Suggestioni lungo l’itinerario
Un tuffo
nella nostalgia, nel rimpianto per un passato che è davvero passato e che ha lasciato poche, se pur preziose, tracce. Colpa dell’entusiasmo e della disattenzione di chi ha avuto nella seconda metà del XIX e in tutto il XX secolo il compito di bene amministrare i comuni – poi quartieri – del ponente genovese.
L’entusiasmo dello sviluppo industriale, quando le magnifiche sorti e progressive di Genova e dell’Italia erano affidate alla crescita dell’industria pesante; la disattenzione di chi ha permesso e favorito la distruzione di uno dei più bei “paesaggi di villa” del Nord Italia, trasformando un territorio che gli umanisti definivano Giardino di Venere in una periferia urbana di non sempre facile godibilità.
Senza addentrarci troppo nella storia del paesaggio del ponente cittadino, basti immaginare – se ci si riesce, ché ci vuole un po’ di fantasia – che la fascia costiera a ponente della Lanterna, da Sampierdarena a Cornigliano, Sestri Ponente, Pegli, Pra, Voltri, era grosso modo sino a metà Ottocento un susseguirsi di borghi costieri marinari e di grandi ville nobiliari circondate da vasti parchi e giardini, con qualche cantiere navale lungo la spiaggia.
Le pur nobili ragioni dell’industria e l’aumento della popolazione dovuta alla crescita industriale hanno progressivamente eroso questo patrimonio di natura e arte sostituendolo con ciò che esiste oggi, ovvero il grande porto moderno, l’aeroporto, diversi impianti industriali e tanti edifici di discutibile bellezza.
Tutto ciò per dire che le prime tappe di questo itinerario, le ville di Pegli, non sono entità aliene calate dal cielo, piuttosto sono una testimonianza importante di quei tempi e di quel paesaggio ormai andati. Mentre i tempi delle ville stavano per concludersi, Pegli ebbe la fortuna di farsi conoscere all’estero per la sua bellezza, sì da entrare nel novero delle località turistiche d’elite che diedero sviluppo al turismo ligure, più o meno nei tempi della Bell’Epoque che precedette la prima guerra mondiale.
Pegli località di soggiorno di principi, re e imperatori, nobili e magnati, che venivano a svernare qui, sfuggendo i climi rigidi dell’Europa centrale e orientale.Una breve navigazione lungo i moli del porto moderno è il trait-d’union tra le ville pegliesi e il centro storico, che in questo itinerario si presenta sotto i suoi diversi aspetti medievali e seicenteschi, popolari e nobili, religiosi e civili, artistici e commerciali, vetusti e rinnovati.
Ventisette secoli (circa) di storia non sono passati invano, e tutti hanno lasciato qualche traccia. Nessun itinerario di due o tre ore di cammino potrà farli scoprire tutti ma buone gambe e mente attenta permettono di fare millanta interessanti scoperte.
Descrizione dettagliata dell’itinerario
Si parte dalla stazione ferroviaria di Pegli (WP01), che è già un’emergenza artistica di per sé, col suo Liberty elegante e allegro a tradire lo scopo per cui fu costruita, cioè accogliere i coronati e danarosi ospiti dei grandi hotel affacciati sul mare.
Il più bel parco di Genova, quello di Villa Pallavicini (WP02), è subito a sinistra della stazione, e oltre al parco romantico con laghetti, architetture esotiche e “rovine”, grandi alberi e viali sinuosi, merita una visita attenta il museo archeologico ospitato nella villa che raccoglie le principali testimonianze della preistoria ligure.
Tornati sui propri passi sino alla stazione si sale a destra per via Martiri della Libertà e via Pavia per raggiungere rapidamente l’altra villa, Doria Centurione (WP03) col suo museo navale che illustra e racconta, con modellini di navi, dipinti e strumenti, la storia della navigazione e della cantieristica navale ligure.
Dopodiché si torna indietro di nuovo sino alla stazione per scendere in linea retta attraverso il breve e simpatico vico Condino, raggiungere il lungomare, girare a destra, percorrerlo verso ponente per poche decine di metri e salire sulla destra per via De Nicolay sino a trovare la casa natale di Fabrizio De Andrè (WP04), indicata da un’artistica targa commemorativa affissa sulla facciata del palazzo.
Tornati indietro sul Lungomare di Pegli vale la pena spingersi ancora un poco a ponente per raggiungere il vasto Hotel Méditerranée (WP05) che ricorda i tempi d’oro della Pegli turistica. Si attraversa la strada passando per il sottopasso detto Carrugio della Scuola Edile Genovese, che è stato decorato coi colori delle facciate dipinte tipicamente liguri; si raggiunge così il Largo Calasetta (WP06), affacciato sul mare.
Qui restano tratti di spiaggia che riportano alla mente i tempi in cui si faceva il bagno in queste acque. Breve da qui il cammino sul lato a mare della passeggiata sino al Molo Archetti (WP07), punto d’imbarco della Navebus, l’intelligente linea di trasporto pubblico via mare istituita dall’AMT per collegare Pegli e i quartieri di ponente col centro città.
C’è tempo per osservare il profilo – la skyline, si dice in “itangliano” moderno – della palazzata costiera di Pegli, con le montagne di Voltri e della Riviera del Beigua alte a ponente, poi ci si imbarca: mezz’ora di navigazione osservando i moli del porto e le navi al lavoro, passando accanto all’aeroporto e sotto alla Lanterna, fra container e grandi gru, poi si sbarca nel cuore del Porto Antico (WP08), in Calata Falcone e Borsellino, accanto all’Acquario.
Una breve sosta al chiosco Infopoint del Porto Antico sotto le palme (WP09), e ci troviamo proprio di fronte allo storico e decorato Palazzo San Giorgio (WP10), che col Palazzo Ducale forma la coppia dei palazzi del potere politico ed economico della Repubblica di Genova. Bello da ammirare a naso in su il grande affresco della facciata a mare con San Giorgio, e bello da visitare, nelle sale interne ove ciò è possibile.
Intorno al palazzo ferve la vita minuta e un po’ oziosa, talvolta chiassosa, sempre multirazziale, di piazza Caricamento, vasto spazio di collegamento fra il Porto Antico e il centro storico.
L’attraversamento di Caricamento e la breve e affollata via al Ponte Reale portano in piazza Banchi, altro spazio storico della città vecchia, un tempo sede della borsa merci e oggi di vario e ininterrotto commercio al minuto di libri e dischi usati, quadri di incerto valore artistico, con esibizioni di artisti di strada e lettori di tarocchi. Colorata e alta sopra i negozi che le fanno da basamento sta la chiesa di San Pietro in Banchi (WP11), al centro della piazza.
La si oltrepassa passando accanto a una delle più belle e sontuose edicole sacre marmoree (WP12) per procedere in direzione sud sotto l’arcata di vico San Pietro della Porta (forse era una porta delle mura altomedievali) e lungo via di Canneto il Curto, un animato e multirazziale tratto del carrugio lungo parallelo alla riva, dove ci si può sbizzarrire a entrare nei negozi alimentari che vendono prodotti provenienti da millanta paesi del mondo e sono destinati a persone di millanta culture diverse.
Si raggiunge così la larga rettilinea via San Lorenzo (WP13) che induce a salire – verso sinistra – passando accanto a grandi palazzi ottocenteschi sino alla cattedrale di San Lorenzo (WP14), artistica mescolanza di stili architettonici dal romanico al gotico, sia nelle navate interne e nella facciata che nella sontuosa Cappella del Battista e nelle opere artistiche custodite nel suo Museo del Tesoro.
Proseguendo in salita oltre la cattedrale si raggiunge piazza Matteotti, con il palazzo Ducale e la chiesa del Gesù (WP16), un autentico museo di pittura barocca: le sue cappelle, le pareti e le volte costituiscono una delle principali raccolte di pittura genovese del Seicento.
Uscendo dalla chiesa del Gesù si attraversi via di Porta Soprana, se ne percorra un breve tratto in salita lungo l’antica palazzata policroma e poi a destra giù per vico dei Castagna, dove un angusto ingresso dà accesso a un tempio dell’artigianato dolciario genovese (e italiano): la piccola squisita Cioccolateria Viganotti (WP17), dove una folla costante di estimatori appassionati acquista a ogni ora del giorno le delizie cioccolatose appena preparate nel retrostante laboratorio.
Usciti dallo stretto vico dei Castagna si scende e si gira a destra in piazza delle Erbe (WP18), il centro della movida serale della gioventù genovese. E’ una graziosa piazzetta di forma irregolare, con una fontana antica, i tavolini dei bar, una gelateria molto apprezzata, e il tutto ha un aspetto gradevolmente “trasteverino”.
Dalle Erbe, Via di San Donato conduce alla piccola piazza Ferretto (WP19) fra alte case medievali, attraversata la quale lo stretto rettilineo di via San Bernardo, una delle strade principali del centro storico più antico e popolare, porta in piazza San Bernardo (WP20) fra i palazzi della nobiltà medievale, alcuni dei quali recentemente benissimo restaurati, ristoranti etnici ed enoteche; proseguendo appena in via San Bernardo si raggiunge la Drogheria Torielli (WP21), un’altra delle tappe imperdibili dell’itinerario degli odori-colori-sapori del centro storico genovese: anche se non ci sono più gli “antichi” proprietari, Torielli rimane una meraviglia dell’anima oltre che dei sensi, con le sue centinaia, migliaia forse, di prodotti, barattoli, sacchi, scatolette, spezie, thè… un tempo si diceva “ghe de tutto comme a Zena”, c’è di tutto come a Genova: ecco, qui da Torielli è davvero così.
Tornando sui propri passi sino a Piazza Ferretto e girando verso destra si entra nella piccola piazza San Donato con la bellissima omonima chiesa romanica (WP22), che custodisce alcuni preziosi dipinti gotici; è una delle più importanti e più antiche chiese del centro storico. Da qui si sale, sulla destra della chiesa, lungo lo Stradone Sant’Agostino: percorrendolo si scorge sul lato destro dello stradone l’edificio moderno di colore rosso che ha ridato vita ai ruderi del monastero di San Silvestro trasformando l’antico convento di suore nella moderna facoltà universitaria di Architettura.
La presenza degli studenti ha trasformato la zona, che è storicamente la più antica di Genova perché qui, su questa collina, sorgeva la città preromana, ma col passare dei secoli aveva raggiunto punti di elevato degrado urbanistico e sociale; ora invece è un piacevole quartiere di piccoli bar, librerie specializzate, ristorantini. Di fronte ad Architettura si apre piazza Negri col Teatro della Tosse, sede della seconda più importante compagnia stabile teatrale di Genova, e con la bella facciata gotica a strisce bianche e nere della ex-chiesa di Sant’Agostino (WP23) collegata all’antico convento ora trasformato in Museo storico-archeologico.
Uscendo dal convento-museo dall’uscita al di là del chiostro triangolare ci si affaccia nell’ampia (per essere nel centro storico) piazza Sarzano (WP24) che fu uno dei più vasti spazi aperti della città storica, anticamente in posizione panoramica sul mare non lontano. Accanto alla stazione della metropolitana e alla coloratissima ex-chiesa di San Salvatore – oggi aula universitaria – scende il Vico dietro il Coro di San Salvatore che conduce a un delizioso angolino nascosto della Genova molto medievale, Campopisano (WP25), una piazzetta raccolta fra alte case dalla facciate policrome e con una bella pavimentazione a risseu.
Di nuovo su in Sarzano per dirigersi verso nordest, genericamente “verso monte”, oltrepassando il tempietto-pozzo sormontato dalla testa di Giano bifronte e le bancarelle di prodotti ortofrutticoli per andare a leggere, su una stele (WP26) un po’ nascosta a sinistra, la frase con cui Francesco Petrarca decanta la bellezza di Genova “superba per uomini e per mura”.
Qui, proseguendo verso monte, si entra nel canyon di via Ravecca, stretto fra alte case antiche e rinnovate; prima tappa subito sul lato di destra della via, nel Forno Patrone (WP27), che produce e vende una delle migliori focacce genovesi della città: i clienti sono sempre tanti e soddisfatti.
Via di Ravecca è un susseguirsi di ristorantini sfiziosi, bar popolari, negozietti di prodotti alimentari liguri e di oggettini artistici, sino alla Porta Soprana (WP28), la principale e la più imponente tra le porte delle “Murette”, la cinta muraria del XII secolo, di cui resiste accanto alla Porta in direzione mare un lungo tratto ben conservato.
Breve la discesa oltre la porta – fuori mura quindi – lungo Vico Dritto di Ponticello sino alla cosiddetta “casa di Colombo” (WP29), ricostruzione settecentesca di una casa del quattrocentesco Borgo Lanaioli extraurbano in cui dovrebbe essere cresciuto il giovane Cristoforo Colombo, figlio e nipote di artigiani della lana.
Dalla casa di Colombo si scende in Piazza Dante, emblema della Genova razionalista degli anni Trenta, quindi a sinistra per via Dante si raggiunge il centro della Genova moderna, ovvero piazza De Ferrari (WP30). La piazza è oggetto di visita attenta in altri itinerari, quindi ora ci si può rituffare nel Medioevo scendendo (a monte e a sinistra rispetto al Palazzo Ducale) lungo salita San Matteo sino alla magnifica raccolta piazza San Matteo (WP31), che fu il quartiere della famiglia D’Oria.
La piccola piazza, una delle maggiori delizie architettoniche del centro storico, è circondata dai palazzi medievali della potente famiglia e ha al centro la piccola magnifica chiesa di San Matteo.Tenendo la chiesa alla propria destra ci si diriga verso la rettilinea e pianeggiante Via David Chiossone per poi scendere a sinistra lungo Vico del Fieno, scendono in Piazza Soziglia, snodo dei carruggi commerciali nell’area due-cinquecentesca del centro storico; da qui a destra per un breve tratto dell’animatissima via dei Macelli di Soziglia, poi a sinistra per vico Lavagna, piazza Lavagna e ancora vico Lavagna con la sua curiosa casa a cuneo (WP32); pochi passi bastano per immettersi nella popolare pianeggiante via della Maddalena (WP33), da seguire verso destra sinché il vico dietro il Coro della Maddalena ci fa salire, a sinistra, in via Garibaldi, la splendida “Strada Nuova” Patrimonio dell’Umanità UNESCO, massima testimonianza del “siglo de los Genoveses”.
Giunti in Strada Nuova si giri a sinistra e ci si fermi a visitare i suoi palazzi e i suoi musei (Palazzo Doria Tursi – WP 34 – poi Palazzo Rosso – WP 35 – e Palazzo Bianco – WP36), indi si raggiunge la piccola ma sontuosa Piazza della Meridiana; qui pochi passi in discesa a sinistra lungo via ai Quattro Canti di San Francesco portano all’elegante Garibaldi Cafè (WP37), ottimo punto di incontro all’ora dell’aperitivo, seduti ai tavolini sotto le colonne del palazzo patrizio.Si risalga quindi nella piazza della Meridiana, dominata da un altro palazzo nobiliare di grande sfarzo ed eleganza, magnificamente decorato e affrescato nei saloni interni, il Palazzo Grimaldi della Meridiana (WP38).
Proseguendo verso ponente si imbocca la “Strada Nuovissima” di via Cairoli (WP 39), settecentesco prolungamento di Strada Nuova, che termina affacciandosi sul traffico di piazza della Zecca. Qui si giri a sinistra nella trafficata via Bensa, superando poi – sulla sinistra – l’imbocco dell’elegante, quasi pedonale, settecentesca Via Lomellini (WP40) e raggiungendo l’ampia piazza della Nunziata (WP 41), coi palazzi nobiliari che fronteggiano la chiesa barocca e neoclassica, altro prezioso contenitore di opere d’arte dei secoli d’oro dell’arte genovese, dal Manierismo al Barocco.
Il rettifilo della seicentesca via Balbi con altri palazzi sontuosi, altri musei (Palazzo Reale – WP42) ma anche con angoli e scorci di eleganza popolare riportata recentemente a nuova e colorata vita (i Truogoli di Santa Brigida – WP 43 – in basso sulla sinistra del tratto più alto della via) conduce al termine di questo itinerario, davanti alla stazione ferroviaria di Piazza Principe (WP44).