close up of a red mosquito bite on a person's arm, rubbing and scratching it outdoor in the park.
Vi abbiamo già parlato ampiamente del problema delle zecche e di come prevenire e proteggersi dai loro morsi.
In questo articolo vogliamo darvi qualche informazione più approfondita sulle malattie che le zecche possono trasmettere e su come riconoscerne i sintomi.
Si tratta di un’infezione di origine batterica, provocata da batterio Borrelia burgdorferi, che usualmente è “ospitato” dagli animali selvatici come topi e cervi.
Può accadere che, mordendo un animale infetto, le zecche vengano contagiate dal batterio, trasmettendolo poi all’uomo, con la possibilità di contrarre la malattia di Lyme o borelliosi.
Se individuata con una diagnosi precoce questa malattia può essere facilmente curata con un ciclo di antibiotici della durata di alcune settimane e non risulta particolarmente pericolosa.
Al contrario, se si consente alla patologia di evolvere negli stadi più avanzati, ne possono derivare danni anche gravi come artrite cronica o problemi a livello del sistema nervoso.
Al suo esordio il sintomo più caratteristico dell’infezione (anche se non “obbligatorio”) è un’eruzione cutanea di forma circolare, cosiddetta “migrante”, in quanto si espande sulla pelle con arrossamenti circolari.
Questi sfoghi, che sembrano un bersaglio, appaiono nel giro di 1-2 settimane dal momento del morso (in alcuni casi i sintomi si manifestano anche con tempi più lunghi, comunque entro i 30 giorni).
Solitamente questo sintomo non è accompagnato da dolore o bruciore e nelle persone con pelle scura, può essere difficilmente individuabile o essere scambiato per un livido.
Non è raro che si presentino anche sintomi simili a quelli influenzali, come dolori muscolari, affaticamento, mal di testa o linfonodi ingrossati.
Questa sintomatologia si presenta solitamente alcune settimane dopo il morso, anche in quei pazienti che non hanno manifestato precedentemente l’eruzione cutanea.
La malattia può anche coinvolgere il cuore.
In tal caso si manifestano sintomi come battito cardiaco irregolare o dolori al petto.
Quando raggiunge il sistema nervoso l’infezione può causare paralisi del viso o intorpidimenti delle gambe e delle braccia.
Non rari sono anche gonfiore e dolore alle articolazioni.
In Italia questa infezione è abbastanza rara e relativamente recente: i primi casi risalgono ai primi anni ‘90.
Si può considerare ormai endemica nell’area delle province di Trento (41 casi fra il ’97 e il 2006), Belluno e Gorizia.
Focolai di infezione molto più importanti si trovano invece nell’Europa Centrale (Austria, Germania, Svezia, Croazia, Finlandia, Norvegia, Ungheria, Slovenia, Finlandia, Polonia, Parte dell’ex-URSS, Svizzera e Repubblica Ceca).
Diversamente dalla Borelliosi, per l’encefalite il responsabile della malattia, che colpisce il sistema nervoso centrale, è un virus, il cui contagio si diffonde già dopo pochi minuti dal morso.
Nei bambini la malattia è praticamente asintomatica, ma la gravità dei sintomi diviene via via più importante con il crescere dell’età del soggetto contagiato.
Anche fra gli adulti contagiati, comunque, solo il 30% giunge a presentare i sintomi che, nel periodo compreso fra i 3 e i 20 giorni dal morso, di presentano come febbre altissima e forti mal di testa.
Spesso, dopo questa prima fase la malattia regredisce spontaneamente senza recidive.
C’è però un 10/20% di casi in cui, dopo un periodo asintomatico di 8/20 giorni, la malattia si ripresenta con una seconda fase che presenta segni specifici del coinvolgimento del sistema nervoso centrale (encefalite e paralisi).
Purtroppo al momento non esiste una terapia specifica per il trattamento della malattia, anche se è possibile la vaccinazione preventiva, consigliata (vista la rarità dei casi di contagio) solo alle categorie di persone più esposte (pastori, boscaioli, guardie forestali, ecc.).
ATTENZIONE: Qualora, dopo essere stati morsi da una zecca, si presenti qualsiasi sintomo anomalo rispetto al normale stato di buona salute (infiammazioni e arrossamenti, sintomi similinfluenzali, ecc.), è fondamentale rivolgersi al proprio medico.
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