Una vista da Trieste a Venezia: trekking sulla Punta di Montemaggiore

2 settembre 2023 - 22:01

La Punta di Montemaggiore si trova nelle Prealpi friulane e costituisce l’ultima elevazione verso est della catena del Gran Monte.

La montagna è dotata di due nomi:quello italiano, Punta di Montemaggiore appunto, e quello sloveno, Breški Jalovec.

Il bilinguismo è d’obbligo perché il confine sloveno è distante, in linea d’aria, meno di un chilometro dalla vetta.

Foto credits: Getty Images

La camminata per la cima non è eccessivamente impegnativa, ad eccezione della ripidità in alcuni tratti del sentiero.

La cima è posizionata a 1613 metri di quota e la si raggiunge tramite un percorso di circa otto chilometri.

La vetta è un punto di osservazione privilegiato: con un’occhiata (e col bel tempo) lo sguardo spazia dal grande golfo tra Trieste e Venezia fino al monte Canin.

 

La partenza

Il nostro trekking parte dal paese di Montemaggiore, raggiungibile via auto seguendo l’itinerario da Nimis e Taipana.

Posteggiata la macchina a circa 800 metri di quota, ci apprestiamo a salirne altrettanti di dislivello per raggiungere la vetta.

Si prende il sentiero 742 che parte presso le ultime casette del paese.

Il percorso sarà tutto su questo sentiero, senza deviazioni.

Lasciato il paese, si attraversa un rio che poco più in alto corre su un tratto ghiaioso soggetto a continua erosione ma comunque ben evidente.

Foto credits: Wikimedia Commons

Dopo circa mezz’ora, a quota 1275 metri, si scavalca la cresta di una leggera elevazione denominata “Stan”.

Questo passaggio termina in vista della forcella più in alto, naturale prosecuzione del cammino.

Dopo un ultimo taglio diagonale verso destra, si sale decisamente percorrendo gli ultimi tornanti per sbucare finalmente sulla “nostra” cresta.

Qui inizia una delle parti più affascinanti di questa camminata.

 

Lungo la cresta e la vetta

Si arriva all’incrocio col sentiero 712 del Monte Sternaz.

Noi non lo prendiamo e pieghiamo a sinistra, percorrendo la cresta, rimanendo sempre sul sentiero 742.

L’ultimo tratto di cammino attraversa splendidi prati posizionati in lieve pendio alla nostra destra e alla nostra sinistra.

Camminiamo ancora una ventina di minuti e raggiungiamo la vetta panoramica di Punta di Montemaggiore.

La splendida vista sul gruppo del Canin, verso nord, merita sicuramente la fatica di questa salita.

Verso il mare, nei giorni più limpidi, si vede l’Adriatico, Trieste e talvolta anche Venezia, distante in linea d’aria poco più di 100 km.

Per giungere in vetta abbiamo camminato 2 ore e 40 minuti da Montemaggiore.

 

Un’eventuale continuazione

La salita in vetta non è eccessivamente faticosa.

Chi ha ancora voglia di godersi un po’ di passi sulla cresta può proseguire sul sentiero 742, verso ovest.

Il percorso si abbassa lievemente dalla cresta, permettendo comunque di godere di una super vista sui Monti Musi e la sottostante Val Mea.

Foto credits: Wikimedia commons

Dall’altra parte, si scorgono i paesini della pianura di Udine, capoluogo compreso.

Il sentiero 742, proseguendo in cresta per circa 40 minuti, incontra il 711 che scende al ricovero Montemaggiore.

Potremo prendere il 711 ma poi dovremo compiere un percorso ad anello per tornare alle nostre auto.

Meglio girare i tacchi e riprendere il 742 per tornare a Montemaggiore.

 

Quando andare

Il nostro consiglio è di attendere la comparsa del foliage autunnale.

Prima saremo dentro un bosco di larici e faggi che, in quel periodo dell’anno, saranno tinteggiati di un’incredibile giallo/arancione. Una volta sulla cresta, potremo godere dall’alto dei pendii macchiati di giallo.

C’è anche un secondo motivo. Tutto il trekking si svolge a quote relativamente modeste.

Nei giorni “sbagliati” d’estate c’è il rischio di soffrire il caldo, specialmente nei tratti esposti alla luce solare una volta oltrepassato il bosco.

Fondamentale, più che altrove, è scegliere un giorno con buona visibilità.

La vista dalla cima, con aria foschiosa o nubi basse, potrebbe non essere così appagante.

Foto credits copertina: Wikimedia commons, Parin.

 

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