Trekking e filosofia: montagna da combattere o rifugio

25 ottobre 2022 - 7:20

Se si cerca il significato di trekking sul vocabolario Treccani si ha la seguente definizione: “Termine entrato in uso per indicare viaggi o spostamenti a piedi di piùgiorni, in massima parte su sentieri o carovaniere, in zone per lo più montuose e non servite da altre vie di comunicazione”.

Poiché si tratta di un viaggio a piedi, una delle parti più importanti del trekking sono appunto le gambe, veri “strumenti” che permettono una tale disciplina.

Ecco perché è decisiva la scelta delle scarpe da trekking, più di ogni altro accessorio, quando quello che si desidera è fare una bella escursione in montagna.

La scelta che il mercato offre è molto vasta e dipende dalla stagione, dalle tipologie di percorsi, dalla durata del percorso e dalla sua difficoltà.

Gli scarponi che si utilizzano in inverno su un terreno difficile e magari in alta quota non sono gli stessi che si utilizzano in estate per fare un percorso sulle Alpi a quote modeste.

Ecco perché dalle scarpe da trekking può derivare il successo o meno di una spedizione, grande o piccola che sia.

La qualità deve essere alta, così come ottima deve essere la scelta dei materiali che permettono anche di evitare un infortunio in situazioni di pericolo. Se si è vittime di un temporale improvviso si cammina necessariamente su rocce bagnate.

Un’ottima suola permette che il piede non scivoli, ma che invece resti aderente alla roccia nonostante la pioggia. Scivolare in montagna, magari in zone esposte, si sa, potrebbe mettere in serio pericolo il ritorno.

 

Ma perché ci si sposta a piedi in zone impervie?

Sono più o meno duecento anni che si pratica il trekking per scopo ludico e così come lo intendiamo ai giorni nostri.

Chi pratica questa disciplina, sa che si tratta di più di un passatempo domenicale ma è una vera e propria ricerca.

La domanda sorge spontanea: ricerca di che cosa? Forse la ricerca della conoscenza, come fosse un’esperienza filosofica.

La filosofia è amore per la scienza, per il sapere. Alcuni filosofi e scrittori semplificano con frasi che riescono a riassumere in poche parole dei mondi di pensieri e di esperienze.

Kant dice: “Quanto monotona sarebbe la faccia della Terra senza le montagne”. Goethe sancisce: “I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi”.

Da sempre l’uomo ha voluto dominare la natura. Piegarla ai suoi voleri. Basti pensare alle deviazioni dei fiumi, alla bonifica di territori paludosi, alla creazione di bacini, quasi che si fosse contrapposti alla natura in una eterna lotta di supremazia.

L’unica contrapposizione che offre la montagna è l’ambiente incontaminato rispetto a quello urbanizzato creato dall’uomo.

Soprattutto dopo il lockdown è emerso un forte desiderio di frequentare l’ambiente naturale, di ritornare alle origini, di immergersi nello stupendo, meraviglioso, ma anche pauroso paesaggio delle montagne.

Molte persone trovano che la nostra società non offra tutto quel benessere che promette o che ci si aspetta. Ecco allora che la montagna offre un equilibrio fisico e spirituale che trascende le lotte quotidiane.

La montagna viene considerata da molti una sorta di rifugio, perché attraverso il connubio con la natura rende migliori e dà una possibilità di completezza del nostro essere che in altri ambiti sentiamo mancare.

Che si pratichi il trekking nelle montagne dietro casa, che si intravedono al mattino dalla finestra, o tramite spedizioni Himalayane, il risultato non è molto diverso. Perché la motivazione è sempre la stessa, quella per cui la montagna rende più liberi di sognare.