La Via Francigena, l’arteria medievale che univa il Nord Europa con l’Italia, una delle più importanti direttrici storiche europee di fede, era percorsa da pellegriniche spinti da forti motivazioni spirituali si mettevano in viaggio verso il centro della cristianità. Allora viaggiavano a piedi, a dorso di mulo o a cavallo, tra mille difficoltà, pericoli e privazioni, lungo strade tortuose, raramente selciate, con accentuati dislivelli in prossimità dei passi, niente a che vedere con l’invidiabile rete viaria dell’antica Roma.
Oggi l’escursionista che percorre la “strada-territorio” può sostare nei centri medioevali più belli e contare su “posti tappa” ospitali, per certi versi simili agli ospizi medievali (hospitia) che davano ricovero ai pellegrini dopo una dura giornata di marcia. Uno dei tratti più suggestivi del “cammino del cielo”, che a distanza di mille anni conserva l’originaria funzione storica di luogo d’incontro e di scambio, dall’accogliente “terra di mezzo” parmense, lascia alle spalle il maestoso duomo di Berceto, il più antico e imponente della diocesi (712 d.C.), per risalire la Val Baganza fino al Passo della Cisa, “chiave e porta dell’Appennino”.
Dalla Piazza del Duomo s’imbocca la Via Romea in direzione sud, lasciando Berceto dalla Porta di Cò di Campo e Via Seminario. Si perde quota intersecando la statale, si prosegue lungo la mulattiera che si stringe a sentiero, si guada il corso d’acqua, proseguendo nel bosco si raggiunge un crocevia: si prende a destra, dopo un tratto di saliscendi si arriva ad una casa, in località Tugo, dove inizia la SS62. S’imbocca presso un’edicola la carrozzabile asfaltata che diventa presto sterrata, guadagnando quota fino a case Felegara: qui il segnavia nr 733 sale tra boschi e alpeggi alla cima del Monte Valoria (m 1229). Si prende a destra verso il cippo, senza seguire la segnaletica CAI sul traliccio a sinistra.
La traccia sale rapidamente, entra nel bosco fino a una recinzione, la si attraversa due volte, la strada prosegue e superato un cancello s’interseca la SS62, presso il Passo della Cisa. Dal valico si sale verso la piccola Chiesa della Madonna della Guardia, si prosegue nella penombra del bosco per circa un’ora, alternando sentieri a mulattiere, fino a incrociare la strada statale e riprendere dopo poco la via sterrata sulla sinistra. L’occhio fugge verso la Lunigiana, la Valdantena e il Groppo del Vescovo; successivamente si perde quota lungo un sentiero che passa davanti ad una bella maestà, arrivati a Cavezzana (fonte) si prende a sinistra la traccia verso Groppoli di Valdantena, per poi scendere al torrente Civasola. Dopo Previdè si attraversa il ponte medioevale sul Magra, presso Groppodalosio. A Casalina si sale sulla sinistra lungo una comoda mulattiera, si superano tre piccoli canali grazie ad altrettanti ponticelli, passando da Toplecca di Sopra. Al Passo della Crocetta si scende ad Arzengio lungo le 14 stazioni della Via Crucis, attraversato il borgo. Dopo un breve tratto di strada asfaltata si prende a destra una sterrata che perde quota fino al vecchio ospedale di Sant’Antonio, superando il fiume Magra lungo un antico ponte.
Pontremoli è ormai vicina, si entra nella bella cittadina da Porta Parma e se ne esce dal borgo dell’Annunziata. Prestando attenzione, si continua lungo la SS62 per circa quattro chilometri. Prima di Scorcetoli, sulla sinistra, la segnaletica della Via Francigena indica la strada sterrata che porta in vista del paese, riconoscibile dal campanile della Chiesa di Sant’Andrea. Confluendo sulla SP35 si gira a sinistra, si supera in salita la frazione di Canale, fino al borgo di Ponticello, caratterizzato da imponenti case torri, passaggi voltati e abitazioni in pietra. Uscendo dal paese, al termine della strada sterrata si prende a sinistra per una comoda mulattiera che in mezzo al bosco porta alla frazione di Migliarina e a Filattiera, dove nella bellissima Pieve di S. Stefano di Sorano la pietra “sacra” convive con quella “profana” delle statue stele.