Nel blu del mar Tirreno, tra la costa della Toscana e la Corsica, si trova adagiata come un foglio liscio l’isoletta di Pianosa. La leggenda vuole che con le sue sorelledell’Arcipelago Toscano debba la sua origine alle perle del monile di Venere cadute in acqua.
È davvero un gioiello naturalistico, Pianosa. La presenza del carcere ha determinato un isolamento dalle attività e presenze umane altrimenti difficile se non impossibile. Per diverso tempo la natura ha lavorato, quasi indisturbata, attorno alla zona abitata e ci restituisce oggi un ambiente incontaminato e soggetto alla tutela del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Le visite all’interno dell’isola sono possibili, infatti, solo con l’accompagnamento di una guida e prevedono regole precise per salvaguardare l’ambiente. L’itinerario proposto è una facile passeggiata costiera tra i colori e i profumi della macchia mediterranea quella che conduce al promontorio nord di Pianosa. Durante il tragitto il vostro accompagnatore vi farà apprezzare la sedimentazione storica che caratterizza l’isola assieme alle più importanti emergenze naturalistiche.
Siamo per mare: 13 chilometri, un’ora di traghetto che passa velocemente, guardando la costa dell’Elba che si allontana e la visione sempre più nitida della chiara e piana Pianosa. Subito dopo l’ormeggio al porticciolo, si entra nel paese e con un breve rettilineo ci si porta al cortile antistante la chiesa, presso l’ingresso nella Colonia Agricola Penale. Oltrepassato l’alto muro di recinzione, si imbocca la pista assolata che corre lungo esso e poi se ne allontana per seguire la linea di costa. Dopo i resti della villa dell’esiliato Agrippa si cammina a poca distanza dal mare: grandi quantità di Posidonia si depositano sulle rive svolgendo l’importante funzione di trattenere la sabbia. Sugli scogli al largo sostano alcuni marangoni mentre la nostra pista punta verso l’interno, raggiungendo con un caratteristico rettilineo le rovine della Casa del Marchese. Era il luogo più lontano dal porto: qui i detenuti malati di tubercolosi passavano il periodo di convalescenza.
La visita si conclude con la obbligatoria deviazione ad una bellissima insenatura dai mille riflessi. Quello che per noi oggi è un bel paesaggio, per gli antichi romani doveva rappresentare, nell’isola “ingannatrice dei naviganti”, un punto di approdo tranquillo e sicuro, come ci raccontano i resti delle anfore rinvenute sul basso fondale. Tornati al paese, oltre alla sosta presso il punto di ristoro, non mancate la visita all’interessante mostra fotografica e una passeggiata nel paese fantasma dalle vie intitolate a personaggi legati alla lotta contro la mafia. Mentre ci aggiriamo tra le vie abbandonate del borgo ci raggiunge la sirena del traghetto.
È tempo di lasciare che Pianosa torni al suo silenzio.