Sembra un’elegante figura femminile, distesa a risposare con la sua coperta di boschi e vigneti.
La silhouette della “dormiente del Sannio” ricalca il profilo deimonti Taburno, Camposauro e Pentime che insieme costituiscono uno splendido massiccio carbonatico situato ad Ovest della provincia di Benevento, tra la valle del Calore a Nord e la valle Caudina a Sud
La grotta di San Simeone presenta un’apertura rivolta ad Est e misura 13,50 metri di lunghezza, 6 metri di larghezza e 15 metri di altezza.
Dalla volta pendono alcune stalattiti mentre sulle pareti laterali si scorgono frammenti sbiaditi di affreschi medioevali. Sulla parete di fondo domina un meraviglioso affresco in buono stato di conservazione risalente al 1601, raffigurante San Simeone vestito da vescovo che con la mano sinistra indica la scritta “ecce iam serenat” (ecco è arrivato il sereno).
Alla sinistra di questo affresco vi è un altro riquadro in cui è raffigurato San Michele Arcangelo nell’atto di colpire il drago, sotto ai suoi piedi, con una lunga spada stretta nella mano destra.
L’itinerario inizia dal parcheggio posto alcuni metri al di sotto della grotta e risale l’erto sentiero che si sviluppa lungo l’aspro versante meridionale del monte Taburno. La vegetazione, in questo tratto del percorso e costituita prevalentemelte da lecci, ginestre e piante officinali.
Giunti in località Quattro Vie, punto d’incontro con altri sentieri provenienti da altre località, si continua a camminare in una folta faggeta che in questo periodo è caratterizzata da un esteso sottobosco di aglio ursino, fino a raggiungere la cima rocciosa della montagna, da cui si può ammirare un panorama sulla sottostante Valle Caudina, sulla Piana di Benevento, sull’area collinare sannita e sull’intero Golfo di Napoli.
Per il ritorno, dalla cima, il percorso segue il sentiero che passa di nuovo per le quattro vie e che si dirige verso Nord-Est in direzione della cresta del Taburno; dopo circa un chilometro si prende un sentiero che scende in direzione Est, piano Melaino (m 1162) nella foresta demaniale del Taburno. La foresta è costituita da abeti bianchi (di impianto artificiale) e faggi.
L’abetina è stata impiantata intorno al 1846 dai Borboni. Seguendo un largo sentiero, che attraversa la foresta in discesa, si giunge sulla strada provinciale.