CAMMINARE A CASTELLANA-GROTTE
Il paese è situato, almeno nella sua parte più antica, sui fianchi di una conca carsica chiusa. A meno di due chilometri dal centro abitato di Castellana si trova il complessocarsico delle Grotte di Castellana, che dal 1938 (anno della scoperta) le ha dato notorietà internazionale, grazie a Franco Anelli, scopritore e direttore delle Grotte fino al 1977, anno della sua scomparsa. A sottolineare la nuova dimensione acquisita, da oscura cittadina del Sud-Est barese a importante meta del turismo pugliese, Castellana nel 1950 mutò il proprio nome in Castellana-Grotte.
Poco lontano dall’abitato, alla sommità di collina, si trova la luminosa costruzione del Convento e della Chiesa della Madonna della Vetrana, eretta nel 1691 come ringraziamento alla Vergine per aver preservato Castellana dalla peste.
STORIA
La prima citazione di un vicus Castellano è del 901. Nel documento, in realtà, si parla di due distinti siti, il vicus Castellano Vetere, e il Castellano Novo, che dovevano rappresentare piccoli agglomerati rurali. Di certo i due abitati dovettero andare distrutti, se nel 1171 l’abate Eustasio, del Monastero di San Benedetto di Conversano, nell’intento di ripopolare quelle terre, si decise a concederle a un gruppo di coloni di Otranto, i cui rappresentanti, Nicola e Costa, possono essere considerati i fondatori di Castellana.
All’inizio del XIII secolo i coloni si trasferirono al fondo di una depressione chiamata Lago Nuovo, l’attuale Largo Porta Grande. Qui, alla base di una vecchia torre di guardia, edificarono il definitivo insediamento di Castellana. La torre divenne poi la base del campanile della Chiesa di San Leone Magno, intitolata al grande pontefice Leone I (440-461), che nel 452 fermò gli Unni di Attila (434-453). Nel 1266 rimasto abbandonato il Monastero di San Benedetto, papa Clemente IV trasferì la giurisdizione temporale ed ecclesiastica di San Benedetto a delle monache cistercensi, mentre il potere feudale appartenne ai Conti di Conversano, dal 1456 fino all’eversione della feudalità del 1806. Approdata nell’Italia unitaria, Castellana conobbe un movimento di rinascita economica, dovuta soprattutto a un coraggioso imprenditore castellanese, Saverio De Bellis, cui si deve l’impianto di importanti opifici.
ITINERARIO DI VISITA
Dalla centrale Piazza della Repubblica, ci si addentra, per Via Trento, nel centro storico di Castellana; qui un tempo esisteva l’antica Porta della Gabella, uno dei quattro varchi della cinta muraria, sopravvissuta almeno fino al 1792, dove si riscuoteva la gabella, la tassa dovuta per la molitura del grano. Nelle vicinanze, infatti, si trovavano i mulini cittadini, rimasti in attività fino al 1870 circa.
Verso la metà della strada sopravvive il cosiddetto Pozzo di Sant’Eligio, così denominato perché nei pressi esisteva una cappelletta dedicata al santo, protettore di cavalli, asini e muli che lì vicino lavoravano incessantemente ai mulini pubblici. Poco più avanti s’incontra la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, comunemente chiamata Purgatorio, edificata alla fine del Seicento; interessante soprattutto per le opere pittoriche del castellanese Vincenzo Fato (1705-1788) che si trovano all’interno. Raggiunto Largo San Leone il cielo finalmente si apre e ci si trova di fronte alla Chiesa Matrice, intitolata al papa Leone I.
La primitiva chiesa fu consacrata nel 1287, ma di essa rimangono scarse tracce nei sotterranei. Nel 1383 iniziarono i lavori della nuova chiesa, come si legge nell’iscrizione che sovrasta un vecchio ingresso, ora murato; alla stessa epoca risalirebbe anche il grande rosone che si apre sul prospetto principale. La facciata della chiesa – in una nicchia si riconosce la statua di San Leone – appare come una grande muraglia caratterizzata dal bugnato, nel quale si riconoscono varie legature, soprattutto nel campanile, operate nel corso dei secoli per i vari rifacimenti.
Il prospetto laterale, invece, presenta un bel portale settecentesco ornato da statue che un tempo erano collocate sull’altare maggiore e un’iscrizione del 1810 che ricorda l’abolizione della giurisdizione badessale del monastero di Conversano. Sottoposta a vari rifacimenti e ampliamenti, tra i quali, nella prima metà Settecento, la sostituzione delle volte a capriate con l’attuale copertura, la chiesa ha visto finalmente, nel 1970, un approfondito lavoro di restauro che ha riportato alla luce, tra l’altro, un affresco tardo gotico raffigurante l’Annunciazione e alcune arcate della costruzione del XIV secolo.
All’interno sono conservate varie statue di Aurelio Persio (1518-1593), tra le quali una Madonna con Bambino, collocata sulla parete di fondo del presbiterio, sopra l’altare, opere pittoriche di Vincenzo Fato e sei grandi tele settecentesche di scuola napoletana di Andrea Miglionico (1662-1718) e di Giovan Battista Ruoppolo (1629-1693). La piazza sulla quale sorge la chiesa è di recente realizzazione; fu ricavata, infatti, solo nel 1934 con l’abbattimento di vecchie casupole e del seicentesco Palazzo Badessale.
Attraversata la piazza si prende, in discesa, Via XI Febbraio; intersecata Via Otranto, la si risale per un breve tratto, imboccando poi, a sinistra, Via Romanelli, che conduce in Via Andrea Angiulli. Prima di sbucare in Piazza Nicola e Costa – qui si apriva la Porta delle Olive, e non lontana è l’interessante Chiesa di San Francesco d’Assisi – s’imbocca a sinistra Via San Leonardo, dall’omonima chiesa della fine del Seicento, proseguendo poi in discesa per Via Storta e Via Arco Lanera. Oltrepassato l’arco si piega a destra e, per Via Piazza Vecchia, si supera Arco De Marinis e si giunge in Largo Porta Grande.
Qui, dove un tempo c’erano le cisterne d’acqua dell’abitato, si verificarono in passato luttuose inondazioni. Il ricordo di una di esse, del 1741, è perpetuato da una lapide all’angolo, a sei metri d’altezza, lì dove giunsero le acque. Attraversata la grande piazza si raggiunge Largo San Giuseppe, dove si trova la Chiesa di San Francesco da Paola, conosciuta anche con il nome di San Giuseppe, edificata nel 1614 sul sito di un’antica cappella dedicata a Santa Lucia, che qui si continua a venerare, e il cui nome costituisce il terzo appellativo con il quale è conosciuta la chiesa. La costruzione presenta una facciata che, preceduta da un ampio sagrato, ingloba gli ingressi della chiesa e del convento.
L’interno presenta uno splendido organo del Settecento, decorato in oro zecchino e una pregevole tela di Vincenzo Fato raffigurante Gesù Bambino fra Giuseppe, Maria, Sant’Anna e San Gioacchino. A San Francesco da Paola è dedicata una tela del Miglionico, raffigurante scene della sua vita; dello stesso autore è una tela rappresentante San Michele Arcangelo, in lotta contro il demonio.
Sempre a San Francesco da Paola è dedicato un affresco che lo ritrae veleggiare, sospinto dal suo mantello e in compagnia di due confratelli, sullo Stretto di Messina, verso la Sicilia. Due sculture di Giulio Cesare Persio, figlio di Aurelio, raffigurano Santa Lucia e San Giuseppe. Voltate le spalle alla chiesa e girando a destra, si può dare un’occhiata al minuscolo Rione del Casalicchio, dove in uno slargo si trova, quasi nascosto, l’omonimo ristorante. Riattraversata la piazza, anziché ripassare sotto Arco De Marinis, si prende, alla sua destra, al fondo di una rientranza – nei pressi c’è una fontanella –, Via Don Cristoforo, che s’imbocca sottopassando un arco. Si risale, così, a intersecare Via Sant’Onofrio, dalla vicina chiesetta dedicata ai Santi Nicola e Onofrio, e si prende a destra per la successiva Via Macerasa, caratterizzata da cordoli trasversali.
Deformazione dell’antico toponimo Lama Cerasa, ovvero Lama dei Ciliegi, una depressione del terreno ove erano impiantati, appunto, dei ciliegi, Via Macerasa rappresenta il nucleo più antico dell’abitato di Castellana.
Il muro di cinta che la fiancheggia, delimita un piccolo orticello al cui interno sopravvivono alcuni resti dell’originaria cinta muraria dell’abitato, la cui unica superstite opera difensiva è costituita dal cosiddetto Castello, un torrione poco distante che si può raggiungere, a destra, per la via omonima. Il percorso, invece, prosegue a sinistra, per Via Pascale, e poi a destra per Via Ottavio da Castellana.
Si giunge, così, in Via Don Pietro Giannuzzi e al Largo della Curia Baronale, dove si trova quello che è conosciuto come il Municipio Vecchio, in realtà la Casa del Governatore, che per conto del Conte di Conversano, vigilava sull’abitato di Castellana. La Casa del Governatore, risalente alla fine del XVI secolo e caratterizzata da una loggia sormontata da due arcate, si trova affiancata al palazzo della famiglia de Consolibus, il cui stemma, proveniente però da una porzione del palazzo ora demolita, è murato nella facciata. Proseguendo lungo Via Don Pietro Giannuzzi e Via Trento si ritorna, infine a Piazza Garibaldi.