.

Specialmente se ci si trova in luoghi umidi come le rive dei corsi d’acqua, ricchi di vegetazione e frequentati dalla fauna selvatica.

Grandi poco più di una capocchia di spillo, quindi estremamente difficili da individuare, le zecche vivono a terra e si mimetizzano facilmente fra l’erba e il fogliame.

Al contrario di quello che molte leggende metropolitane narrano le zecche non volano, non saltano e non fanno chissà quali peripezie.

Al passaggio di un potenziale ospite si aggrappano e camminano fino a trovare un punto adatto dove bucare la pelle dell’ospite e cominciare a succhiarne il sangue.

Una volta finito il pasto, abbandonano l’ospite e si lasciano cadere sul terreno.

 

Le malattie trasmesse dalle zecche

Qualcuno si potrà ora domandare perché tanta preoccupazione per il morso indolore di un esserino quasi microscopico.

Il vero problema è che la puntura di zecca può trasmettere all’uomo malattie molto pericolose che, nel corso degli ultimi anni, hanno visto un significativo incremento in molte aree del territorio italiano, proprio a causa del morso di zecca.

Durante il pasto, infatti, le zecche possono contagiare l’ospite con diversi agenti patogeni (virus, e batteri), responsabili di infezioni che, se non riconosciute e curate in tempo, possono avere conseguenze anche gravi, come la malattia di Lyme e la TBE o meningoencefalite (Approfondimento: i sintomi delle malattie da morso di zecca).

 

Come difendersi dalle zecche

Per prevenire questo tipo di contagio è importantissimo prima di tutto evitare di essere morsi.

Se questo avvenisse, rimuovere la zecca il prima possibile, visto che più il pasto si prolunga, più aumentano le possibilità di contagio.

Ecco qualche consiglio su come difendersi dalle zecche:

_ Innanzitutto guardatevi intorno durante l’escursione, cercando di capire quanto l’ambiente che state attraversando sia favorevole alla proliferazione delle zecche.

Un’escursione in una zona di pascolo, fra ruscelletti, cespugli d’erba e vegetazione incolta dovrebbe far scattare qualche campanello d’allarme.

1) Tenete conto anche della stagione: le zecche sono attive soprattutto dalla primavera all’autunno;

2) Durante le escursioni indossate indumenti di colore chiaro, che facilitano l’individuazione del parassita;

3) Usate indumenti che coprano il più possibile il corpo: magliette a manica lunga, pantaloni lunghi e calzini sopra pantaloni (non sarà elegantissimo ma così lascerete alle zecche meno spiragli possibile per raggiungere la vostra pelle);

4) Nelle zone dove è accertata l’infestazione da zecche conviene utilizzare gli appositi prodotti repellenti che si possono acquistare nelle farmacie e si applicano sugli abiti o sulle parti scoperte del corpo (ovviamente seguendo scrupolosamente le avvertenze d’uso);

5) Durante la camminata cercate di restare sui sentieri, evitando il più possibile il contatto con erba e cespugli;

6) Al rientro dall’escursione spazzolate con cura i vestiti e controllate voi stessi.

Tenete conto che le zecche scelgono con cura il luogo del pasto e prediligono le zone dove la pelle è più sottile e irrorata come l’inguine, le ascelle, l’addome o il cuoio capelluto.

Effettuate un controllo accurato di tutto il corpo, possibilmente con l’assistenza di un’altra persona.

Se, nonostante tutte le precauzioni, sopra descritte, ci si trova una zecca addosso, occorre provvedere a rimuoverla il prima possibile.

Infatti proprio alla fine del suo pasto, che dura dalle 48 alle 72 ore, il parassita rigurgita gli scarti, immettendo, se infetta, gli agenti patogeni nell’ospite.

 

Vediamo come fare per rimuovere la zecca:

1) Per prima cosa evitiamo i tanti rimedi consigliati “dall’amico dell’amico”, come alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, fiammiferi, sigarette, ecc.

Tutte cose che vanno bene se abbiamo intenzione di vendicarci dell’affronto torturando il nostro predatore, ma che sono pericolosissime, perché il malessere provocato alla vittima delle torture può provocare un rigurgito e quindi un aumento del rischio di infezione.

2) Per asportare la zecca occorre molto più semplicemente afferrarla quanto più vicino alla pelle, con un paio di pinzette a punta fine o con gli appositi strumenti in commercio.

Bisogna staccarla con una trazione lieve e decisa, facendo sempre attenzione a non schiacciare il corpo dell’insetto durante l’operazione.

3) Il punto del morso va poi disinfettato, evitando prodotti che colorano la pelle come la tintura di iodio (questo per consentire la verifica di eventuali arrossamenti nelle ore successive alla rimozione).

Dopo aver asportato il parassita è buona norma annotare la data della rimozione e attendere un periodo di 30-40 giorni per verificare la comparsa di eventuali segni di infezione.

Un arrossamento in corrispondenza del morso, o la comparsa sintomi simili a quelli di un’influenza (febbre, stanchezza, dolori muscolari ed altro) ci debbono mettere in allarme.

Qualora si verificassero è necessario contattare il medico, segnalando di aver subito un morso di zecca.

 

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