All’ombra della Presolana

20 maggio 2018 - 13:09

La realtà autentica della Val di Scalve, tributaria laterale della Val Camonica, ha resistito a lungo grazie a una accessibilità spesso difficoltosa, una cornice di vette che stringono la vallata come un tesoro da custodire gelosamente. Qui la natura è protagonista incontrastata sia nel bene che nel male.

La Valle di Scalve è la più piccola tra le valli bergamasche: è dominata dal massiccio della Presolana che si erge come una corona sopra le teste degli abitanti di Colere. Il Rifugio Albani, perno di questo percorso ad anello, si raggiunge in 10 minuti da Cima Bianca, stazione di arrivo della funivia. Nel caso il servizio non sia attivo bisogna seguire il sentiero 403 (o il 402 che passa per il Colle della Guaita), che dal paese di Colere accompagna l’escursionista al Rifugio Albani in circa 2.30 ore.

La parete nord Scagnello

Dal rifugio si prende un sentiero poco segnato che segue il profilo della Presolana dal basso attraverso il “mare in burrasca”, nome che i valligiani hanno dato alla conformazione del territorio che ricorda appunto i flutti infuriati di una tempesta di mare, e prosegue svoltando a destra e aggirando la Cima Verde, spuntone di roccia coperto completamente da vegetazione arbustiva, fino a giungere al Passo Scagnello da dove si ammira in tutta la sua magnificenza lo spigolo Nord della Presolana. Da qui si prende il sentiero 401 (sentiero delle Orobie Centrali) che prosegue in falsopiano per arrivare allo Schalett dell’Aquila e il piccolo rifugio Cima Bianca, posti all’arrivo della seconda seggiovia che sale da Colere. Il panorama spazia sui monti Ferrante e Ferrantino.

Direzione…Pressolana!

Dopo un rapido sguardo al percorso si riprende a camminare lungo il versante del monte Ferrantino, per raggiungere la cima a quota 2325, e proseguire lungo la cresta verso il fratello maggiore Ferrante, senza però raggiungerne la vetta. Proseguendo sempre in cresta ci si porta verso il monte Vigna Vaga che si osserva dal basso, mentre ai piedi si apre la vista sulla Valle Conchetta, interessata dall’itinerario. Si svolta quindi a destra abbandonando il sentiero 401 per seguire il 404 che taglia l’intera valletta: il primo tratto del percorso ha una pendenza abbastanza accentuata che si smorza quando arriviamo sotto i 200 metri di quota. Incontriamo prima la malga Conchetta e poi la malga Bassa di Polzone. In questo punto si incrocia anche il sentiero che scende a Colere (lo stesso percorso in salita se si è arrivati a piedi). Si piega quindi a destra e si riprende a salire lungo il sentiero 406. Attraversato un bosco misto di latifoglie e conifere lo sguardo va a cadere subito sul rifugio, pronto ad accogliere gli escursionisti. Il sentiero però piega leggermente a sinistra verso le Baracche dei Minatori (piccolo complesso utilizzato fino a 50 anni fa quando ancora le miniere di ferro della Presolana erano in funzione), l’ex rifugio Albani e, infine, al nuovo Albani, nella Conca del Polzone.

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