I consigli del CAI: come capire la difficoltà e la segnaletica dei sentieri

Come sono classificati i sentieri? Cosa ci dice la segnaletica dell'itinerario che stiamo percorrendo? Ecco i consigli del CAI per comprendere il livello di difficoltà dei sentieri e come sono fatti i cartelli lungo l'itinerario

29 aprile 2024 - 11:00

Tipi di sentieri e segnaletica: una guida all’uso per camminare in sicurezza

La segnaletica riveste nel trekking un’importanza fondamentale per la sicurezza e l’orientamento degli escursionisti.

Attraverso cartelli, segnali colorati, frecce e marcatori sul terreno, fornisce indicazioni chiare e precise riguardo ai percorsi disponibili, alle direzioni da seguire e alle eventuali precauzioni da prendere lungo il cammino.

Questi segnali non solo guidano gli escursionisti lungo i sentieri designati, ma contribuiscono anche a prevenire smarrimenti e incidenti.

Ph.: Gettyimages/romaset

In ambienti montani o boschivi, dove l’orientamento può risultare difficile, una segnaletica accurata può essere addirittura una questione di sopravvivenza.

Inoltre, una segnaletica ben mantenuta e chiaramente visibile può favorire la conservazione dell’ambiente naturale, incoraggiando gli escursionisti a rispettare i sentieri designati e a evitare danni agli ecosistemi sensibili.

Vediamo allora come il CAI distingue tra diversi tipi di sentieri e come è strutturata e va interpretata la segnaletica.

I tipi di itinerari di trekking: il livello di difficoltà

I sentieri vengono individuati in base ad una lettera, che ne indica anche il livello di difficoltà.

 

1 – Sentieri turistici: T

Sono itinerari di ambito locale, su carrarecce, mulattiere o evidenti sentieri.

Si sviluppano nelle immediate vicinanze di paesi, località turistiche, vie di comunicazione e rivestono particolare interesse per passeggiate facili di tipo culturale o turistico-ricreativo.

Nella scala di difficoltà CAI è classificato T – itinerario escursionistico-turistico.

I percorsi generalmente non sono lunghi, non presentano alcun problema di orientamento e non richiedono un allenamento specifico se non quello tipico della passeggiata.

2 – Sentieri escursionistici semplici: E

Sentieri privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro-silvo-pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli.

Rappresentano il 75% degli itinerari dell’intera rete sentieristica organizzata.

Ph.: Gettyimages/DaLiu

Può avere tratti ripidi, i tratti esposti sono di norma o protetti o attrezzati.

Può prevedere facili passaggi su roccia, non esposti e che comunque non richiedono conoscenze alpinistiche specifiche.

Nella scala delle difficoltà escursionistiche CAI è classificato “E” – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche.

3 – Sentieri escursionistici avanzati: EE

tinerari generalmente segnalati, ma che richiede capacità di muoversi su terreni particolari, quali tratti su terreno impervio o infido, tratti rocciosi con lievi difficoltà tecniche (es. tratti attrezzati), tratti non segnalati, ecc.

Nella scala delle difficoltà escursionistiche CAI è classificato “EE” – itinerario per escursionisti esperti.

4 – Sentieri escursionistici attrezzati: EEA

Percorsi attrezzati che richiedeno l’utilizzo dell’attrezzatura per via ferrata.

Nella scala delle difficoltà escursionistiche CAI sono classificati “EEA” – itinerario per escursionisti esperti con attrezzatura.

Itinerari di trekking: la distinzione per lunghezza

Gli itinerari di trekking vengono inoltre distinti in base alla lunghezza, tra itinerari a media e lunga percorrenza e itinerari a breve percorrenza.

I primi sono adatti ad escursionisti in genere esperti, durano più giorni e quindi devono essere dotati della necessaria ricettività lungo il percorso.

Questi percorsi devono essere ben segnalati ed attrezzati.

I secondi sono quelli più diffusi e durano generalmente un giorno.

Tra questi possiamo annoverare anche percorsi di chiaro scopo didattico formativo.

Ossia gli itinerari a tema prevalente (naturalistico, glaciologico, geologico, storico, religioso) che di solito si sviluppano in aree limitate e ben servite, come le aree protette.

Segnaletica sui sentieri di trekking: come leggerla e interpretarla

Vediamo i 4 tipi fondamentali di segnaletica sugli itinerari di trekking. Ne esistono molti altri, ma questi sono i più frequenti.

1 – Segnaletica verticale

È costituita dalle tabelle all’inizio del sentiero e agli incroci più importanti.

Contiene informazioni sulle località di posa, con nome e quota del luogo.

Oppure sulle località di destinazione (meta ravvicinata, intermedia e di itinerario) con i tempi di percorrenza e il numero del sentiero.

 

2 – Segnaletica orizzontale

È formata da segnavia a vernice di colore bianco-rosso o rosso-bianco-rosso.

I cartelli sono posti all’inizio e lungo il sentiero, su sassi o piante, utilizzati per offrire l’informazione di continuità e conferma del percorso.

3 – Tabella segnavia

Ha la forma di freccia e si usa per indicare la direzione della/e località di destinazione del sentiero e il tempo indicativo necessario ad un medio escursionista per raggiungerla/e a piedi.

Va collocata a inizio e fine dell’itinerario, agli incroci con altri itinerari segnalati e con strade.

È contraddistinta dalla punta rossa e dalla coda rossa-bianco-rossa.

4 –  Tabella località

La troviamo agli incroci più significativi di un percorso (passi, forcelle, piccoli centri abitati) che trovino usualmente riscontro sulla cartografia e nelle mete indicate sulle tabelle segnavia.

Di norma contiene il nome della località e la relativa quota (non aggiungere punti per l’abbreviazione di metri o per le migliaia).

 

Come sono realizzati i segnavia

Per la realizzazione delle tabelle è possibile utilizzare differenti tipi di materiale.

La scelta non è sempre facile ed è condizionata dalla continua evoluzione dei materiali.

Il forex o il multistrato in resina fenolica praticamente non richiedono manutenzione, durano a lungo nel tempo ed hanno un rapporto durata-prezzo migliore rispetto agli altri.

In alternativa al Forex o multistrato è possibile utilizzare tabelle in metallo o in legno.

Le tabelle in metallo, a fronte di una durata e solidità sicuramente maggiori, sono abbastanza più costose, mentre quelle in legno presentano maggiori problemi di manutenzione.

Le tabelle in larice hanno una buona riuscita e durano nel tempo.

Il castagno sconsigliato perché contiene una elevata quantità di tannino ed è di colore scuro, il lamellare è sconsigliato perché presenta difficoltà nella fase di incisione, abete e pino sono sconsigliati perché tendono a spaccarsi ed è di minor durata.

 

Informazioni utili

Per avere una conoscenza completa vi consigliamo di scaricare dal sito del CAI il manuale “Sentieri – pianificazione segnaletica e manutenzione“, realizzato dalla Commissione Centrale per l’Escursionismo.

 

_ Leggi gli altri nostri articoli con consigli per il trekking e l’outdoor:

 

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