Seconda tappa della traversata della Val Grande

20 maggio 2019 - 13:28

Seconda tappa della traversata del Parco Nazionale della Val Grande

Dopo la Prima tappa della Traversata della Val Grande ecco la seconda parte di questo affascinante itinerario che porta alla scoperta della Wilderness “a portata di mano”, tra l’Ossola e il Verbano, un parco anticamente colonizzato da pascoli e alpeggi, dove la natura si è riappropriata di aspri pendii e irti crinali. Il Parco nazionale della Val Grande è un insieme di luoghi unici, selvaggi, isolati, a volte impenetrabili, un “mare arboreo” verde, dal quale si ergono, come scure scogliere, le dorsali rocciose delle sue montagne, tra le quali: i Corni di Nibbio, il Pizzo Mottàc, il Monte Zeda e la Cima della Laurasca.

La ricchezza e la varietà del manto vegetale (castagni, faggi, ontani, betulle, boschi misti) e le numerose specie botaniche (narcisi, primule, violette, gigli, varie specie di orchidee e le rarissime aquilegia alpina, tulipano nero e rododendro bianco) costituiscono la vera peculiarità di queste montagne, grazie anche al clima mitigato dalla vicinanza del Lago Maggiore. Gli animali sono, invece, piuttosto scaltri, anche per la recente istituzione del parco.

Non è comunque infrequente l’incontro con camosci, marmotte, caprioli e col rarissimo cervo, così come con la volpe, il tasso, la faina, il riccio e la martora. Presenti sono anche il gufo reale, l’aquila reale, l’allocco, il gallo forcello e alcune poiane. Il Parco della Val Grande è un parco senza stagioni, luogo ove in ogni periodo dell’anno si manifestano grandiose attrattive naturali: in primavera ed estate lo spettacolo della fioritura e l’irruenza dei numerosi torrenti, i colori sgargianti della vegetazione in autunno, e la solitudine e austerità di un inverno che, in alcune zone dell’alta Val Loana e nei pressi della vetta della Laurasca, strizza l’occhio allo scialpinismo e alle escursioni con le ciaspole. Una Wilderness da vivere, tutelare e rispettare, come patrimonio unico e rarissimo nell’Europa intera.

Da In La Piana, si prosegue aggirando le propaggini del Monte Mottàc su una mulattiera sino ad un ponte in legno sino all’Alpe Gabbio (985 m), nei pressi di un torrente. Questo tratto di sentiero attraversa la riserva del Mottàc, normalmente accessibile. Il sentiero con alcuni tornanti, tra i faggi, arriva ripidamente a Colletta (1270 m) e prosegue, ben tracciato, sino all’Alpe Serena (1320 m), un insieme di baite in pietra.

Un ultimo sforzo, lungo i tornanti in ripida salita, porta alla Colma di Premosello (1728 m; 3 / 4 ore da In La Piana) “porta occidentale” della Val Grande, ove è presente un bivacco, con stufa a legna, una fontanella per l’acqua e luce elettrica, grazie a pannelli solari. Si scende ora molto ripidamente, tra prati e nuovamente boschi, sino agli alpeggi La Motta e La Piana, ove si prende la strada asfaltata che, in discesa, conduce sino alla località Lut (804 m), con la caratteristica chiesetta. Si continua ancora in discesa, lungo la carrozzabile sino a Colloro (560 m) e a Premosello (222 m; 3 ore dalla Colma di Premosello). Necessario avere un’auto alla partenza della prima parte ed una all’arrivo della seconda parte.

  • Itinerario tratto dal libro “Sentieri in Ossola e Valsesia, 75 itinerari di Trekking e Trail”, di Cesare Re
    Editore Versante Sud, pagine 248, formato cm 15 x 21, prezzo 29 euro.

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