Abruzzo, Majella: il sentiero della libertà

Il Sentiero della Libertà è un trekking di circa 60 chilometri, di livello escursionistico, suddiviso in 3 tappe e 3 giorni, sui sentieri che attraversano la Majella. Ogni anno partecipano al Sentiero della Libertà circa 700 persone, in prevalenza studenti degli ultimi anni delle scuole superiori.

27 settembre 2022 - 5:04

Come spesso accade, la memoria di eventi tragici diventa, con il tempo, motore per affermare valori positivi e concreti.

Dalla passione di un gruppo di affezionati (locali ma anche stranieri) alla storia della città, nel 2001 viene organizzata la prima edizione della Marcia Internazionale Sentiero della Libertà, che ripercorre gli oltre 60 chilometri che separano Sulmona da Casoli, attraverso gli affascinanti scenari della Majella.

Da allora, ogni anno questa marcia escursionistica rievocativa ha raccolto un numero sempre maggiore di appassionati, che in tre giorni hanno la possibilità di ripercorrere il tracciato, fedele nei suoi punti principali, affrontato dai prigionieri angloamericani del Campo 78 insieme ad amici abruzzesi che facevano da guide.

Monte Amaro, Majella – Foto Getty Images

Il Sentiero della Libertà consente, oltre al mantenimento della memoria di un capitolo importante della nostra storia, di avvicinare anche un territorio straordinario per caratteristiche ambientali e culturali.

Nei mesi della guerra, la traversata da Sulmona a Casoli veniva effettuata di notte, rifugiandosi durante il giorno in ripari di fortuna; si costeggiavano, con la protezione dei boschi, gli abitati di Pacentro e Casanova, per arrivare a Campo di Giove.

Da qui, il percorso diventava più impegnativo, a causa della quota e del dislivello, soprattutto considerando la misera dotazione degli “escursionisti” improvvisati.

Durante i lunghi mesi del terribile e gelido inverno del 1943, il tracciato era quasi totalmente su neve.

Unico punto di riferimento nella salita era il Guado di Coccia, sempre battuto dal vento e spesso dalla bufera, e presidiato dall’esercito tedesco. Se si riusciva a svalicare, iniziava una lunga discesa verso la libertà che finiva al Comando Alleato di Casoli.

Oggi è un itinerario in tre tappe, che seguendo abbastanza fedelmente il percorso compiuto dai fuggitivi permette di vivere, nel suo insieme, l’ambiente e la natura della montagna più “selvaggia” dell’Appennino: la Majella.

 

Le tappe del Sentiero della Libertà

 

_ La prima tappa:

La prima tappa del Sentiero della Libertà va da Sulmona a Campo di Giove, ripercorrendo strade sterrate e facili mulattiere che furono utilizzate sul finire della Seconda Guerra Mondiale dai reclusi in fuga dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Soldati detenuti dal campo di prigionia di Fonte d’Amore che cercavano la salvezza tra le montagne della Majella.

Sale l’evidente costa boschiva fino a quota 1064, dove si apre il piccolo altipiano su cui sorge l’antico paese. Pernottamento in tenda o nelle strutture ricettive del borgo.

 

_ La seconda tappa:

Il tratto Campo di Giove – Palena rappresenta il cuore del Sentiero della Libertà, uno dei tre trekking del Parco Nazionale della Majella.

Da Campo di Giove, con un bel sentiero che sale le diverse fasce vegetazionali della montagna, con affascinanti sguardi sul territorio circostante sottolineato dall’ardita e storica linea ferroviaria definita la “Transiberiana d’Italia”, si raggiunge il Guado di Coccia (1674 m), valico naturale tra il massiccio della Majella e il Monte Porrara.

Durante la II Guerra Mondiale, il Guado di Coccia fu il punto di attraversamento della Linea Gustav attraverso la quale i prigionieri anglo-americani, ma anche sudafricani e neozelandesi, fuggiti dal campo di prigionia di Fonte d’amore (Sulmona), cercavano la salvezza, guidati dai partigiani verso i territori già liberati dagli Alleati.

Da qui una lunga discesa consente di arrivare a Palena, secondo posto tappa. Pernottamento in tenda o nelle strutture ricettive del borgo.

 

_La Terza Tappa:

La terza tappa, tutta pianeggiante, conduce a Casoli attraversando suggestivi territori coltivati e dopo aver costeggiato l’omonimo lago.

 

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