Lungo il mare cristallino, la magia dei trabocchi – antiche strutture in legno utilizzate per pescare – sembra fatta apposta per accompagnarci sul litorale adriatico abruzzese.
In questo itinerario proviamo l’emozione di rivivere il paziente e faticoso lavoro dei pescatori ed esploriamo un ambiente costiero ancora selvaggio, tra testimonianze di arte, cultura ed architettura.
Un lungo filo, ora sabbioso e dorato, ora roccioso e frastagliato, che separa le terre verdi d’Abruzzo dal blu dell’Adriatico.
L’antico porto di Ortona, più volte rimaneggiato, è costituto da due lunghi moli che si protendono in mare racchiudendo l’area portuale.
Da Ortona, in direzione S. Vito Marina per la SS 16, dopo 3-4 chilometri, si arriva al cimitero di guerra canadese che merita una sosta.
Dopo il porto della baia sabbiosa del Lido dei Saraceni s’imbocca il sentiero che attraversa una pineta e porta alla riserva di Punta Acquabella con la sua piccola baia, le suggestive scogliere ed un trabocco.
Riprendendo la strada, in poco tempo si arriva alla marina di S. Vito, dove vale la pena effettuare una passeggiata sul piccolo molo di Gualdo, un tempo avamposto di un approdo commerciale, dove sono ubicati due trabocchi.
Si prosegue in direzione sud, dopo un paio di chilometri, in contrada Portelle, sulla destra si riconosce una casa di campagna in mattoni, con il piano rialzato rispetto a quello stradale, riconoscibile per una lapide sul muro.
Si tratta dell’eremo rustico che ospitò il “Vate” nell’estate del 1889. Sulla sinistra, opportunamente segnalato, il promontorio, “l’eremo dannunziano”, da cui si gode una spettacolare vista sul mare.
Nei pressi dell’eremo sorgono alcuni trabocchi fra cui quello del Turchino, descritto dallo stesso D’Annunzio nel Trionfo della morte.
Si riprende la statale e dopo pochi chilometri si raggiunge, nel comune di Rocca S. Giovanni, Vallevò, piccolo borgo marinaro da cui diversi sentierini portano al mare, al porticciolo, al trabocco di Punta Tufano e a quello del Sasso della Cajana.
Usciti dall’abitato, sulla destra un ampio stradone affronta un’erta salita che conduce alla Pinetina di Rocca, una distesa di pini d’Aleppo.
Dal bivio per la Pinetina parte una pista ciclabile attrezzata, parallela alla SS16 per pedalate fra la natura. Si ritorna sull’adriatica alla volta di Fossacesia.
Ph.: Gettyimages/Ellen van Bodegom
Superata la località Foce, con belle e ampie spiagge di ghiaino incontriamo altri trabocchi: Punta Cavalluccio e Punta Punciosa.
Si entra nel territorio di Fossacesia e subito troviamo l’indicazione per il trabocco Pesce Palombo.
Pochi chilometri dopo appaiono in cima ad una collina olivata i contorni dell’abbazia di S. Giovanni in Venere.
Si tratta di uno stupendo monastero del XII secolo in suggestiva e strategica posizione da cui si domina l’intero golfo.
In poco tempo dal complesso religioso si giunge al paese di Fossacesia.
Qui merita una visita la casa museo Palazzo Mayer, edificato nell’Ottocento da una famiglia austriaca stabilitasi qui.
Si riprende la statale per raggiungere la marina, una lunghissima spiaggia sassosa dove in prossimità della foce del fiume Sangro è stato ricavato il porto turistico.
Per una descrizione completa della Bike to Coast, la ciclovia di 131 km lungo l’intera costa adriatica abruzzese, clicca qui
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